Aumentano gli attriti tra l’Occidente e la cinese TikTok.
Da gennaio, salvo nuovi accordi o novità giudiziarie, la piattaforma sarà messa al bando negli Stati Uniti, e ora anche l’Ue alza il muro. Pur non essendoci minacce di un ban totale come negli Usa, le istituzioni europee stanno indagando sulle modalità usate dalla piattaforma per condividere i dati con la Cina.
Le indagini, riporta The Information, potrebbero innescare un dibattito simile a quello che ha portato il Congresso americano a richiedere la separazione di TikTok da ByteDance, la casa madre cinese, pena il divieto di operare.
Le indagini europee
Al centro delle preoccupazioni vi è la possibile violazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), entrato in vigore nel 2018, e che regola la protezione della privacy e dei dati personali nell’Unione europea. Le autorità irlandesi, che hanno avviato un’indagine nel 2021, stanno preparando una decisione preliminare sul trasferimento dei dati degli utenti da TikTok alla Cina.
Se la violazione del GDPR venisse confermata, TikTok potrebbe trovarsi di fronte a pesanti sanzioni economiche, oltre che a una reprimenda pubblica e a ordini di modifica nella gestione interna dei dati. Già nel settembre 2023, il Data Protection Commission (DPC) irlandese ha inflitto a TikTok una multa di 345 milioni di euro per la gestione dei dati dei minori, la sanzione più alta subita dalla piattaforma di video-sharing. Almeno finora.
Se sul pericolo fake news cambiare rotta non sarà semplice, TikTok potrebbe migliorare qualcosa sulla gestione dei dati. L’ipotesi è quella di implementare nuovi data center in Europa evitando che i dati degli utenti europei, che sono più di 150 milioni, finiscano in Cina. Una misura, quest’ultima, già prevista dal Project Clover, il programma che la piattaforma sta implementando per garantire maggiore sicurezza dei dati in Ue, seguendo l’esempio del Project Texas negli Stati Uniti.
Il confronto con gli Stati Uniti
Dal momento che, nomi di partito a parte, non esistono gli Stati Uniti d’Europa, l’Ue non ha competenza sulla sicurezza nazionale dei Ventisette, a differenza degli Usa che sono uno Stato federale. I casi di Irlanda e Francia dimostrano però che qualcosa si sta muovendo anche a livello statale e i Paesi europei sono sempre più preoccupati. L’idea che i dati dei propri cittadini finiscano nelle mani di Pechino non piace a nessuno. La scelta di TikTok di non aderire all’Ai Pact, certamente non ha aiutato l’azienda a mettersi in buona luce agli occhi dell’Europa.
Dunque, l’Ue si concentra sulla protezione dei dati personali e sulle fake news che vengono veicolate sulla piattaforma non potendo imporre un ban totale. Nel Vecchio Continente la preoccupazione circa la disinformazione veicolata attraverso TikTok, che ha spinto il governo francese a vietare temporaneamente l’app in Nuova Caledonia, è in costante aumento. Non solo: Oltralpe il Senato ha pubblicato un rapporto critico sulle attività di TikTok. Per i senatori, la piattaforma sarebbe uno strumento di “influenza strategica” voluto da Xi Jiping, tanto da invitare il governo e il Parlamento a prendere in considerazione l’ipotesi di vietare TikTok su tutto il territorio nazionale. Inoltre, diversi governi europei, tra cui la Francia e l’Austria, hanno già vietato l’uso di TikTok sui dispositivi professionali dei dipendenti pubblici.
Già nel 2023, la Commissione europea e il Consiglio europeo avevano imposto divieti a TikTok sui dispositivi usati dal proprio personale per preoccupazioni riguardanti la sicurezza informatica. Anche il Parlamento europeo, a inizio marzo dello stesso anno, aveva “raccomandato con forza” ai suoi membri di rimuovere l’app dai propri smartphone e da altri dispositivi. Il nuovo round arriva mentre i dazi Ue contro le auto elettriche cinesi prendono forma (nonostante il voto contrario della Germania) e i rapporti con Pechino diventano sempre più tesi.
Il futuro di TikTok in Europa
Un’ulteriore complicazione per TikTok in Europa è rappresentata dall’indagine avviata dalla Commissione Europea a febbraio 2023 per verificare il rispetto del Digital Services Act (DSA), la nuova normativa che impone limiti chiari per proteggere i minori e ridurre la dipendenza digitale. Il mix tra le preoccupazione di Bruxelles e quelle nazionali potrebbe essere un’ulteriore preoccupazione per il Ceo Shou Zi Chew, che a inizio anno ha rassicurato i dipendenti sulla possibilità di crescere ancora in Europa.
Tecnicismi a parte, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è già espressa duramente su TikTok, sostenendo che il social network cinese rappresenti una minaccia agli anni dell’adolescenza che sono molto importanti per le “funzioni cerebrali” e “per lo sviluppo della personalità”.
Secondo gli analisti, senza rilievi particolarmente gravi sull’uso improprio dei dati, la piattaforma riuscirà a superare la tempesta regolamentare attraverso misure tecniche piuttosto che subendo misure drastiche, come un eventuale ban.
È di questo avviso Jamie MacEwan, analista presso Enders Analysis: “sebbene la decisione della DPC possa aumentare la pressione politica su TikTok, è probabile che la questione venga risolta tramite impegni tecnici, piuttosto che con una richiesta di divieto totale”.