Come Bruxelles bacchetta l’Italia sulle questioni ambientali 

La Commissione bacchetta l'Italia su due fronti: nel mirino di Bruxelles le regole sulla plastica monouso e il green deal marittimo
6 mesi fa
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Giustizia Ue

La Commissione europea bacchetta l’Italia sulle questioni ambientali. In prima istanza, ha avviato una procedura di infrazione per non aver recepito “pienamente e correttamente” la direttiva sulla plastica monouso e per aver violato gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza del mercato unico. Bruxelles ha poi deferito l’Italia alla Corte di giustizia Ue anche per non aver adeguatamente implementato la Direttiva 2014/89/Ue che stabilisce un quadro per la gestione dello spazio marittimo 

 Come risponderà l’Italia a pochi giorni dalle elezioni europee 2024? 

Plastiche monouso: i motivi della procedura d’infrazione

Bruxelles ha realizzato il primo passo della procedura sulle plastiche monouso inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia che “non ha recepito, o non ha recepito correttamente, diverse disposizioni della direttiva nel diritto nazionale, il che influisce sul suo ambito di applicazione”, ha affermato la Commissione. 

La violazione contestata all’Italia è di tipo procedurale, ma nasconde problemi di merito. Bruxelles punta il dito contro le deroghe alla messa in commercio di plastiche monouso biodegradabili e compostabili, vietate dalla disciplina comunitaria.  La direttiva sulla plastica monouso prevede infatti che gli Stati membri rispettino un periodo di sospensione di tre mesi tra la notifica del progetto di regola tecnica e la sua adozione. L’Italia, invece, ha adottato la legislazione che recepisce la direttiva sulla plastica monouso durante il periodo di sospensione, mentre il dialogo con la Commissione era ancora in corso (periodo di stand still). Il che equivale, in pratica, ad una “autoapprovazione”.  

In base alla direttiva, gli Stati membri devono notificare alla Commissione tutti i progetti di regolamenti tecnici relativi ai prodotti prima della loro adozione nel diritto nazionale con la legge di recepimento della direttiva.  

L’approccio del governo allora presieduto da Draghi e del Ministero della Transizione Ecologica guidato da Roberto Cingolani era stato oggetto di un lungo braccio di ferro tra le istituzioni italiane e quelle europee. Una tensione che aveva fatto slittare la trasposizione della direttiva nell’ordinamento nazionale ben oltre la deadline del 3 luglio 2021 fissata dall’Ue. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo di recepimento è arrivata solo quattro mesi dopo, a novembre.
In ritardo rispetto al termine di legge, ma in anticipo rispetto alla scadenza del periodo di stand still.
 

La direttiva

La direttiva sulla plastica monouso Sup adottata a giugno 2019 dalla Commissione Ue nell’ambito del negoziato sulla revisione del regolamento (e delle direttive collegate) sugli imballaggi e il riuso. La misura mira a disegnare un nuovo quadro del packaging per prevenire e ridurre l’impatto di alcuni prodotti in plastica e a promuovere la transizione verso un’economia circolare. Tra le diverse misure, la direttiva vieta piatti e bicchieri monouso all’interno dei locali, tranne quelli destinati al takeaway e quelli utilizzati nei chioschi (dove manca l’acqua corrente). Vietati anche i condimenti monouso e le confezioni singole di zucchero, caffè o simili. 

Cosa può fare l’Italia

Bruxelles ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, primo passo della procedura. Adesso Roma ha ora due mesi di tempo per rispondere e colmare le lacune rilevate. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe decidere di avanzare nell’iter legale inviando un parere motivato che potrebbe infine portare ad una sanzione economica per l’Italia. 

Lo spazio marittimo

Mentre l’Italia si trova a dover fronteggiare la procedura di infrazione, la Commissione deferisce alla Corte di giustizia dell’Unione europea il Bel Paese anche per la mancata elaborazione e comunicazione dei suoi piani di gestione dello spazio marittimo. 

La direttiva 2014/89/UE definisce un approccio comune che consente ai Paesi membri di pianificare e organizzare in modo sostenibile le attività umane nelle zone marine. L’obiettivo di una pianificazione adeguata è conseguire vari obiettivi ecologici, economici e sociali, ad esempio lo sviluppo di un’economia blu sostenibile, l’uso sostenibile delle risorse marine, la conservazione di ecosistemi marini sani e il mantenimento della biodiversità. Il corretto recepimento della direttiva è essenziale per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo. 

Perché il rinvio alla Corte

Di cosa è accusata l’Italia? Non avendo ancora elaborato né presentato alla Commissione i propri piani di gestione dello spazio marittimo, Roma dovrà giustificare questa mancanza alla Corte. La direttiva, infatti, imponeva agli Stati membri costieri di elaborare i piani di gestione entro e non oltre il 31 marzo 2021 e di comunicarli alla Commissione e agli Paesi interessati entro tre mesi dalla loro pubblicazione.  

Pertanto, a seguito dell’invio di una lettera di costituzione in mora nel dicembre 2021 e di un parere motivato nell’aprile 2023, la Commissione ha deferito oggi l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. 

La pianificazione dello spazio marittimo è lo strumento che consente di gestire coerentemente l’uso dei nostri mari e dei nostri oceani e di garantire che le attività umane si svolgano in modo efficiente, sicuro e sostenibile. La direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo rientra nella più ampia politica marittima integrata dell’Unione, istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo mirante a promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, lo sviluppo sostenibile delle zone marine e l’uso sostenibile delle risorse marine. 

Una pianificazione integrata deve tener conto delle interazioni tra le attività di terra e di mare. Questa si pone lo scopo di ridurre gli eventuali conflitti e creare sinergie, così come promuovere la cooperazione transfrontaliera tra i paesi dell’Ue. Sviluppare iniziative rivolte all’uso dell’energie rinnovabili, assegnare rotte di navigazione, la posa di condotte e cavi sottomarini, ad esempio. In tal modo, essa dà anche attuazione alle disposizioni pertinenti della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. 

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