Ok del Parlamento Ue all’uso delle armi occidentali in Russia

Con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astenuti, Strasburgo chiede agli Stati membri di "revocare immediatamente le restrizioni"
11 ore fa
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Parlamento Ue Strasburgo

Il Parlamento europeo ha dato l’ok all’utilizzo delle armi per Kiev contro gli obiettivi militari russi.
Con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astenuti, l’Eurocamera ha approvato, il paragrafo 8 della risoluzione sul sostegno all’Ucraina che “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso delle armi occidentali consegnate all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo”. La risoluzione non è vincolante ma certifica la posizione dell’Unione europea in un momento critico della guerra tra Russia e Ucraina.

Intanto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annuncia che domani, venerdì 20 settembre, sarà in visita a Kiev; nel Kursk prosegue la controffensiva di Mosca all’incursione ucraina.

Parlamento Ue: ok alle armi in territorio russo

Per Strasburgo, Kiev deve poter colpire obiettivi militari legittimi in Russia. Nella risoluzione gli eurodeputati affermano che, senza l’abolizione delle attuali restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali, “l’Ucraina non può esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro la popolazione e le infrastrutture”. Un emendamento ad hoc per confermare questo paragrafo è stato approvato con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti.

Gli eurodeputati ribadiscono inoltre l’invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina e ad accelerare la consegna di armi, sistemi di difesa aerea e munizioni, compresi i tanto discussi missili Taurus.
Dal 24 febbraio 2022, i Ventisette hanno fatto molti sforzi per sostenere l’indipendenza del popolo ucraino, ma “le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro uso rischiano di annullare l’impatto degli sforzi compiuti finora e deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte dei Paesi dell’Ue”.

L’emiciclo definisce l’entità degli aiuti in termini numerici: “tutti gli Stati membri dell’Ue e gli alleati della Nato dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire sostegno militare all’Ucraina con almeno lo 0,25 % del loro Pil annuale”.

Maggioranza italiana contraria

Il ministro degli Esteri e vicepremier italiano Antonio Tajani aveva affermato che Forza Italia avrebbe votato “a favore della risoluzione a sostegno dell’Ucraina votando no all’emendamento che parla di utilizzo delle armi al di fuori del territorio ucraino”. Una posizione che riflette l’orientamento del governo ed è “in sintonia con le scelte del Consiglio affari esteri, che non ha approvato la proposta di Borrell di usare le armi fuori dal confine ucraino”.

Nella risoluzione, gli eurodeputati confermano gli sforzi per arrivare quanto prima alla pace, elemento su cui ha insistito il ministro Tajani: “Gli ucraini possono fare ciò che vogliono, io comprendo bene le loro ragioni ma noi dobbiamo, come italiani, lavorare per la pace e io sono favorevole a una conferenza di pace che veda anche la partecipazione, come ha detto lo stesso Zelensky, di russi e cinesi, purché non arrivino i russi con una soluzione preconfezionata. […] La conferenza di pace non si può concludere con la resa dell’Ucraina questo mi pare ovvio”, ha concluso il vicepremier.

Confermare le sanzioni

Nella risoluzione, l’Europarlamento chiede inoltre agli Stati membri di “mantenere ed estendere la politica di sanzioni Ue contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e le entità non appartenenti all’Ue che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso”. Il riferimento si estende anche all’Iran e alla Corea del Nord, per cui gli eurodeputati chiedono di rafforzare le sanzioni. Gli eurodeputati infine invitano gli Stati membri a lavorare attivamente per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per l’Ucraina e individuare una soluzione pacifica alla guerra.

Stoltenberg: “Nato più forte e unita che mai”

Oggi è anche il giorno dell’addio di Jens Stoltenberg che lascerà l’incarico di Segretario generale della Nato nella mani dell’olandese Mark Rutte. In un estratto del suo discorso di commiato che si terrà oggi a Bruxelles, si legge: “Durante il mio mandato come Segretario generale, la rilevanza della Nato è stata messa in discussione. L’Alleanza è stata descritta come divisa, obsoleta, in morte cerebrale. Ma la realtà è che la Nato è forte, unita e più importante che mai“.

Poi una stoccata a chi vorrebbe dividere l’Ue dall’interno: “Abbiamo sentito voci su entrambe le sponde dell’Atlantico che chiedevano all’America e all’Europa di separarsi. Concentrarsi su interessi nazionali miopi rispetto alla cooperazione a lungo termine non ci sarà di grande aiuto. L’isolazionismo non manterrà nessuno al sicuro“, ha aggiunto l’ormai ex Segretario generale, convinto che “Investire nelle relazioni transatlantiche sia l’unica via vincente”.

Due giorni fa, in un’intervista a Foreign Policy, Stoltenberg ha precisato che la Nato non diventerà parte del conflitto se i suoi Stati membri autorizzeranno Kiev a colpire il territorio russo con armi di fabbricazione occidentale. Cosa che oggi chiede Strasburgo chiede a gran voce ai suoi Ventisette.

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