Dai veicoli elettrici cinesi ai formaggi europei e ritorno: così l’Ue ricorre al Wto

Continua la guerra dei dazi tra Cina e Unione europea: dopo l’inchiesta di Pechino sui prodotti lattario caseari, la Commissione si è rivolta all’Organizzazione mondiale del Commercio
3 mesi fa
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Valdis Dombrovskis, Vicepresidente Esecutivo Della Commissione Europea (Sierakowski/Fotogramma)
Valdis Dombrovskis, Vicepresidente Esecutivo Della Commissione Europea (Sierakowski/Fotogramma)

L’Unione europea ha presentato un ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) contro l’indagine avviata dalla Cina sui prodotti caseari europei. Il Wto, l’organismo che regola il commercio internazionale, dovrà ora decidere se avviare le consultazioni richieste dall’Ue, assumendo un ruolo centrale in questa disputa sui dazi che contrappone Europa e Cina.

Qualcuno potrebbe dire “occhio per occhio”, ma sarà il Wto a esprimersi con l’ultima parola.

L’Unione europea si rivolge al Wto

La mossa dell’Ue è percepita come un’escalation nelle già tese relazioni commerciali tra Bruxelles e Pechino. Da mesi Ue e Cina hanno avviato una guerra dei dazi. Le posizioni opposte sui settori industriali hanno fatto sì che a fine agosto il ministero cinese del Commercio, su richiesta di due gruppi industriali sostenuti dallo Stato, avviasse un’indagine per verificare l’eventuale presenza di sussidi europei nella produzione di formaggi freschi e trasformati, formaggi erborinati, latte e prodotti a base di panna.

Otto Stati membri dell’Unione sono stati messi sotto esame: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda, Italia e Romania. Ma secondo la Commissione europea, l’inchiesta cinese si basa su “accuse discutibili e prove insufficienti”.

Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione e responsabile del commercio, ha chiesto l’immediata cessazione dell’indagine. “L’indagine cinese sui latticini dell’Ue si basa su accuse infondate e prove insufficienti; perciò, continueremo a contestarla energicamente in tutte le sedi disponibili, invitando la Cina a porvi fine immediatamente”, ha dichiarato Dombrovskis in un comunicato stampa.

Occhio per occhio?

Questo che sta accadendo tra le due realtà è una battaglia all’ultimo colpo. Oggi è stato inflitto dall’Unione europea, prima dalla Cina, prima ancora di nuovo dalla stessa Ue. Perché l’inchiesta cinese, di per sé, è essa stessa una risposta alle mosse della Commissione Europea nel settore delle auto elettriche.

Pochi giorni prima dell’annuncio dell’indagine cinese, Bruxelles aveva proposto tariffe aggiuntive fino al 36,3% sulle importazioni di veicoli elettrici di fabbricazione cinese, a seguito di un’indagine durata nove mesi. L’accusa era che Pechino sovvenzionasse i produttori dei veicoli per ridurre artificialmente i prezzi di vendita, mettendo in difficoltà i concorrenti europei. I dazi mirano a garantire una concorrenza più equa e saranno messi al voto dagli Stati membri entro la fine di ottobre.

La Cina di tutta risposta, prima si è rivolta al Wto stesso e poi ha lanciato dei dazi sui prodotti lattiero caseari europei. La decisione europea di sfidare formalmente quest’ultima indagine cinese arriva pochi giorni dopo un incontro cruciale tra Dombrovskis e il ministro per il Commercio cinese, Wang Wentao, tenutosi il 19 settembre a Bruxelles.

Entrambi i leader hanno espresso la volontà di evitare una guerra commerciale e di lavorare insieme per trovare una soluzione negoziata. Tuttavia, nonostante il dialogo in corso, nessuna delle due parti sembra disposta a fare concessioni.

Pechino aveva annunciato l’inizio delle sue indagini il 21 agosto, il giorno dopo che la Commissione aveva confermato, sebbene leggermente rivisti al ribasso, i dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina. Sotto la lente d’ingrandimento del governo cinese vi sono principalmente latte, panna e creme con un contenuto di grassi superiore al 10%, oltre a diversi tipi di formaggi.

La Commissione europea rimane fiduciosa che i sussidi concessi ai sensi delle regole comunitarie siano conformi alle normative internazionali e non lesivi della concorrenza, né dannosi per il settore lattiero-caseario cinese.

Ora, la questione sarà affrontata nel contesto delle regole del Wto, secondo le quali, le parti coinvolte hanno circa 60 giorni per raggiungere una soluzione negoziata. Se ciò non dovesse avvenire, l’Ue potrebbe richiedere la formazione di un panel di esperti per dirimere la questione.

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