Finito il caos in Romania, ecco il nuovo governo a guida Ilie Bolojan

Sostenuto dai suoi liberali, dai socialdemocratici, dai riformisti e dalla minoranza magiara, Bolojan ha davanti a sé un Paese polarizzato e il deficit più alto dell’Unione europea. Sopravviverà alle “misure impopolari” che dovrà prendere?
1 giorno fa
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Ilie Bolojan e Nicușor Dan
Da sinistra, Ilie Bolojan e Nicușor Dan (Afp)

La Romania esce dal caos politico degli ultimi mesi, seguito all’annullamento delle elezioni presidenziali di novembre 2024 per sospette ingerenze straniere. Il nuovo governo, guidato da Ilie Bolojan, leader del Partito Nazionale Liberale (Pnl), di centro-destra, ha giurato ieri pomeriggio dopo aver ottenuto l’ok del Parlamento.

Il nuovo primo ministro, 56 anni, era stato incaricato la scorsa settimana di formare una coalizione, dopo oltre un mese di difficili colloqui, dal presidente romeno Nicușor Dan. Dan, filoeuropeista, aveva vinto le elezioni di maggio, ripetizione di quelle annullate dalla Corte costituzionale il 6 dicembre, battendo in un ballottaggio al cardiopalma l’esponente di estrema destra George Simion, dato per super favorito.

Bolojan è il predecessore di Dan, avendo preso la presidenza ad interim dopo le improvvise dimissioni di Iohannis lo scorso febbraio, nel mezzo della crisi politica dovuta all’annullamento del voto di fine novembre.

Il nuovo governo: dal 2027 un primo ministro socialdemocratico

Il nuovo governo gode di una maggioranza di circa il 67% del parlamento, essendo sostenuto dal Pnl, dai Socialdemocratici (Psd), dai liberali dell’Unione Salva Romania (Use) e dalla minoranza ungherese (Udmr). L’accordo di coalizione prevede anche che Bolojan resti primo ministro fino al 2027, quando poi l’incarico passerà ai socialdemocratici.

L’esecutivo appena entrato in carica prevede sedici ministeri: sei al Partito Socialdemocratico, quattro al Partito Nazionale Liberale, quattro all’Unione Salva la Romania e due all’Unione Democratica Magiara di Romania. Sono inoltre previsti tre viceministri senza portafoglio – uno per il Psd, uno per l’Udmr e uno indipendente – e due viceministri con portafoglio, uno per il Pnl e uno per l’Usr.

“È nell’interesse della Romania che il governo sia sostenuto da una solida maggioranza, e i partiti lo hanno capito. La priorità urgente della Romania è la ripresa economica, ma servono solide basi“, ha commentato Dan.

Le sfide del governo Bolojan

Il nuovo governo ha molte sfide dinnanzi a sé. Intanto, deve ‘pacificare’ un Paese diviso e profondamente sfiduciato, disilluso verso il sistema dei partiti e le promesse rivelatesi infondate.

Il grande sconfitto del voto di maggio, George Simion, ha promesso battaglia. Infatti ha definito i negoziati per la formazione del nuovo governo, che hanno escluso i partiti di estrema destra, “una vergogna e un insulto”.

E ieri ha commentato su X: “Ancora una volta, le procedure parlamentari e il rispetto per i cittadini (elettori, giusto?) vengono ignorati – durante le cosiddette audizioni dei futuri ministri nelle commissioni del Parlamento rumeno. La coalizione “pro-europea” rappresenta il solito vecchio establishment corrotto e antinazionale”.

Poi c’è la questione economica: la Romania è il Paese con il deficit più alto dell’Unione europea (oltre il 9% nel 2024), tanto da essere sotto procedura per debito eccessivo da parte della Commissione Europea dal 2020. Il rischio per il Paese è anche quello di vedersi abbassare il rating creditizio ‘investment grade’. Al momento, le agenzie di rating S&P e Fitch valutano la Romania come BBB-, e Moody’s Baa3. Ovvero, la considerano abbastanza sicura ma con un margine di rischio più elevato di altri Stati. Insomma, il Paese è in bilico verso la valutazione ‘spazzatura’, mentre la prolungata crisi politica ha fatto aumentare i costi dei prestiti e fatto crollare la valuta nazionale, il leu.

Bolojan è la persona più adatta a fare gli aggiustamenti necessari“, ha detto Dan, aggiungendo che “attraverso gli incarichi ricoperti, ha dimostrato di saper ridurre e razionalizzare la spesa. E avrà in me un partner”.

Non a caso Bolojan ha chiarito in Parlamento prima del voto che occorrerà prendere misure impopolari come l’aumento delle tasse e i tagli alla spesa pubblica. Ma, ha aggiunto: “Dobbiamo tenere presente che senza queste misure la Romania entrerebbe decisamente in una zona di incertezza fiscale e rischierebbe di perdere il contatto con lo sviluppo europeo, con conseguenti maggiori costi per cittadini e aziende.”

Le misure impopolari

Al momento comunque il governo vuole mantenere l’imposta principale sul valore aggiunto al 19% (ma Bruxelles e le agenzie di rating chiedono che venga alzata), e accorpare le due inferiori (attualmente al 5 e 9%) al 9%.

Ancora, l’esecutivo prevede di mettere in atto una sorta di ‘Doge’ romeno, e cioè di tagliare il 20% dei posti di lavoro nel pubblico. Tra le misure proposte, ci sono poi l’introduzione di un’imposta temporanea sugli “utili eccessivi” delle banche dal 2026, di tassare i guadagni derivanti da criptovalute e piattaforme di social media, di aumentare le tasse sulla proprietà e sulle pensioni sopra i 4000 lei (circa 790 euro) al mese.

In ogni caso, ha dichiarato il neo-ministro delle Finanze Alexandru Lazare, le proposte verranno discusse con la Commissione europea prima di approvarle – a partire da agosto.

Bolojan: “Pienamente consapevole della grande responsabilità”

Bolojan ha dichiarato di essere “pienamente consapevole della grande responsabilità” che lo attende e ha riconosciuto che “non sarà un’impresa facile”.

“Perseguirò tre priorità: ristabilire l’ordine nelle finanze del Paese, lavorare per un buon governo che crei le condizioni per lo sviluppo in Romania e mostrare il dovuto rispetto al popolo romeno“, ha concluso.