Ai e Europa, Ibarra (Engineering): “Serve formazione e networking per competitività”

Italia come Hub tecnologico ci consentirà di stare al passo con America e Cina, ma “serve l’Europa” e “ragionare su mercato unico”
3 settimane fa
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Ibarra Rutelli Adn
Maximo Ibarra Ceo Engineering e Giorgio Rutelli vicedirettore Adnkronos

Serve un colloquio costante tra gli Stati membri dell’Unione europea e un networking tra società private e regolare il rapporto con il settore pubblico. Lo scopo? “Non perdere terreno contro le grandi potenze internazionali nel campo dell’Ai”. A sostenerlo è stato Maximo Ibarra, Ceo di Engineeering, società attiva nella progettazione, sviluppo, servizi in esternalizzazione e consulenza IT. Ospite all’evento ‘Trasformazione digitale, dentro l’Ai’ che si è tenuto all’Adnkronos, al Palazzo dell’Informazione in Piazza Mastai a Roma, Maximo Ibarra ha chiarito che il futuro dell’Ai vede amministrazione pubblica e settore privato coinvolti in formazione e networking senza i quali non si può pensare di “essere competitivi in Europa”.

“Una delle Industry che avrà il tasso di disruption maggiore è quello della formazione – ha spiegato Ibarra -. Si vede nelle scuole e università, ma anche nelle aziende. La vera differenza la faranno le persone che useranno l’Ai e quelle che non la useranno. Le prime non verranno mai sostituite, le seconde forse sì. L’Ai può essere un superpotere, un complemento a quello che già fa o farà in futuro. Nei prossimi tre anni – ha aggiunto -, probabilmente il 40% delle ore lavorate avrà un supporto o un co-pilot. Non è diverso da quello che già succede perché già oggi facciamo qualsiasi cosa supportata dall’Ai e la usiamo nel lavoro quotidiano. Nei prossimi tre anni questo lavoro di relazione aumenterà”.

Il 70-80% dei lavori sarà diverso. Questa sarà la vera e profonda trasformazione. E secondo Maximo Ibarra “dobbiamo essere più veloci e serve cambiare l’approccio alla formazione. Se siamo in attesa che il mondo accademico formi chi ha competenze digitali temo che non saremo in tempo. Nella nostra Academy spieghiamo ai giovani neolaureati che la tecnologia servirà anche negli ambiti non scientifici”.

Il ruolo dell’Ue nella competitività

La formazione, però, richiede investimenti e risorse. Quando sono scarse, come nel nostro Paese, l’Unione europea assume un ruolo sempre più decisivo.

“Quando un Sistema-Paese decide di investire lo deve fare velocemente con volumi e dimensioni ragguardevoli, altrimenti le risorse diventano gocce in uno stagno – ha spiegato Ibarra -. Laddove i Paesi hanno deciso di investire massicciamente in ricerca e innovazione è possibile pensare ad uno spostamento nei settori nuovi e così non si perde ulteriore terreno”. Ma le aziende sono in costante e continua evoluzione e “devono iniziare a ragionare su uno sforzo quotidiano”.

“Gli investimenti europei – ha sottolineato il Ceo di Engineering – sono 20-30 volte più bassi della Cina, più bassi dell’America e non consideriamo quello che sta facendo l’India. Su questo punto serve l’Unione europea. I dati devono essere mobili entro i confini europei, ma 100 norme e 160 regolamentazioni europee potrebbero rallentare un ragionamento sul mercato unico”.

Ibarra Rutelli Adn
Maximo Ibarra Ceo Engineering e Giorgio Rutelli vicedirettore Adnkronos

“Mercato unico e Italia come hub”

Il riferimento è anche a quanto proposto e evidenziato dall’ex premier italiano Mario Draghi, nel suo Rapporto all’Ue sul futuro della competitività in ambito internazionale. Ma le domande sono ancora troppe. C’è ancora resistenza sul mercato dei capitali: chi controlla questo mercato? Dove sarà la sede del regolatore? Quale mercato può essere quello portante?

“Rapporto Draghi e l’Ai Act sono strumenti utili. Li abbiamo guardati dal lato normativo, ma vanno presi dal punto di vista del business. Non sempre si deve dare la colpa agli Stati dell’Ue, ma capire le responsabilità individuali: cosa può fare ogni singolo Stato? In che direzione sta andando l’Italia? L’Ai, insieme alle altre tecnologie come digital twin, internet of thing, cyber security, dovrebbero essere i protagonisti dell’incremento di casi d’uso. Bisognerebbe aumentare la collaborazione tra pubblico e privato. Ha funzionato con il Pnrr: noi abbiamo messo in piedi la piattaforma nazionale di telemedicina perché quella collaborazione è stata virtuosa”.

In sintesi, l’Italia può configurarsi come un hub di innovazione tecnologica, ma risorse e investimenti restano la sfida, per il futuro del Paese e del ruolo che l’Intelligenza artificiale avrà nell’economia dell’Unione europea.