Il rischio di finanziare Ungheria e Slovacchia: una sfida geopolitica per l’Unione europea

L'Ue valuta finanziamenti per Ungheria e Slovacchia, ma il loro allineamento con Russia e Cina solleva dubbi sulla sicurezza e coesione europea
2 settimane fa
2 minuti di lettura
Viktor Orban e Robert Fico - Fotogramma
Viktor Orban e Robert Fico - Fotogramma

L’Unione europea è chiamata a prendere decisioni cruciali sul finanziamento della difesa comune, ma la posizione di alcuni Stati membri, in particolare Ungheria e Slovacchia, solleva interrogativi sulla sicurezza politica ed economica dell’Unione. Con la richiesta di una clausola di salvaguardia finanziaria per aumentare le spese militari, questi Paesi potrebbero beneficiare di ingenti fondi comunitari.

Tuttavia, il loro crescente allineamento con potenze esterne come Russia e Cina rappresenta una criticità che i vertici europei devono affrontare con urgenza.

La clausola di salvaguardia finanziaria: un rischio per la coesione europea?

I principali Paesi dell’Ue hanno avanzato la richiesta di una deroga al Patto di Stabilità per destinare maggiori risorse alla difesa. Tra questi, Ungheria e Slovacchia sono al centro dell’attenzione per le loro politiche controverse e i legami ambigui con Mosca e Pechino.

Il timore principale è che i fondi possano essere utilizzati in modo non conforme agli interessi dell’Ue, rafforzando strategie politiche ed economiche che vanno contro la coesione europea. Scopriamo il perché.

Ungheria sempre più vicina a Mosca e Pechino

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dimostrato, negli ultimi anni, una chiara opposizione alle nuove sanzioni contro la Russia, nell’ambito del conflitto in corso con l’Ucraina. Inoltre, ha intensificato la cooperazione con Mosca in settori cruciali come energia nucleare, gas e petrolio, garantendo a Budapest una maggiore dipendenza dalle forniture russe.

Parallelamente, l’influenza cinese in Ungheria sta crescendo esponenzialmente, con Pechino che investe nel comparto digitale e nelle telecomunicazioni, aumentando il rischio di ingerenze esterne nella sicurezza dell’Ue. Per concludere, le politiche interne del Paese continuano a destare stupore a livello internazionale, sia in relazione alla libertà dei media, sia per quanto riguarda i diritti civili.

Slovacchia: una politica estera ambigua

L’instabilità politica della Slovacchia, invece, è un fattore che contribuisce alle incertezze europee. Il governo guidato da Robert Fico ha mostrato una tendenza a distanziarsi dalle posizioni comunitarie, e la sua partecipazione alla parata del 9 maggio in Piazza Rossa a Mosca, accanto a Vladimir Putin, desta preoccupazione tra i partner europei.

Inoltre, la Slovacchia dipende fortemente dalle forniture di gas russo, il che condiziona la sua politica energetica e le sue scelte geopolitiche.

Le implicazioni per l’Ue e la Nato

Alla luce di questi sviluppi, è fondamentale che i vertici europei e gli Stati membri valutino con attenzione le potenziali conseguenze prima del vertice Nato che si terrà i prossimi 24 e 25 giugno. L’Italia, ad esempio, attende il vertice prima di prendere posizioni e richiedere altrettanto la clausola di salvaguardia. Mentre Stati membri come Francia e Paesi Bassi credono che questo meccanismo possa indebolire economicamente l’Ue.

Finanziare Ungheria e Slovacchia senza garanzie, infatti, potrebbe non solo mettere a rischio la sicurezza comune, ma anche minare i principi di unità e indipendenza strategica. La situazione richiede un’analisi approfondita e una risposta tempestiva per evitare che la politica estera di Budapest e Bratislava determini effetti boomerang difficili da gestire nel contesto di un’Europa sempre più esposta alle tensioni geopolitiche globali.

Gli ultimi articoli