Commissione europea, c’è l’ok dell’Europarlamento ma la ‘maggioranza Ursula’ perde pezzi

Con una maggioranza risicata e il sostegno di Fratelli d'Italia, la nuova Commissione europea, la seconda consecutiva a guida Ursula von der Lyen, è realtà
2 settimane fa
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Von Der Leyen all'Europarlamento
Ursula von der Leyen durante il suo discorso all'Europarlamento (CHINE NOUVELLE/SIPA/IPA/Fotogramma)

Con soli dieci voti in più rispetto alla maggioranza assoluta degli aventi diritto, la nuova Commissione europea, la seconda consecutiva a guida Ursula von der Leyen, è stata approvata dall’Europarlamento e dunque è ufficialmente una realtà, che inizierà i lavori il primo dicembre. Sono stati 370 i voti favorevoli, 282 quelli contrari, 36 gli astenuti. Hanno votato 688 eurodeputati su 720 eurodeputati (Mep).

Oggi il voto in Aula, per appello nominale e palese, a differenza di quello segreto che a luglio ha accordato alla tedesca il secondo mandato e alla fine del quale i voti a suo favore erano stati 401 (284 contrari, 15 astensioni e 7 voti nulli).

‘Maggioranza Ursula’ meno solida

Ma da luglio molta acqua è passata sotto i ponti, acqua che è possibile sintetizzare così: lo spostamento verso una maggioranza meno sostenuta dalle forze progressiste e più da quelle di destra, e l’apparizione di una maggioranza diversa da quella classica detta ‘Ursula (Popolari, Socialisti e Democratici, Liberali). E’ la ‘maggioranza Venezuela’, che nelle ultime settimane si è palesata in diverse occasioni e che riunisce il Ppe con gli eurodeputati di destra, compresi quelli che fanno capo a Giorgia Meloni, Marine Le Pen e Viktor Orbán.

Il voto di oggi riflette anche le tensioni e le minacce di veti incrociati che hanno accompagnato le audizioni dei commissari (svoltesi dal 4 al 12 novembre), soprattutto quelle dei sei vicepresidenti esecutivi e del commissario ungherese Olivér Várhelyi (che ha la delega alla Salute e al benessere degli animali). A quest’ultimo nessuno ha ancora perdonato quando due anni fa si è fatto scappare un ‘idioti’, a microfono aperto, all’indirizzo degli europarlamentari. Come se non bastasse, l’audizione di Várhelyi ha poco convinto i Mep, sia per i suoi legami con Orbán sia per il suo passato costellato da più di una controversia.

Ma le tensioni hanno riguardato anche due vicepresidenti esecutivi: la spagnola Teresa Ribera, socialista, è stata osteggiata dal Partito Popolare Europeo (Ppe) di centro-destra, spinto dal Partido Popular (Pp) che l’ha criticata per la gestione delle disastrose alluvioni a Valencia. Un’accusa rispedita al mittente dalla nuova ‘prima vicecommissaria’, la quale ha precisato che come affrontare la situazione era in capo al governo regionale, e dunque proprio al Pp.

Altro intoppo è stata la nomina a vicecommissario di Raffaele Fitto, criticato dai Socialisti e Democratici (S&D) e dai liberali di Renew Europe perché appartenente a un partito considerato di estrema destra, i Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni, e all’eurogruppo Conservatori e Riformisti europei (Ecr), guidato da Meloni stessa e verso il quale finora era scattato un cordone sanitario al pari dei partiti di ultradestra.

Alla fine la scorsa settimana si è giunti a un accordo, e per la prima volta dal 1999 una Commissione è stata approvata in blocco, senza rigettare nessun commissario candidato, pur con un numero di voti piuttosto basso.

Tuttavia, andando a vedere chi ha votato come, si nota per l’appunto qualche spostamento degli equilibri politici.

Come hanno votato i partiti: Fratelli d’Italia sostiene VDL, Lega contro

Intanto, non sorprende ma è indicativo il supporto dato alla Commissione, così come a quasi tutti i singoli commissari durante le audizioni, dai Conservatori e Riformisti, in particolare dai meloniani di Fi: l’intera delegazione, composta da 24 eurodeputati, ha votato a favore del nuovo Collegio dei commissari sostenendo Fitto. Un bel cambiamento dopo lo psicodramma estivo che ha visto VDL e Meloni prima essere in sintonia, poi allontanarsi, tanto che la premier italiana votò contro l’affidamento della guida della Commissione 2025-2029 alla tedesca.

Ecr comunque si è spaccato: dei suoi 78 eurodeputati 34 hanno votato a favore, 39 contro e tre si sono astenuti (due eurodeputati non hanno votato). Senza soprese, tutti i 20 membri del partito Diritto e Giustizia (Pis) hanno votato contro, insieme ad altri 19 europarlamentari di Ecr.

