Top Jobs Ue, si compone il puzzle delle nomine: Metsola candidata del PPE alla guida dell’Europarlamento

"Posso lavorare con tutti e far volare davvero in alto la bandiera del Parlamento europeo e dell'Unione europea", ha commentato Metsola, la cui elezione deve comunque passare per il voto dell’emiciclo, previsto a luglio
5 mesi fa
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Roberta Metsola
Roberta Metsola (Fotogramma)

Il Partito popolare europeo (PPE) ha ufficializzato ieri la candidatura di Roberta Metsola per un nuovo mandato alla presidenza del Parlamento europeo. Lo ha comunicato il PPE stesso su X – ex Twitter. La 45enne maltese ha già guidato la camera legislativa dell’Unione negli ultimi due anni e mezzo, quando è subentrata a David Sassoli, scomparso prematuramente nel gennaio 2022.

Metsola, avvocato specializzato in diritto e politica europea, è stata eletta all’Europarlamento nel 2013, diventando una delle prime donne maltesi a ricoprire questo ruolo, per poi essere rieletta nel 2014 con numero record di voti per una candidata donna.

“Posso lavorare con tutti e far volare davvero in alto la bandiera del Parlamento europeo e dell’Unione europea”, ha commentato Metsola, la cui elezione deve comunque passare per il voto dell’emiciclo, previsto a luglio.

Weber confermato presidente del PPE

Sempre ieri, il tedesco Manfred Weber, membro in patria della CSU – Christlich Soziale Union, è stato confermato a schiacciante maggioranza presidente del PPE, che, dopo aver incamerato ufficialmente 14 nuovi membri martedì scorso, è diventato il gruppo più numeroso nell’Eurocamera con 188 eurodeputati.

Comincia dunque a comporsi ufficialmente il puzzle delle nomine di vertice dell’Unione – i cosiddetti ‘top jobs’. Puzzle che vede ancora in ballo tre cariche importantissime: la presidenza della Commissione e quella del Consiglio europeo, oltre alla guida della Politica estera. Il tris di nomi su cui sembra esserci accordo generale vede rispettivamente la tedesca Ursula von der Leyen, che centrerebbe un secondo mandato, il portoghese Antonio Costa e l’estone Kaja Kallas.

Il PPE vuole più potere

Ma c’è un ma: il PPE, forte dei risultati alle elezioni di inizio mese e del suo conseguente peso nell’Europarlamento, vuole far valere la sua ‘potenza’ numerica e prendersi più di quello che regole non scritte vorrebbero nella divisione delle cariche europee. In pratica, col 25% circa dei voti vorrebbe mettere in cascina il 75% delle tre poltrone più importanti, ed evitare ‘staffette’ con i socialisti e i liberali (S&D) nei ruoli apicali. VDL infatti appartiene al PPE, mentre Costa ai socialisti e Kallas a Renew Europe, gruppo uscito perdente dal voto e che ieri è stato superato come numero di euromembri dai Conservatori e Riformisti (ECR) di Meloni.

E proprio la proposta dei popolari di tenere per tutto il quinquennio la presidenza dell’Europarlamento, e allo stesso tempo mantenere la staffetta nel Consiglio d’Europa (con un esponente del PPE che dovrebbe subentrare a Costa tra due anni e mezzo) ha fatto arenare i negoziati iniziati lunedì scorso alla cena tra capi di Stato e di governo organizzata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

Infatti in quella sede non si è giunti ad un accordo. Va anche detto che solitamente questo tipo di trattative si protrae, a volte per settimane, quindi non era scontato che ci trovasse subito la quadra, nonostante l’apparente convergenza dei 27 Stati membri sui tre nomi prima menzionati, sintonia che poi si è vista non essere così pacifica.

Ora, mentre continuano da un lato la formazione dei gruppi europarlamentari – con l’acquisizione e la cessione di deputati – e dall’altro i negoziati per i top jobs, la prossima tappa ufficiale per queste tre fondamentali nomine è il Consiglio europeo del 27-28 giugno.

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