Sogno Georgiano vince le elezioni a Tbilisi e diventa l’incubo per i filoeuropei

Borrell: “Non c’è spazio in Europa per chi non rispetta la democrazia”. Orbàn: “Congratulazioni a Sogno Georgiano per la schiacciante vittoria”
2 settimane fa
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Il primo ministro Irakli Kobakhidze del Sogno Georgiano
Il primo ministro Irakli Kobakhidze del Sogno Georgiano (Jay Kogler/Ipa/Fotogramma)

Sfilavano con le bandiere dell’Unione europea tra le mani mentre le pompe d’acqua sfollagente, nelle mani delle autorità locali, li respingono altrove. Erano queste le immagini che precedevano, nei giorni scorsi, le elezioni in Georgia: migliaia di cittadini riversati sulle strade di Tbilisi protestavano contro il partito di maggioranza “Sogno Georgiano” e chiedevano l’adesione all’Unione europea.

Oggi la Capitale, e il Paese intero, si sveglia con oltre il 99% dei seggi scrutinati e per Commissione elettorale centrale, organo deputato alla rilevazione dei risultati del voto, non ci sono dubbi: Sogno Gregoriano ha vinto le elezioni trasformandosi nell’incubo dei cittadini filo-europei. Ma c’è l’ombra del Cremlino a incombere su questo risultato?

Risultati contestati in Georgia

A denunciare i brogli elettorali è stata la presidente della Georgia Salomé Zourabichvili che sui social ha scritto: “Esorto i nostri partner internazionali a proteggere la Georgia schierandosi dalla parte del popolo, non di un governo illegittimo. Proprio come vi siete opposti alla legge russa, vi chiediamo di schierarvi di nuovo dalla nostra parte. Queste elezioni sono illegittime e niente può negarlo”.

Il partito di maggioranza avrebbe vinto le elezioni parlamentari con il 53,92% dei voti, mentre la quota complessiva delle quattro coalizioni di opposizione che hanno superato la soglia elettorale è del 37,78%. Il voto del 26 ottobre, però, è seguito a mesi di deriva antidemocratica e antioccidentale: il partito di maggioranza ha fatto campagna elettorale diffondendo allarmismi sulla “guerra”, strumentalizzando l’omofobia e minacciando il ritorno al governo del Movimento Nazionale Unito, il principale partito d’opposizione.

Il rifiuto del voto, quindi, arriva dopo centinaia di segnalazioni di acquisto di voti, violazioni della privacy degli elettori, controverse modifiche alle regole di amministrazione elettorale e l’approvazione della legge sugli agenti stranieri, contestata in tutta Europa perché filo-putiniana e rappresentante dell’impossibilità di avere legami di qualsiasi natura economica con soggetti e enti esterni al Paese.

Queste elezioni, però, non riguardavano solo la scelta del proprio rappresentante di governo, ma anche la direzione che il Paese avrebbe dovuto prendere: verso l’Unione europea o verso la Russia. E per le autorità locali, lo sguardo dei georgiani non andrebbe all’Occidente.

Tbilisi, In Georgia Il Partito Di Governo Filorusso Vince Le Elezioni
Tbilisi, murales contro la Russia (Paul Dzs/Ipa/Fotogramma)

La reazione ai risultati elettorali in Georgia

I partiti di opposizione hanno contestato i risultati delle elezioni durante una conferenza stampa tenutasi nelle prime ore di domenica e hanno dichiarato che non li avrebbero accettati. “Si tratta di un colpo di stato costituzionale”, ha affermato Nika Gvaramia, leader del partito di opposizione Movimento Nazionale Unito, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Interpress.

“Il popolo georgiano ha votato per il futuro europeo di questo Paese e pertanto non accetteremo questi risultati falsificati pubblicati dalla Cec (Commissione elettorale centrale, ndr)”, ha affermato Tina Bokuchava, altrettanto all’opposizione.

