Musk attacca la Commissione von der Leyen: “È antidemocratica”

Ennesimo scontro tra il magnate e Bruxelles, ma questa volta Elon Musk parla in veste di politico
6 giorni fa
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Musk
Elon Musk - Comizio Butler (Stanislav Kogiku/SOPA Images/Shutterstock/IPA/Fotogramma)

Elon Musk ha criticato duramente la nuova Commissione europea che ieri ha ottenuto l’investitura del Parlamento, seppure con il sostegno più basso della storia comunitaria. “Questo è antidemocratico. Il Parlamento dell’Ue dovrebbe votare direttamente sulle questioni, non rinunciare all’autorità in favore della Commissione dell’Ue”, ha scritto Musk sul suo social media, X, commentando il voto dell’emiciclo.  Non è la prima volta che il magnate entra in conflitto con le istituzioni europee, ma ora Elon Musk, nominato da Trump capo del dipartimento per l’efficienza governativa, parla da uomo politico, non (solo) da imprenditore miliardario.

I precedenti contrasti tra Musk e l’Ue

Le relazioni tra il magnate e l’Ue si sono deteriorate soprattutto dopo l’acquisizione di X (ex Twitter) da parte di Musk. Nel mese di dicembre 2023, le autorità europee hanno avviato un’indagine contro X per presunte violazioni del Digital Services Act (Dsa), che richiede alle piattaforme digitali di contrastare la disinformazione e garantire trasparenza nella pubblicità. Tra le accuse principali: mancata trasparenza, ostacoli alla ricerca indipendente e supporto alla diffusione di propaganda politica.

La Commissione ha informato il proprietario di X che, in base alle normative europee, l’azienda avrebbe potuto ricevere una multa pari al 6% del fatturato globale. Di tutta risposta, il magnate ha definito le regole europee un attacco alla libertà di espressione, un concetto che è tornato spesso nei contrasti tra Musk e Bruxelles.

La libertà di espressione e la propaganda politica

Quando X ha aperto alla pubblicazione di contenuti pornografici, attirandosi le critiche della Commissione europea, ha fatto riferimento proprio alla libertà di espressione: gli utenti “dovrebbero essere in grado di creare, distribuire e consumare materiale relativo a temi sessuali purché sia prodotto e distribuito consensualmente”, si legge sul sito del social media, dove si aggiunge che “l’espressione sessuale, sia visiva che scritta, può essere una forma legittima di espressione artistica”.

Situazione analoga ad agosto, quando si è infiammato lo scontro tra Elon Musk e il commissario europeo per il digitale Thierry Breton, che si sarebbe dimesso un mese dopo. In quella occasione, il manager e politico francese aveva chiesto al magnate americano di intervenire per arginare l’hate speech sul suo social, X. Di tutta risposta, Musk ha replicato prendendolo a parolacce e definendosi un ‘estremista della libertà d’espressione’. Per lui le piattaforme social devono essere spazi aperti dove le persone possono discutere liberamente, anche se questo significa affrontare contenuti controversi o divisivi.

Musk è stato criticato dalla Commissione europea anche per il presunto ruolo di X nella diffusione di fake news che hanno alimentato violenze nel Regno Unito, compresa una falsa notizia legata a un grave fatto di cronaca. Nell’ambito dell’indagine sulla presunta violazione del Dsa, la Commissione europea ha espresso preoccupazione per il ruolo ricoperto da X soprattutto dopo che il social ha tagliato del 20% il comparto dedicato alla moderazione dei contenuti e ha ridotto da undici a sette le lingue soggette alla moderazione. Nel mirino di Bruxelles, anche l’uso dell’Ai generativa che moltiplica il rischio di deepfake e che Elon Musk sostiene sia nelle intenzioni che con le finanza, essendo fondatore del chatbot Grok.

“La disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze straniere – ha evidenziato Bruxelles – costituiscono una grave minaccia per le nostre società. Possono minare le istituzioni e i processi democratici (come le elezioni) impedendo alle persone di prendere decisioni informate o scoraggiandole dal voto. E possono polarizzare le società mettendo le comunità l’una contro l’altra”.

La vicinanza di Musk a Putin

C’è poi un ‘non detto’, che è forse più rilevante delle accuse esplicite: la presunta vicinanza di Elon Musk al presidente russo Vladimir Putin. Secondo una rivelazionedel Wall Street Journal, i due avrebbero avuto “contatti costanti” dalla fine del 2022, alcuni mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio di quell’anno. Il fondatore e Ceo di Tesla e SpaceX, nonché proprietario della rete satellitare Starlink, avrebbe discusso con il leader russo anche di delicate questioni geopolitiche, inclusa la questione Taiwan.

Secondo due fonti riportate dal giornale finanziario, Putin avrebbe comunicato a Musk una richiesta del presidente cinese Xi Jinpingevitare di fornire copertura internet tramite Starlink a Taiwan.

Tutti elementi, che, se confermati, allontanerebbero ulteriormente la nuova amministrazione Usa dalle istituzioni europee.