L’Europa e il mondo intero si fermano oggi per rendere omaggio a una tragedia che ha segnato per sempre l’umanità: l’Olocausto. Quest’anno, mentre celebriamo l’80° anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, il più famigerato della storia, il 27 gennaio (dichiarato Giornata internazionale della Memoria dell’Olocausto dalle Nazioni Unite nel 2005) assume un significato ancora più profondo. L’Europa si ferma per riflettere, ricordare e rinnovare l’impegno contro l’odio, ma anche per fare i conti con il crescente antisemitismo e la distorsione della memoria storica.
Oltre alle celebrazioni ufficiali – dalle dichiarazioni dei leader europei alla solenne cerimonia ad Auschwitz – questa giornata ci interroga su una domanda cruciale: che cosa stiamo facendo per onorare davvero il “Mai più”?
Auschwitz, il cuore dell’orrore
Eretto nel 1940, Auschwitz-Birkenau rappresenta il culmine della crudeltà umana organizzata. In soli cinque anni, più di 1,1 milioni di persone – perlopiù ebrei, ma anche polacchi, rom, prigionieri di guerra sovietici e oppositori politici – furono brutalmente assassinate. Eppure, oggi questo luogo è anche teatro di memoria e riflessione. Alla commemorazione di quest’anno, ospitata sotto un tendone accanto al famigerato cancello con la scritta “Arbeit macht frei”, partecipano leader di spicco come il re Carlo d’Inghilterra (è la prima volta ad Auschwitz per un monarca britannico), il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, insieme a sopravvissuti che hanno trovato la forza di tornare nel luogo che ha segnato indelebilmente le loro vite.
La Presidente dell’Europarlamento ha definito Auschwitz “un capitolo tra i più oscuri della storia umana”, ribadendo l’impegno delle istituzioni europee nella lotta contro ogni forma di odio: “A 80 anni dalla sua liberazione, mentre ci riuniamo nel luogo dell’orrore per onorare coloro che sono morti e coloro che sono sopravvissuti, rinnoviamo il nostro impegno nella lotta contro l’odio”.
L’Europa di fronte all’antisemitismo e alla distorsione della storia
Se Auschwitz è stato il culmine dell’odio antisemita, oggi l’Europa affronta una nuova sfida: il ritorno di un antisemitismo che si manifesta in forme diverse ma non meno pericolose. Dall’odio online alle aggressioni fisiche, dai graffiti sulle sinagoghe alle teorie del complotto, i segnali d’allarme sono ovunque. L’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea ha rilevato un aumento del 400% degli episodi di antisemitismo in alcuni Paesi europei dal 2023. Una percentuale significativa di ebrei europei dichiara di sentirsi insicura e molti evitano eventi pubblici per paura di essere attaccati.
Un aspetto preoccupante è anche la distorsione o la negazione della memoria storica. “Non dimenticheremo mai i 6 milioni di ebrei assassinati a sangue freddo e tutte le vittime dell’Olocausto” ha dichiarato su X la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e “mentre gli ultimi sopravvissuti svaniscono, è nostro dovere di europei ricordare i crimini indicibili e onorare la memoria delle vittime”. Ma contrastare l’odio non significa solo condannare episodi specifici. Come ha ricordato Elina Valtonen, ministra degli Esteri finlandese e presidente di turno dell’OSCE (Organization for Security and Co-operation in Europe), è essenziale educare le nuove generazioni e creare un discorso pubblico che celebri la diversità: “L’antisemitismo non minaccia solo la cultura ebraica, ma anche la democrazia e una società libera e diversificata“.
Il ruolo della memoria e l’impegno delle nuove generazioni
La memoria dell’Olocausto è un bene fragile, sempre più difficile da preservare man mano che i testimoni diretti ci lasciano. Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e senatrice a vita, ha definito i sopravvissuti “araldi della memoria”. Tuttavia, con la loro scomparsa, si pone il problema di come mantenere vivo il ricordo. I libri, i documentari e i musei giocano un ruolo chiave, ma serve di più. L’educazione è lo strumento più potente. In Italia, la nuova Strategia Nazionale per la Lotta all’Antisemitismo punta proprio su questo. Tra le iniziative previste ci sono programmi scolastici aggiornati, workshop per insegnanti e campagne di sensibilizzazione. Come ha affermato la presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, “L’antisemitismo non è stato sconfitto con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. È una piaga che è sopravvissuta alla Shoah, ha assunto declinazioni diverse e si propaga attraverso strumenti e canali nuovi. Combattere l’antisemitismo, in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo Governo”.
Ma la memoria non è solo un esercizio intellettuale. È una responsabilità morale. Papa Francesco, durante l’Angelus di ieri, ha sottolineato che “L’orrore dell’Olocausto non deve mai essere dimenticato o negato. Solo educando i giovani a un mondo più fraterno possiamo costruire una società giusta e inclusiva”.
“Mai più”
In questo scenario, le istituzioni europee devono agire in modo deciso. I membri del Consiglio Europeo hanno riaffermato la necessità di proteggere e sostenere la vita ebraica, condannando con fermezza l’odio in tutte le sue forme. Ma come tradurre queste parole in azioni?
Nel ricordare l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, l’Europa ribadisce il proprio impegno a tenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto e a combattere con determinazione l’antisemitismo esprimendo con chiarezza la propria condanna nei confronti di ogni forma di negazionismo, distorsione della storia, teorie del complotto e pregiudizi che minano la dignità umana. Ma la lotta contro l’odio non si limita a parole: è essenziale promuovere programmi educativi che insegnino il valore della diversità, rafforzare la legislazione contro i crimini di odio e coinvolgere le comunità locali in un dialogo aperto e inclusivo. Come affermato nella Dichiarazione dei membri del Consiglio Europeo, il rispetto per la dignità umana, la libertà, la democrazia e l’uguaglianza sono principi fondamentali che devono guidare ogni azione: “Mai più” è ora.