L’Ue respinge le proposte dei costruttori di auto cinesi ma rischia di spaccarsi

“Insufficienti” gli sforzi delle aziende cinesi per evitare i dazi doganali, ma il cambio di rotta di Sánchez preoccupa Bruxelles
5 giorni fa
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Ursula Von Der Leyen E Pedro Sanchez Fg
Ursula von der Leyen e Pedro Sánchez_fotogramma

L’Ue ha respinto le offerte dei costruttori cinesi, che vogliono scongiurare i dazi doganali di Bruxelles sulle loro auto elettriche.

Le proposte cinesi sono state due: aumentare il prezzo finale delle auto elettriche per bilanciare gli aiuti di Stato forniti da Pechino; stabilire una quota di mercato destinata alle auto cinesi in Ue, oltre la quale Bruxelles potrebbe applicare dazi doganali fino al 35,3%. Nessuna delle proposte, però, ha soddisfatto la Commissione, mentre i dazi europei assomigliano sempre di più a una spada di Damocle sui rapporti commerciali tra l’Unione europea e la Cina.

Ue considera insufficienti le proposte cinesi

Ieri, l’antitrust europeo ha analizzato “a fondo” le proposte dei costruttori cinesi senza trovarle conformi ai criteri richiesti, ovvero quelli stabiliti dalle “regole della Wto e le norme anti sussidi europee”. I “dettagli delle offerte sono riservati”, ma per la Commissione “nessuna soddisfa i requisiti”.

L’offerta principale dei produttori cinesi è stata quella del “price undertaking”, ovvero un impegno dei Paesi che esportano ad alzare il prezzo finale del bene, in questo caso le auto elettriche. Un tentativo (quasi) disperato per evitare i dazi antidumping applicati dall’Ue, che potrebbero diventare definitivi. L’offerta cinese, però, è stata rispedita al mittente, così come quella di porre un limite alle quote di mercato delle auto cinesi in Ue.
“Il nostro esame – scrive la Commissione – si è concentrato sulla possibilità che queste offerte eliminino gli effetti pregiudizievoli delle sovvenzioni individuate nelle nostre indagini e che questi impegni sui prezzi possano essere efficacemente monitorati e applicati”.

Al termine di un’indagine durata mesi, Bruxelles ha riscontrato che Pechino ha distribuito denaro pubblico lungo l’intera catena di fornitura del settore cinese dei veicoli elettrici, esasperando la crisi delle auto elettriche nell’Unione europea.  

Per questo, i servizi della Commissione hanno verificato se ci fosse o meno “possibilità che le proposte eliminino gli effetti delle sovvenzioni illecite identificate nella nostra indagine e che questi prezzi possano essere efficacemente monitorati e applicati”. L’esito è stato negativo.

I dazi Ue sulle auto elettriche cinesi

Già prima delle recenti tensioni con Pechino, il diritto comunitario prevedeva un dazio generico del 10% su tutti i prodotti importati dalla Cina in Ue. A questo si aggiungerebbero i nuovi dazi con cui Bruxelles vuole riequilibrare gli effetti della “pratica commerciale sleale” di Pechino, rea di finanziare pesantemente i ‘suoi’ costruttori e ‘drogare’ il mercato europeo. I nuovi dazi, calmierati rispetto alle ipotesi iniziali, vanno dal 7,8% al 35,3%, a seconda del marchio e del suo livello di collaborazione con l’indagine, e vanno ad aggiungersi al dazio generico del 10%. BYD, Geely e SAIC sono tra i produttori che rischiano le maggiori stangate più elevate.

La Cina non è rimasta a guardare:

Il contrasto Ue-Cina non procede in maniera lineare, anche per delle titubanze interne alla stessa Unione.

Sánchez chiede di cambiare rotta, l’Ue si divide sui dazi

Gli sforzi di Bruxelles, infatti, hanno subito una battuta d’arresto due giorni fa, quando il ministro spagnolo Pedro Sánchez ha chiesto pubblicamente alla Commissione e agli Stati membri di “riconsiderare” le tariffe proposte sulle auto elettriche cinesi dopo aver raggiunto Xi Jinping a Pechino.

“Dobbiamo riconsiderare tutti, non solo gli Stati membri ma anche la Commissione, la nostra posizione nei confronti di questo movimento”, ha dichiarato Sánchez a Shanghai, ultima tappa della sua visita ufficiale di quattro giorni in Cina. “Come ho detto prima – ha proseguito il leader socialista – non abbiamo bisogno di un’altra guerra, in questo caso una guerra commerciale. Dobbiamo costruire ponti tra l’Unione europea e la Cina”.

Durante l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping, Sánchez ha evidenziato il “ruolo centrale” che la Cina svolge sulla scena mondiale, paragonando la sua influenza a quella dell’Europa: “dobbiamo fare sforzi costruttivi per trovare soluzioni che vadano a beneficio di tutte le parti”. Il suo Paese, promette, sarà il primo a percorrere la via del dialogo: “Quello che faremo è essere costruttivi e cercare di trovare una soluzione, un compromesso, tra la Cina e la Commissione europea. Se me lo chiedete, vi risponderò che stiamo riconsiderando la nostra posizione”.

Le parole del premier spagnolo hanno sorpreso la Commissione Ue, anche perché nel parere non vincolante di luglio, la Spagna si era dichiarata favorevole ai dazi sulle auto elettriche cinesi.

Il monito di von der Leyen e il futuro dei dazi europei

I dubbi di Sánchez, espressi dopo aver siglato un accordo da 1 miliardo di euro con un’azienda cinese per la costruzione di un impianto di elettrolizzatori in Spagna, preoccupano Bruxelles sull’ingerenza politica di Pechino in Ue. Preoccupazioni che vanno avanti da tempo.
Già l’anno scorso, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva messo in guardia i Ventisette sulle tattiche di “dividi et impera” con cui la Cina vorrebbe dividere l’Ue dall’interno. I timori si sono rinforzati nelle ultime ore perché Sánchez potrebbe convincere altri Paesi a cambiare idea. Infatti, qualche ora dopo le sue parole pronunciate a Shangai, una portavoce del governo tedesco ha fatto sapere che la Germania (che sta vivendo una profonda crisi nel settore automobilistico) ha accolto con favore l’inversione di rotta di Sánchez, affermando che “la direzione di marcia è quella che condividiamo”.

Intanto, l’Ue non molla. Dopo il rifiuto delle proposte cinesi, Olof Gill, portavoce per le questioni commerciali dell’esecutivo comunitario, ha detto che la Cina deve sedersi a un tavolo per trovare una soluzione “negoziata, condivisa e concordata” sulla base delle regole del Wto. La data da cerchiare in rosso è il 19 settembre, quando, a Bruxelles, il ministro del Commercio cinese Wang Wentao incontrerà il capo del commercio dell’Ue Valdis Dombrovskis. In quel confronto, si capirà se Ue e Cina troveranno la quadra.

Internamente all’Ue, per impedire che i dazi europei sulle auto elettriche cinesi diventino permanenti, sarà necessaria una maggioranza qualificata contro la proposta, ovvero il voto contrario di 15 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. Il nuovo capitolo del contrasto Ue-Cina è appena iniziato.

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