Romania e Bulgaria entrano nell’area Schengen (ma l’Ue continua a chiudersi)

Se da un lato la decisione di oggi rafforza la coesione interna dell'Ue, dall'altro aumenta le barriere esterne, in linea con la politica migratoria del secondo corso von der Leyen
3 ore fa
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Cartello Schengen

Il 1° gennaio 2025 segnerà un traguardo storico per Romania e Bulgaria, che diventeranno a tutti gli effetti membri dell’area Schengen, eliminando i controlli alle frontiere via terra. Il sì definitivo è arrivato oggi, 12 dicembre, nel Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Unione Europea. Se da un lato la decisione di oggi rafforza la coesione interna dell’Ue, dall’altro aumenta le barriere esterne, in linea con la politica migratoria del secondo corso von der Leyen.

L’annuncio delle istituzioni

L’annuncio è stato accolto con entusiasmo dai leader europei. Ylva Johansson, Commissaria europea per gli Affari Interni, ha definito l’ingresso di Romania e Bulgaria “un passo significativo per consolidare la fiducia reciproca tra gli stati membri e rafforzare la sicurezza dell’Unione”, mentre la presidente von der Leyen definisce l’ingresso di Romania e Bulgaria “un segno tangibile della capacità dell’Ue di superare le divisioni e agire in modo coeso”.

Per arrivare a questo risultato, i due Paesi hanno dovuto superare anni di opposizione, in particolare da parte dell’Austria e dei Paesi Bassi, che temevano un aumento della pressione migratoria attraverso le loro frontiere. Dopo un lungo dibattito, il Consiglio Giustizia e Affari Interni ha finalmente dato il via libera, annunciato così dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: “Un’area Schengen più forte significa un’Europa più sicura e più unita”.

L’inasprimento delle politiche migratorie nell’Unione

Nonostante l’allargamento dell’area Schengen, l’Ue sta progressivamente inasprendo le politiche migratorie sia a livello centrale che tra gli Stati membri. La Svezia, tradizionalmente considerata un esempio di accoglienza generosa, ha annunciato misure drastiche per ridurre il numero di migranti sul proprio territorio. Il governo ha introdotto incentivi economici fino a 30.700 euro per i migranti che scelgono di lasciare volontariamente il Paese entro il 2026. Johan Forssell, Ministro per le Migrazioni, ha dichiarato: “Siamo nel mezzo di un cambiamento di paradigma nella nostra politica migratoria”.

A novembre i Paesi Bassi hanno annunciato di voler sospendere Schengen, unendosi così ai 7 Paesi che avevano già adottato misure straordinarie di controllo: Italia, che nel 2023 ha reintrodotto controlli temporanei al confine con la Slovenia, giustificandoli con l’esigenza di prevenire infiltrazioni terroristiche lungo la rotta balcanica, Austria, Germania, Francia, Svezia, Slovenia, Danimarca e Norvegia (Paese non Ue ma parte dell’area Schengen). La ministra olandese per l’asilo e la migrazione dell’Olanda, Marjolein Faber, ha persino annunciato la possibilità di dichiarare una “crisi nazionale sull’immigrazione”, che potrebbe includere la sospensione delle domande di asilo.

Anche l’ingresso di Romania e Bulgaria risente dell’inasprimento delle politiche migratorie europee. Il documento approvato oggi, infatti, prevede l’introduzione di controlli temporanei alle frontiere terrestri tra Ungheria e Romania e tra Romania e Bulgaria. Il regime di controllo dovrà durare per almeno sei mesi (dal 1° gennaio 2025). L’obiettivo è quello di prevenire le minacce alla sicurezza date da un flusso incontrollato di migranti irregolari. 

I recenti sviluppi sui profughi siriani, con diversi Paesi europei che non accettano più le domande di asilo politico, sono un’ulteriore prova di questa nuova fase europea.

L’area Schengen e il futuro delle politiche migratorie

L’area Schengen, istituita nel 1995 è una pietra miliare per l’Unione Europea che si basa sulla libertà di movimento e di scambio tra gli Stati. Concretamente significa che i cittadini che ne fanno parte possono entrare in questi Paesi senza il passaporto, in qualunque modo ci arrivino.

L’attuale scenario politico, tuttavia, riflette una crescente tensione tra la libertà di movimento e le preoccupazioni legate alla sicurezza e all’immigrazione.

Romania e Bulgaria affronteranno la sfida di proteggere le nuove frontiere esterne dell’Ue, in particolare con la Turchia e la Moldavia. Parallelamente, Bruxelles dovrà trovare un equilibrio tra l’allargamento dell’area Schengen e la gestione delle pressioni migratorie.

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