Francia in cerca di alleati contro Bruxelles e le multe alle case automobilistiche: “Scelte green piegano settore”

Il ministro francese all’Economia e Finanze: “Chi si impegna nell’elettrico non dovrebbe pagare multe”
1 mese fa
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Parcheggio Elettrico Canva

Sono passate poco più di due settimane dal Salone dell’Automobile di Parigi, alla Porte de Versailles, quando l’esecutivo francese ha maturato idee chiare sull’industria automobilistica e sul futuro green che il settore deve intraprendere. Bruxelles, secondo il ministro dell’Economia e Finanze francese Antoine Armand, non dovrebbe multare eccessivamente chi si impegna nell’elettrificazione dei propri veicoli.

Intervistato al quotidiano Echos, il ministro Armand si è espresso con decisione contro l’esecutivo europeo e chiede alla Commissione di non applicare sanzioni contro i produttori che non riescono a raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni di Co2 nel 2025, come previsto dal regolamento 2023/851.”Ritengo che i produttori fermamente impegnati nell’elettrificazione dei veicoli non dovrebbero dover pagare multe. Difenderò questa posizione con il ministro all’Industria Marc Ferracci presso la Commissione e con i nostri omologhi”, ha spiegato Armand.

E l’Ecofin di questa settimana è l’occasione giusta per cercare alleati contro Bruxelles.

Regolamento per l’industria automobilistica

Il regolamento europeo 2023/851 – che ha modificato il regolamento 2019/631 per quanto riguarda il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di Co2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi – ha posto il divieto, entro il 2035, della vendita di modelli di auto a benzina nuovi.

In sintesi, le nuove norme dell’Ue entreranno in vigore l’anno prossimo e imporranno alle case automobilistiche di ridurre le emissioni di carbonio aumentando la quota di veicoli elettrici e ibridi venduti, altrimenti dovranno pagare multe salate.

“Questo passo è troppo grande”, insisteva quest’estate il capo della Renault Luca de Meo, insieme ad altri produttori tedeschi. Le sanzioni sono pari a 95 euro per grammo di Co2 in eccesso: moltiplicate per il numero di auto vendute nell’anno, si parla di sanzioni da 10 a 16 miliardi. Gli analisti di Hsbc hanno valutato le sanzioni per un ammontare potenziale di 5,1 miliardi.

“La Francia vuole ora che la Commissione europea proponga una soluzione mirata affinché gli attori veramente impegnati in questa transizione non debbano pagare una multa per il 2025, senza mettere in discussione il nostro percorso di decarbonizzazione della mobilità”, ha invece spiegato Marc Ferracci a Echos.

Le riunioni di questi giorni dell’Ecofin a Bruxelles sono essenziali per radunare una coalizione a supporto di questa “missione”. Marc Ferracci, in visita a Berlino all’inizio della settimana, secondo Echos dovrebbe cercare di convincere i suoi interlocutori tedeschi: il primo colosso minacciato da sanzioni è che la Volkswagen.

Francia in cerca di alleati?

La Romania, con il marchio Dacia di Renault, ha importato l’elettrico dalla Cina. Giorgia Meloni, in Italia, si è già espressa contro il regolamento. A settembre, la premier italiana ha criticato il divieto definendolo una politica “autodistruttiva” e ha invitato Bruxelles a “correggere queste scelte”. Anche la Germania e alcuni Paesi dell’Europa orientale, come la Repubblica Ceca, hanno chiesto maggiore flessibilità per proteggere il settore.

Le immatricolazioni di veicoli elettrici nell’Ue sono diminuite del 6% quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con una quota di mercato totale scesa al 13,1% dal 14%. Servirebbe almeno il 20% per affrontare la transizione.

Il rallentamento del mercato dei veicoli elettrici, insieme alla concorrenza delle offerte cinesi, ha recentemente messo a dura prova l’industria automobilistica europea, con la Volkswagen che per la prima volta ha pianificato la chiusura di stabilimenti in Germania e Stellantis e altri che hanno lanciato l’allarme per una forte contrazione dei margini di profitto. Nelle scorse settimane, si è parlato di un’ipotetica fusione storica proprio tra Stellantis e Renault. L’esecutivo francese è azionista della seconda con il 15% e della prima con il 6,1%.

Acea, la lobby industriale per le case automobilistiche, il mese scorso ha chiesto “misure di soccorso urgenti”. “Ciò solleva la scoraggiante prospettiva di multe multimiliardarie, che altrimenti potrebbero essere investite nella transizione verso zero emissioni, o di inutili tagli alla produzione, perdite di posti di lavoro e una filiera europea indebolita in un momento in cui ci troviamo ad affrontare una forte concorrenza da parte di altre regioni produttrici di automobili”, ha dichiarato la lobby al Financial Times.