Quanto ai Popolari europei, ovvero il gruppo di cui fa parte la stessa presidente eletta, anche in questo caso come previsto il Partido popular ha votato contro (21 Mep su 22 del gruppo), proprio a causa della presenza di Ribera. Anche tre esponenti del Ppe sloveno hanno votato contro.

Per quanto riguarda S&D, su 136 membri 88 voti a favore della Commissione sono giunti dai socialdemocratici e 15 dalla delegazione italiana del Partito democratico, la più numerosa del gruppo S&D con 21 eurodeputati. I due indipendenti del Pd hanno votato contro.

Il gruppo dei Verdi/Ale nonostante alcuni malumori ha deciso di sostenere la Commissione, pur spaccandosi: 19 hanno votato contro, tra cui Ignazio Marino, Benedetta Scuderi e Leoluca Orlando. Gli astenuti tra i verdi sono stati sei.

il gruppo Renew Europe ha votato sostanzialmente tutto a favore (66 sì e 6 astenuti, nessun voto contrario).

I gruppi che hanno bocciato la nuova Commissione invece sono stati la Sinistra (tutti i dieci Mep italiani hanno votato contro) e i gruppi di destra: Patrioti per l’Europa, tra cui gli otto eurodeputati della Lega, ed Europa delle Nazioni sovrane.

I socialisti: “Non è un assegno in bianco”

“Il sì della famiglia social-democratica al nuovo collegio dei commissari è un sì per continuare ad andare avanti, un sì a un Collegio dei commissari responsabile, un sì costruttivo, un sì per la stabilità europea. Ma sia chiaro che non è un assegno in bianco”, ha dichiarato la presidente del gruppo S&D Iratxe Garcia Perez, intervenendo al Parlamento prima del voto.

Facendo riferimento alle maggioranze ‘variabili’ con le destre radicali, che hanno fatto capolino in più di un’occasione nelle ultime settimane, Garcia Perez ha avvisato i Popolari: “Non accetteremo che facciate il doppio gioco, è immorale costruire l’Europa con chi cerca di sopprimere i diritti fondamentali, chi nega il cambiamento climatico e chi fa marcia indietro sulla giustizia sociale”.

Anche Valérie Hayer, leader liberale, ha precisato che “l’unica maggioranza possibile” in Parlamento è la coalizione pro-europea composta da Ppe, S&D e Renew.

Manfred Weber, capogruppo del Ppe, dal canto suo ha definito Le Pen, Orbán e Alternative fuer Deutschland (Afd) come suoi “nemici politici”, scatenando fischi dalle rispettive file.

Von der Leyen: “È un buon giorno per l’Europa. Il centro tiene”

“È un buon giorno per l’Europa. Il voto dimostra che il centro tiene”, ha dichiarato von der Leyen in conferenza stampa dopo la votazione. “Sono molto grata per la fiducia espressa dal Parlamento al nuovo Collegio”.

Siamo ansiosi di iniziare, ed è imperativo farlo perché il tempo stringe. Ci troviamo di fronte a sfide politiche importanti, all’interno della nostra Unione, ai nostri confini, nel nostro vicinato. Dobbiamo rafforzare la nostra competitività e l’impatto del cambiamento climatico si fa sentire sempre di più”, ha continuato.

Ciò che sarà di assoluta importanza è l’unità, non potrò mai sottolinearlo abbastanza”, ha spiegato la rieletta presidente, guardando a una competizione globale “sempre più feroce e intensa. C’è una guerra che infuria ai nostri confini e il ritmo del cambiamento è più veloce che mai”.

Quanto a Fitto, via social ha commentato come il futuro dell’Unione Europea dipende dalle sfide che si trova e troverà ad affrontare: “Nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità, perché solo in questo modo saremo in grado di vincere queste sfide, rilanciare il progetto europeo e difendere con forza i valori su cui esso si fonda”.

La presidente: “Lottare per la libertà ci unisce come europei”

Prima del voto la presidente ha parlato all’Eurocamera, sottolineando innanzitutto l’importanza della libertà: “Lottare per la libertà ci unisce come europei. Per me, questa è la ragion d’essere della nostra Unione e rimane la sua forza trainante più che mai oggi”.

“La nostra lotta per la libertà potrebbe apparire diversa rispetto alle generazioni passate – ha proseguito. Ma la posta in gioco è altrettanto alta. E queste libertà non saranno gratuite. Significheranno fare scelte difficili. Significheranno investire massicciamente nella nostra sicurezza e prosperità. E soprattutto significheranno restare uniti e fedeli ai nostri valori. Trovare modi per lavorare insieme e superare la frammentazione. Questo è ciò per cui io, e tutte le 26 donne e uomini con me, ci impegneremo ogni singolo giorno. Siamo pronti a metterci al lavoro immediatamente”.

