La Francia e l’ecosistema presidenziale vorrebbero che Mario Draghi giocasse un ruolo nel prossimo mandato europeo. A sostenerlo è Pascal Canfin, eurodeputato del partito liberale francese di Emmanuel Macron. L’ex premier italiano, infatti, è il volto scelto dalla Francia per un ruolo di spicco nel prossimo quinquennio Ue.
Lo stesso Emmanuel Macron aveva affermato, a margine della riunione di Renew, di nutrire stima nei confronti di Draghi: “È una persona che ha lavorato molto per l’Italia, è stato un grande presidente del Consiglio – chiarendo poi però che “le nomine si fanno dopo il voto, bisogna prima convincere i cittadini sui programmi”. Ed è proprio sulle nomine e sui programmi che il presidente francese vorrebbe Mario Draghi come principale interlocutore in Commissione.
Perché Mario Draghi?
È ormai opinione condivisa che Emmanuel Macron stia spingendo Mario Draghi all’esecutivo europeo. Le dichiarazioni di Canfin ne sono la conferma e l’appoggio pubblico dimostrato all’ex premier tricolore potrebbe essere la svolta attesa alle elezioni europee 2024. A legare Mario Draghi e Emmanul Macron ci sono ideologie comuni: nessuno dei due vorrebbe che le regole fiscali ostacolino la spesa per rimodellare l’economia europea. L’ex banchiere Ue, in questo, si è espresso più volte, dimostrando il suo sostegno alla battaglia parigina sul trilione di euro di investimenti pubblici per far sì che l’Unione europea raggiunga Cina e Usa come superpotenza.
“Ha la credibilità necessaria per cercare di convincere tutti della capacità di investimenti a lungo termine e della necessità di investimenti comuni, il che rappresenta una sfida enorme”, ha affermato Canfin in un’intervista a Politico.eu parlando di Draghi. Per la Francia, la priorità più importante è quella di creare uno spazio economico più potente per migliorare la competitività dell’Unione nei suoi affari esteri. Il modo più veloce per ottenere questo tipo di influenza sarebbe quello di “vincere” almeno la carica di vicepresidente dell’esecutivo. Solo così Parigi potrebbe condividere la propria agenda con gli altri Stati membri e ottenere la spinta riguardante industrie locali, politiche commerciali difensive e la spesa pubblica. E Ursula von der Leyen potrebbe non dimostrarsi l’alleata migliore per questo tipo di progetto.
L’ex premier italiano è il tipo di esperto economico che piace a Macron, perché ha salvato l’euro dalla crisi finanziaria del decennio scorso, promettendo di proteggere la valuta del blocco quando era a capo della Banca centrale europea nel 2012. Draghi oggi potrebbe aiutare la Francia a vincere quella stessa battaglia relativa ai liberi investimenti tra gli Stati membri, ha detto Canfin in un’intervista a Politico.eu: “Quando Draghi fa ‘tutto il necessario’, rompe anche con l’ortodossia tedesca. C’è una questione chiave lì, che dobbiamo risolvere dopo le elezioni. Se Draghi finisce a Renew, significa che diventa il nostro candidato. Ma sappiamo bene che non sarà Renew ad avere la presidenza della Commissione”.
La competitività europea
Il progetto di Mario Draghi si basa su un assunto principale: “Un radicale cambiamento”. L’Unione europea, secondo l’economista ex premier italiano, non è abbastanza competitiva. Lo aveva ampiamente spiegato nel suo discorso alla High-Level Conference on the European Pillar of Social Rights di Bruxelles il 16 aprile scorso. L’approccio tradizionale non si è dimostrato utile: “Il problema principale non è che la competitività sia un concetto difettoso. È che l’Europa ha avuto il focus sbagliato. Ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche nei settori della difesa e dell’energia dove abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non ci siamo abbastanza rivolti verso l’esterno: con un saldo commerciale positivo, dopo tutto non abbiamo considerato la nostra competitività esterna come una seria questione politica”, affermo Mario Draghi. Citando poi la Cina e gli Stati Uniti come esempi di paesi che stanno utilizzando politiche industriali su larga scala per migliorare la loro posizione competitiva, Draghi sostenne che l’Europa ha bisogno di una strategia complessiva su come rispondere alle innovazioni tecnologiche. Per eguagliare i suoi rivali, secondo l’ex premier, l’Europa avrà bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri.
I legami con Giorgia Meloni
Anche se Mario Draghi non è l’alleato a cui punta Giorgia Meloni, potrebbe tornare utile anche al nostro esecutivo avere la sua presenza tra i rappresentanti di spicco dell’esecutivo europeo. Per questo motivo, la partita delle elezioni è ancora aperta e la Francia punta a convincere l’Italia su un fronte “nuovo” rispetto alla direzione fino ad oggi intrapresa. Affinché ciò si realizzi, la Francia dovrà negoziare con il Ppe e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Il problema, in sintesi, sono le alleanze che si andranno a creare per la formazione dell’esecutivo europeo. Se Giorgia Meloni decidesse di unirsi con Ursula von der Leyen, potrebbe ottenere un portafoglio economico italiano in cambio di un secondo mandato della politica tedesca alla presidenza della Commissione: “Ciò significa che Draghi sarebbe il candidato della Meloni” per un posto alla Commissione, ha detto Canfin. “Non penso che sia impossibile.”