Intervista a Trump, Breton chiede a Musk di combattere l’hate speech, lui risponde a parolacce

Il 'fattaccio' in vista dell'intervista-evento con Trump. Non è la prima volta che il miliardario tech fa sapere di non voler rispettare le regole europee
4 mesi fa
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Elon Musk Intervista Donald Trump
Elon Musk Intervista Donald Trump su X © credito: Andre M Chang/ZUMA Press Wire/Shutterstock / ipa-agency.net / Fotogramma

Il commissario europeo per il digitale Thierry Breton chiede a Elon Musk di fare qualcosa per arginare l’hate speech sui social, lui risponde a parolacce. Togliendo così ogni eventuale dubbio su come la pensi, anche se la visione del magnate americano era già molto chiara: il proprietario di X, infatti, si definisce ‘estremista della libertà d’espressione’ e sostiene che le piattaforme social debbono essere spazi aperti dove le persone possono discutere liberamente, anche se questo significa affrontare contenuti controversi o divisivi.

L’antefatto: lunedì scorso Breton, in vista dell’attesissima intervista da parte di Musk a Donald Trump in streaming su X, ha pubblicato sull’ex social dell’uccellino una lettera in cui ricordava al miliardario il suo obbligo legale di fermare “l’amplificazione di contenuti dannosi” e le norme dell’Unione europea sulla promozione dell’incitamento all’odio.

L’intervista a Trump infatti, sebbene americana, aveva ed ha ovviamente una risonanza mondiale, e da questo presupposto partiva il post di Breton su X ad introduzione della lettera aperta al magnate: “Poiché sussiste il rischio di amplificazione di contenuti potenzialmente dannosi in relazione ad eventi con un pubblico molto vasto in tutto il mondo, ho inviato questa lettera a @elonmusk”.

Il punto di partenza è che “da un grande pubblico arriva una grande responsabilità”, afferma Breton.
Un invito che non è stato ignorato da Musk, che in tutta risposta ha twittato un meme accompagnato da un’elegante e pacata esortazione: “Fai un bel passo indietro e, letteralmente, fanc*** la tua faccia!”
Musk dimostra così di confondere i confini tra la sacrosanta libertà d’espressione, l’hate speech stesso, la maleducazione e il confronto civile.

La libertà d’espressione di Musk e Trump su X

Una confusione di cui aveva già dato prova riammettendo Trump su X, subito dopo aver acquisito la piattaforma social nel 2022. Ricordiamo che Trump era stato bannato da Twitter in seguito alle rivolte del 6 gennaio 2021 al Campidoglio degli Stati Uniti “a causa del rischio di ulteriore incitamento alla violenza“, come aveva spiegato allora la società.

L’account dell’ex presidente degli Stati Uniti, rimasto in sordina anche dopo la riammissione nell’agone social, è tornato molto attivo in occasione dell’intervista di ieri sera (le 2 di notte in Italia), attraverso la pubblicazione di annunci elettorali, attacchi alla vicepresidente Kamala Harris – sua avversaria alle prossime presidenziali di novembre – e promozione dell’evento con Musk, peraltro ospitato proprio sull’account di Trump.

Da notare che l’ultima volta che il tycoon aveva pubblicato sul social era stato quando aveva postato la sua foto segnaletica mentre era in carcere ad Atlanta nel caso di sovversione elettorale in Georgia nell’agosto dell’anno scorso.

Musk vs Unione europea

In ogni caso, la battaglia tra Breton e Musk non è certamente al suo primo capitolo: nel novembre del 2023, un tweet dell’imprenditore sfidava apertamente le norme europee sulla moderazione dei contenuti online, e nello specifico il Digital Service Act. Approvato nel 2022, il DSA obbliga le piattaforme a essere più trasparenti riguardo ai loro algoritmi di moderazione e a rimuovere prontamente i contenuti illegali, compreso l’hate speech. Quel semplice tweet, riaffermando pubblicamente il disaccordo di Musk con queste normative, segnò l’inizio di una battaglia legale e politica che coinvolge l’intero continente e che ieri ha visto svolgersi un altro atto.

Intanto, mentre X rischia multe multimilionarie, Breton ha fatto sapere che “qualsiasi effetto negativo di contenuti illegali” potrebbe provocare ulteriori misure, utilizzando “tutta la nostra gamma di strumenti, anche adottando misure provvisorie, qualora fosse necessario per proteggere i cittadini dell’Ue da eventuali danni”.

Non va dimenticata poi la tendenza di Musk a postare su X allusioni, mezze verità e vere e proprie bugie, tendenza che sta suscitando più di una preoccupazione nel mondo.

Il tema della libertà d’espressione, certamente delicato per via del difficile equilibrio tra il dare voce a tutte le diverse opinioni e il rispetto degli altri, specialmente se più deboli, è tornato anche nell’intervista fra i due controversi personaggi.

Musk infatti ha provato a coinvolgere Trump sulle misure previste dall’Ue al riguardo, chiedendogli: “Ci sono molti tentativi di censurare e forzare la censura, anche sugli americani di altri Paesi. Cosa ne pensi?”
Il tycoon però non ci è cascato e piuttosto si è messo a parlare del deficit commerciale degli Stati Uniti con l’Ue, per la cronaca affermando che gli europei “si avvantaggiano molto degli Stati Uniti nel commercio” e che “non sono duri come la Cina, ma sono cattivi”.

