La Corte penale internazionale e gli arresti per crimini di guerra, cosa succede ora?

Le accuse di crimini di guerra e crimini contro l'umanità sollevano interrogativi sulle sfide della giustizia internazionale
3 settimane fa
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Giustizia Bilancia Canva

L’emissione degli ordini di arresto da parte della Corte Penale Internazionale contro i leader israeliani, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu, l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo militare di Hamas, Muhammad Deif, ha suscitato un forte dibattito internazionale. Questi mandati si riferiscono a presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto a Gaza, ma le implicazioni legali e politiche di queste accuse vanno ben oltre il singolo caso, sollevando interrogativi sul ruolo della Corte Penale Internazionale e sull’efficacia della giustizia internazionale.

La Corte Penale Internazionale

La Corte Penale Internazionale, situata all’Aia, è stata istituita nel 1998 con l’obiettivo di perseguire i crimini più gravi che preoccupano la comunità internazionale, tra cui i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, il genocidio e i crimini di aggressione. Il suo mandato si basa sullo Statuto di Roma, entrato in vigore nel 2002, e la Corte è composta da 18 giudici, ciascuno proveniente da un paese diverso, eletti dagli Stati membri per un mandato di nove anni non rinnovabile.

Nel corso della sua storia, la Corte Penale Internazionale ha emesso numerosi mandati d’arresto, inclusi quelli contro figure di spicco come il presidente russo Vladimir Putin e l’ex dittatore libico Muammar Gheddafi. Tuttavia, la Corte si trova spesso a dover affrontare sfide significative nel far rispettare questi mandati, poiché non dispone di una propria forza di polizia e dipende dalla cooperazione degli Stati membri per l’arresto e il trasferimento dei sospetti.

Le accuse contro Netanyahu, Gallant e Deif

Le accuse contro Netanyahu e Gallant comprendono l’uso della carestia come metodo di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui omicidi, persecuzioni e altri atti inumani durante il conflitto a Gaza. La Corte Penale Internazionale ha emesso questi mandati su richiesta del procuratore capo Karim Khan, che aveva già avviato un’inchiesta sulle violazioni delle leggi internazionali da parte di entrambe le parti del conflitto.

Tuttavia, Israele ha fermamente contestato le accuse, respingendo qualsiasi parallelismo tra le sue azioni e quelle di Hamas, definendo la Corte Penale Internazionale un’istituzione politicizzata e non imparziale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha anche espresso il suo sostegno a Israele, condannando la decisione della Corte e ribadendo che gli Stati Uniti continueranno a sostenere il diritto di Israele alla difesa contro le minacce alla sua sicurezza. Fronte italiano, per il ministro della Difesa Guido Crosetto si tratta di “una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il Presidente israeliano e il Ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l’attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse”. Nel caso di un arrivo di Netanyahu o Gallant in Italia, spiega il ministro della Difesa, “noi dovremmo applicare le disposizioni della Corte Penale internazionale alla quale aderiamo: quindi, se venissero in Italia dovremmo arrestarli, ma non per decisione politica, non c’entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale”.

Le implicazioni geopolitiche e le sfide per l’arresto

Sebbene gli ordini di arresto abbiano un forte valore simbolico e inviino un chiaro messaggio contro l’impunità, la possibilità che Netanyahu e Gallant vengano arrestati sembra remota. Molti paesi, tra cui gli Stati Uniti e Israele, non sono membri della Corte Penale Internazionale, il che significa che non sono obbligati ad eseguire i mandati d’arresto. Inoltre, paesi del Medio Oriente come l’Egitto e l’Arabia Saudita non sono parte dello Statuto di Roma, e quindi potrebbero consentire a Netanyahu e Gallant di viaggiare senza il rischio di essere arrestati.

L’unico paese vicino che potrebbe essere obbligato a collaborare con la Corte Penale Internazionale in questo contesto è la Giordania, che è membro della Corte. Tuttavia, la cooperazione tra gli Stati è spesso influenzata da considerazioni politiche, e la possibilità che i leader israeliani vengano effettivamente consegnati alla giustizia rimane incerta.

Nel frattempo, la comunità internazionale si trova di fronte a una questione complessa: come bilanciare il rispetto per la giustizia internazionale con le realpolitik delle relazioni internazionali? La Corte Penale Internazionale continuerà a svolgere un ruolo cruciale nella promozione della giustizia globale, ma senza il pieno supporto degli Stati membri, la sua capacità di far rispettare i mandati rimane limitata.

Ciò nonostante, la Corte Penale Internazionale rappresenta un passo importante nella lotta contro l’impunità, e gli ordini di arresto contro figure di alto profilo come Netanyahu e Gallant potrebbero servire da monito per future violazioni delle leggi internazionali.

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