Ma la reazione non ha riguardato solo l’opposizione di governo, ma l’Occidente interno. Ad esprimersi a nome dell’Unione europea è l’Alto rappresentante per gli affari esteri, Josep Borrel che in una comunicazione ufficiale ha scritto: “L’Ue ha seguito da vicino gli sviluppi che hanno portato alle elezioni parlamentari. Negli ultimi mesi, il popolo della Georgia ha dimostrato il suo attaccamento ai valori democratici e al percorso Ue del suo Paese. Secondo i risultati – ha spiegato Borrell – e le conclusioni preliminari della Missione di osservazione elettorale internazionale guidata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce (Odihr), il giorno delle elezioni è stato generalmente ben organizzato dal punto di vista procedurale e amministrato in modo ordinato, ma caratterizzato da un ambiente teso, con frequenti compromessi nella segretezza del voto e diverse incongruenze procedurali, nonché segnalazioni di intimidazioni e pressioni sugli elettori che hanno avuto un impatto negativo sulla fiducia del pubblico nel processo. Segnalazioni di pressioni sugli elettori, in particolare sui dipendenti del settore pubblico, sono state diffuse durante la campagna. Ciò, unito all’ampio monitoraggio degli elettori il giorno delle elezioni, ha sollevato preoccupazioni sulla capacità di alcuni elettori di esprimere il proprio voto senza timore di ritorsioni”.

“Inoltre – ha aggiunto Borrell -, gli osservatori elettorali segnalano una situazione di disomogeneità nelle condizioni di gioco, una campagna elettorale divisiva in un clima polarizzato e notevoli preoccupazioni circa l’impatto dei recenti emendamenti legislativi su questo processo elettorale.
Invitiamo la Commissione elettorale centrale della Georgia e altre autorità competenti a svolgere il loro dovere di indagare e giudicare in modo rapido, trasparente e indipendente le irregolarità elettorali e le relative accuse. Tali irregolarità devono essere chiarite e affrontate. Questo è un passo necessario per ricostruire la fiducia nel processo elettorale. L’Ue – ha infine concluso – attende con interesse la relazione finale e le raccomandazioni dell’Osce/Odihr, che dovrebbero essere attuate il prima possibile”.

L’Alto rappresentante si augura un dialogo costruttivo e inclusivo “tra tutti gli schieramenti politici. In linea con le conclusioni del Consiglio europeo del 17 ottobre, l’Ue invita la Georgia ad adottare riforme democratiche, globali e sostenibili, in linea con i principi fondamentali dell’integrazione europea”.
In tale contesto, l’Unione europea, tramite le parole di Borrell, ha ricordato che qualsiasi legislazione che “comprometta i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini georgiani e sia contraria ai valori e ai principi su cui si fonda l’Ue deve essere abrogata”.

Ad unirsi al coro di Borrell, anche il presidente dell’Estonia, Alar Karis, che ha espresso il proprio sostegno sui social: “Lavoriamo per garantire che questo processo sia qualcosa in cui tutti i georgiani possano credere. L’Estonia è fermamente al fianco del popolo georgiano e della presidente della Georgia”.

Così come Edgars Rinkēvičs, presidente della Lettonia, che su X ha scritto: “Il popolo georgiano ha un sogno europeo, nessuno ha il diritto di rubare questo sogno attraverso intimidazioni e manipolazioni. Piena solidarietà al popolo della Georgia e alla presidente”.

Cosa accadrà adesso in Georgia?

Quale possa essere la conseguenza di questo risultato elettorale non è difficile da immaginare. “Il popolo georgiano ha fatto l’unica scelta sensata – ha dichiarato il premier Irakli Kobakhidze, domenica mattina alla stampa locale -: ha scelto la pace e lo sviluppo del Paese, il suo futuro luminoso ed europeo”. Il premier ha definito queste elezioni “pacifiche”. Ha espresso particolare gratitudine al popolo georgiano che “ha riposto la sua fiducia nel governo”, ed è pronto ad amministrare il Paese per i prossimi quattro anni.

Il premier non ha escluso la possibilità di proseguire con l’adesione all’Unione europea. Il mancato riconoscimento dei risultati di queste elezioni potrebbe però far sfumare il sogno del partito di maggioranza. Ma il premier punta ad una coalizione che vede le destre europee pronte a sostenerlo. Come ha fatto Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria, che si è complimentato con “il Primo Ministro
e il partito Sogno Georgiano” – per la “schiacciante vittoria alle elezioni parlamentari. Il popolo della Georgia sa cosa è meglio per il proprio Paese e ha fatto sentire la propria voce oggi!”.

Che sia questa la strada per una coalizione che punta all’Oriente ma che non smette di guardare all’Occidente?