Ma nell’insieme come è andata l’intervista di Musk a Trump, e di cosa hanno parlato i due miliardari?

I temi dell’intervista di Musk a Trump

L’intervista, partita in ritardo di oltre mezz’ora per problemi non chiariti che Musk ha subito attribuito a un cyberattacco dovuto alla “molta opposizione a sentire cosa ha da dire” l’ex presidente americano (ipotesi poco condivisa dagli analisti), è durata circa due ore ed è stata soprattutto un monologo del candidato alla presidenza Usa, mai contraddetto dal suo interlocutore. Anzi, l’introduzione dell’evento da parte del fondatore di Tesla è stata questa: “Penso che siamo a un bivio nel destino della civiltà e penso che dobbiamo prendere la strada giusta e, e penso che tu sia la strada giusta. Dovresti vincere per il bene del Paese”.

Dopodiché, Trump si è soffermato soprattutto su alcuni temi a lui cari, in primis il fatto che gli Usa spendono più dell’Ue per aiutare l’Ucraina, suggerendo che gli europei aumentino la loro quota quanto meno ‘pareggiando’ quella statunitense. Per Zelenskyy ha avuto invece parole di elogio: “Non c’è nessuno che si senta peggio di me per la situazione in Ucraina, perché so che (con me alla presidenza, ndr) non sarebbe mai successo. Ho detto a Vladimir Putin ‘Non farlo. Non puoi farlo, Vladimir, fallo, sarà una brutta giornata. Non puoi farlo’. Conosco Zelenskyy. È stato molto onorevole con me quando hanno parlato della bufala sulla Russia e hanno detto che avevo fatto una telefonata con lui”.

Il riferimento è all’accusa, nel dicembre 2019, di aver cercato di influenzare le elezioni del 2020 facendo pressione sul leader ucraino affinché indagasse sull’attuale presidente Joe Biden e suo figlio Hunter.

Uno dei punti cardine della discussione è stato poi il futuro dell’energia. Musk, da sempre un sostenitore, ha ribadito l’importanza di accelerare il passaggio a fonti sostenibili, mentre Trump ha espresso preoccupazioni riguardo l’impatto economico di una transizione ecologica troppo rapida. Per lui, carbone e del petrolio sono ancora fondamentali per la sicurezza energetica degli Stati Uniti.

Stati Uniti che, nella visione dell’ex presidente, devono rimanere prioritari: è l’’America First’, quindi l’obiettivo, per Trump, è mantenere l’egemonia economica e militare a stelle e strisce nel mondo. Diverso il pensiero del fondatore di Space X, che ha mostrato una visione più globalista e sostenuto l’importanza della cooperazione internazionale, per quanto difficile sia, nell’affrontare sfide globali quali il cambiamento climatico e l’esplorazione spaziale.

Altro tema caro al tycoon, la minaccia nucleare: “Rischiamo la Terza guerra mondiale”, ha affermato Trump e Musk si è detto d’accordo: “Penso che la gente sottovaluti il rischio”. Secondo i due è quindi necessario avere un leader americano che sembri un duro e sia in grado di intimidire.

Molto discusso anche il tema dell’immigrazione, con Trump che ha promesso “la più grande deportazione nella storia di questo Paese“, seguito da quello dei tagli alla spesa del governo federale, con Musk che ha proposto una commissione ad hoc e il tycoon che gli ha chiesto di farne parte.

Trump, infine, ha accusato i democratici, senza prove, di un colpo di Stato per rimuovere il presidente Joe Biden dalla corsa alla presidenza.

Interessante notare che in diversi punti dell’intervista, Trump sembrava balbettare o biascicare, il che chiaramente ha attirato l’attenzione online. A chi ha chiesto spiegazioni, il portavoce della campagna di Trump, Steven Cheung, ha risposto: “Deve essere colpa del tuo udito”.

In definitiva, dalla chiacchierata più attesa dell’ultimo periodo non è uscito nulla di nuovo, ma si è trattato in ogni caso di uno scontro fra titani, almeno nel loro genere: tutti e due enormemente ricchi, chi più chi meno, negazionista climatico uno, ‘ambientalista del fare’ con ambiguità il secondo, entrambi con opinioni e ambizioni molto controverse e soprattutto con grandissime posizioni di potere, capaci di influenzare tutto il mondo.

Trump d’altronde ha definito in passato il suo sostenitore ‘un genio del nostro tempo’, probabilmente provocando grosse capriole nella tomba di Leonardo da Vinci ma indicando un po’ qual è lo zeitgeist della nostra epoca. Musk è di certo un visionario contemporaneo, con la sua idea di espandere l’uomo nello Spazio e la sua fede assoluta nella tecnologia come soluzione ai problemi dell’umanità. Rivolto al futuro lui, al passato e alle tradizioni l’altro, dalle azioni di questi due uomini dipende comunque il futuro, anche il nostro.

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