La prima grande iniziativa sarà una bussola della competitività

Ma su cosa si concentrerà la nuova Commissione? La presidente ha ribadito che lavorerà in base al programma presentato a luglio: “La prima grande iniziativa sarà una bussola della competitività. Ciò inquadrerà il nostro lavoro per il resto del mandato. La bussola sarà costruita sui tre pilastri del rapporto Draghi. Il primo è colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina. Il secondo è un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività. E il terzo è aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze”.

Sul Green Deal europeo, nello specifico, la presidente ha affermato che “dobbiamo e manterremo la rotta sui suoi obiettivi”, ma nell’ambito di un accordo industriale pulito, il Clean Industrial Deal, che “verrà presentato entro i primi 100 giorni del mandato”. Allo stesso tempo, verrà avviato un ‘dialogo strategico’ sul futuro dell’industria automobilistica europea.

Quanto alla sicurezza, VDL ha citato il rapporto Niinistö sulla preparazione, che “ha richiesto una revisione sistematica di tutte le nostre dipendenze. Per aumentare la nostra resilienza, ha delineato un approccio che coinvolge l’intero governo e l’intera società. Abbiamo pagato il prezzo per aver messo il nostro futuro nelle mani di un singolo fornitore. E non commetteremo di nuovo lo stesso errore”.

Priorità alla difesa

Sulle guerre in corso in Ucraina, Medio Oriente e parti dell’Africa, von der Leyen ha detto che “l’Europa deve svolgere un ruolo più forte in tutte queste aree”, sottolineando che è “necessario più che mai”. D’altronde occorre essere pronti per ciò che ci aspetta: lavorare a stretto contatto con la Nato. “Rafforzare la nostra sicurezza è fondamentale, ha detto, invitando l’Europa a spendere di più per la difesa, a creare un mercato unico in tal senso, a rafforzare la base industriale del settore e a migliorare la mobilità militare. “Presenteremo un Libro bianco sul futuro della difesa europea nei primi 100 giorni: “La sicurezza dell’Europa sarà sempre la priorità di questa Commissione”, ha aggiunto.

Una ‘Commissione per gli investimenti’

Per portare avanti la bussola della competitività serviranno risorse: “Questa dovrà essere una Commissione per gli investimenti”. A partire da quelli pubblici, per il quali sarà necessario un bilancio più semplice, più mirato e più reattivo, ma coinvolgendo anche quelli privati: “Ecco perché abbiamo proposto un’unione europea del risparmio e degli investimenti”.

Quanto alle imprese, è necessario arrivare a un mercato unico per semplificare le regole e dare certezze giuridiche alle aziende: “Questo è stato il messaggio trasmesso da Enrico Letta nella sua relazione”, ha sottolineato la presidente.

Sulla questione immigrazione, von der Leyen ha promesso un approccio “equo e fermo. Che garantisca sovranità e solidarietà. Con regole più severe ma anche maggiori garanzie per i diritti individuali. E lavoreremo per aprire percorsi legali”.

Un riferimento poi anche alla parità di genere in Commissione, quasi del tutto snobbata dagli Stati membri e uno dei motivi del contendere con le capitali europee in sede di scelta dei commissari da proporre all’Europarlamento: “Ho lottato con le unghie e con i denti solo per assicurarmi che arrivassimo a 11 donne in questo Collegio. Da 5 quando è arrivata la prima serie di candidature. E tuttavia non è ancora nemmeno la metà, e di certo non è abbastanza”.

Infine ha spiegato von der Leyen agli eurodeputati: “Questo Collegio è la squadra giusta per questo momento della storia europea. Voglio sottolineare la parola ‘squadra’. Saremo una squadra con i cittadini europei, ascoltando e imparando di più dalle realtà quotidiane che le persone affrontano. E saremo anche una squadra con voi e con gli Stati membri. Sappiamo che la vostra fiducia dovrà essere guadagnata continuamente. Ecco perché ho chiesto ai Commissari di essere più presenti in questa plenaria e in ciascuna delle vostre commissioni per impegnarsi di più ed essere più trasparenti. E lavoreremo per continuare a rafforzare la nostra partnership con questa Camera, a partire dalla riforma del nostro accordo quadro”.

E la presidente eletta ha ulteriormente chiarito: “Libertà e democrazia devono essere nutrite e combattute ogni singolo giorno, così da poterle trasmettere alla prossima generazione. Proprio come le abbiamo ereditate da chi ci ha preceduto”.

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