Schieramento di missili Usa in Germania: le ragioni di una mossa che sa di Guerra Fredda

Stati Uniti e Germania annunciano il dispiegamento di missili avanzati e Putin risponde con minacce di ritorsione
3 mesi fa
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Vladimir Putin
Vladimir Putin (Fotogramma)

Il mondo si trova di fronte a una nuova era di tensioni geopolitiche, e la recente decisione degli Stati Uniti di schierare missili a lungo raggio in Germania a partire dal 2026 rappresenta un punto di svolta cruciale nella strategia di deterrenza della NATO. La dichiarazione congiunta tra Washington e Berlino non solo evidenzia l’impegno americano verso i propri alleati europei, ma segna anche un’importante escalation nella corsa agli armamenti.

Il piano di schieramento dei missili a lungo raggio

Il governo degli Stati Uniti, in collaborazione con quello tedesco, ha annunciato l’inizio del dispiegamento episodico delle capacità di fuoco a lungo raggio della Multi-Domain Task Force (MDTF) in Germania a partire dal 2026. Questo piano prevede l’introduzione di missili come SM-6, Tomahawk e armi ipersoniche in fase di sviluppo, che superano di gran lunga la portata dei sistemi di fuoco attualmente disponibili in Europa.

L’obiettivo principale di questo dispiegamento è duplice: dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della NATO e rafforzare la deterrenza integrata europea contro le potenziali minacce. Le armi ipersoniche, in particolare, promettono una velocità di volo che supera di molto quella del suono, rendendole estremamente difficili da intercettare e aumentando la loro efficacia strategica.

Le implicazioni di tale dispiegamento si estendono ben oltre il confine tedesco; esse riguardano la sicurezza collettiva di tutta l’Europa e i delicati equilibri geopolitici globali.

La risposta russa: un ritorno alla Guerra Fredda?

La reazione di Mosca non si è fatta attendere e ha avuto toni minacciosi. Il presidente russo Vladimir Putin ha immediatamente avvertito che, in caso di dispiegamento di missili a lungo raggio da parte degli Stati Uniti in Germania, la Russia non tarderà a riprendere misure speculari. Questa escalation verbale richiama i fantasmi della Guerra Fredda, quando le minacce reciproche di armamenti nucleari e convenzionali erano all’ordine del giorno.

Con una retorica incendiaria, Putin ha affermato che la Russia metterà in campo missili in grado di colpire Berlino in pochi minuti. In questo contesto, il clima di tensione aumenta ulteriormente, alimentando il rischio di un conflitto non intenzionale. L’ombra della deterrenza si fa sempre più minacciosa, suggerendo che ogni mossa sulla scacchiera geopolitica potrebbe scatenare reazioni a catena difficili da controllare.

Il ritiro dal Trattato INF

Il dispiegamento di queste nuove capacità di fuoco trova le sue radici in un contesto storico complesso. Il Trattato sulle Forze Nucleari a Intermedio Raggio (INF), firmato nel 1987 tra Stati Uniti e Unione Sovietica, era un pilastro della stabilità strategica, che proibiva il possesso di missili a terra con una gittata tra 500 e 5.500 chilometri. Tuttavia, nel 2019, gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi da questo accordo, giustificando la scelta con l’accusa che Mosca avesse sviluppato il missile da crociera a lancio terrestre 9M729, violando il trattato. Da quel momento, la dinamica di deterrenza è cambiata drasticamente. L’assenza di vincoli giuridici ha aperto la strada a una corsa agli armamenti, con gli Stati Uniti che ora si preparano a schierare nuove armi a lungo raggio in Europa. Secondo Putin, invece, la Russia ha continuato a rispettare gli accordi anche se il trattato era di fatto lettera morta.

Di fatto, il ritiro dal trattato ha segnato una svolta non solo per la politica statunitense, ma per la sicurezza globale, invitando altri attori internazionali a rivalutare le proprie strategie militari. La situazione attuale, quindi, non è solo il risultato di azioni recenti, ma di decenni di scelte politiche che hanno eroso la fiducia tra le potenze.

Le reazioni in Germania

Intanto in Germania, la decisione di ospitare i missili a lungo raggio ha generato un ampio dibattito, evidenziando le divisioni politiche all’interno della coalizione di governo. Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha preso posizione a favore del dispiegamento, sottolineando l’importanza di proteggere non solo la Germania, ma anche i partner baltici dalle minacce russe. La sua affermazione che qualsiasi esitazione nel rafforzare le capacità di deterrenza sarebbe irresponsabile e ingenua sottolinea la crescente percezione di vulnerabilità di fronte alla aggressività di Mosca.

Tuttavia, all’interno della coalizione di governo, ci sono state critiche e preoccupazioni. Rolf Mützenich, leader del Partito Socialdemocratico (SPD), ha messo in guardia contro il rischio di escalation militare non intenzionale. Ha sottolineato che i missili a lungo raggio, con il loro tempo di avviso estremamente breve, potrebbero aumentare il rischio di conflitti accidentali e di una spirale di tensioni difficili da controllare.

Questa dialettica tra necessità di sicurezza e rischio di escalation evidenzia quanto sia complessa la situazione attuale, richiedendo un’attenta riflessione sulle conseguenze a lungo termine di tali decisioni. Il dibattito tedesco si estende quindi oltre le mere questioni militari, toccando le radici etiche e morali di una politica di deterrenza che potrebbe scivolare verso l’aggressione.