La nuova Ue secondo Panetta, servono bilancio e mercato capitali europei

Secondo il governatore di Bankitalia all’Ue mancano due elementi essenziali: “Una politica di bilancio comune e un mercato dei capitali integrato”
2 mesi fa
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Fabio Panetta Bankitalia - Fg
Fabio Panetta - Governatore di Bankitalia (Fotogramma)

Unione europea, mercati, sfide ambientali, politiche tecnologiche e soprattutto un confronto con le superpotenze mondiali che non può essere rimandato. Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta si è espresso chiaramente sul futuro che l’Ue si prefigura di affrontare nei prossimi anni. Nel corso delle considerazioni finali alla Relazione annuale-2023, il governatore di Bankitalia ha sottolineato la frammentazione economica degli Stati membri, la mancanza di una unione bancaria e quanto ciò possa incidere sull’assenza di una politica di bilancio comune.

“All’architettura economica europea mancano due elementi essenziali: una politica di bilancio comune e un mercato dei capitali integrato. Resta incompleto l’assetto dell’Unione bancaria – ha scritto Panetta -. Alcune banche centrali stanno modificando la composizione delle riserve in favore dell’oro e a scapito delle maggiori valute, anche come reazione alle sanzioni. Le future mosse dei principali paesi in questo ambito andranno valutate considerandone le possibili conseguenze sul sistema monetario globale”. Ed è alle imprese e ai mercati internazionali che ha rivolto le sue parole. Scopriamole insieme.

Mercato dei capitali europeo e unione bancaria

Per progredire verso un unico mercato dei capitali europeo vanno risolti due problemi fondamentali. Il primo è la mancanza di un titolo pubblico europeo privo di rischio. “I titoli offerti nell’ambito del programma Next Generation EU – ha spiegato Panetta – vanno in questa direzione. Ma collocamenti episodici non rappresentano un punto di svolta: la scarsa liquidità disincentiva l’inclusione dei prestiti negli indici di riferimento e ostacola l’introduzione di contratti derivati per la gestione dei rischi”.

E sull’unione bancaria ha aggiunto: “manca un fondo europeo di garanzia dei depositi, il sistema di gestione delle crisi bancarie è incompleto e rimangono ostacoli al trasferimento di capitale e liquidità dei gruppi bancari tra paesi. Dato il ruolo centrale delle banche in tutti i segmenti del mercato dei capitali, è difficile immaginare un mercato integrato se esse non possono operare efficacemente in tutta l’area dell’euro”.

Il mondo delle imprese

“Le imprese stanno rivedendo le proprie strategie al fine di riorganizzare su base nazionale o regionale attività che in passato venivano svolte su scala globale e di diversificare le fonti di approvvigionamento – ha spiegato Panetta -. I sondaggi condotti dalla Banca d’Italia con altre banche centrali mostrano che molte imprese manifatturiere europee stanno sostituendo i fornitori cinesi con altri localizzati nell’Unione europea”.

Un’opportunità, questa, che l’Ue non può lasciarsi sfuggire: “Le possibili conseguenze della frammentazione economica globale sono particolarmente rilevanti per l’area dell’euro, data la sua ampia apertura internazionale – ha continuato il governatore di Bankitalia -. L’interscambio con paesi esterni all’area nel 2023 superava il 55 per cento del Pil, a fronte del 40 della Cina e del 25 degli Stati Uniti”.

E lo stesso, secondo Panetta, vale per le esportazioni che “contribuiscono alla domanda complessiva molto più che negli Stati Uniti”.

L’Europa tra export e vulnerabilità

“L’area dell’euro – ha sottolineato il governatore – è inoltre dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di risorse essenziali: ad esempio, le forniture di petrolio e gas naturale, che rappresentano oltre metà del fabbisogno complessivo di energia, provengono pressoché interamente da paesi terzi”. Una vulnerabilità che, ha fatto sì che il Pil Ue scendesse dal 26 al 18 per cento sul Pil globale, mentre quello degli Usa “è rimasto pressoché invariato e quello della Cina è quadruplicato”. Il calo, secondo Panetta, rifletterebbe l’insoddisfacente dinamica “della produttività, che nel periodo ha accumulato un ritardo di 20 punti percentuali rispetto agli Stati Uniti”.

Cosa fare?

Secondo il governatore, per l’Europa è essenziale agire velocemente per migliorare la competitività e rafforzare l’autonomia strategica per salvaguardare il futuro dei cittadini europei. Dovrà, in sintesi “accrescere la propria autorevolezza a livello globale e preservare i progressi sinora realizzati nel cammino di integrazione internazionale. La portata degli impegni da affrontare richiede azioni decise in più direzioni”, ha aggiunto il governatore che ha poi suggerito delle linee da seguire:

  1. Occorre innanzi tutto riequilibrare il modello di crescita seguito nei due decenni passati, riducendo l’eccessiva dipendenza dalla domanda estera;
  2. È necessario ampliare e valorizzare il mercato unico, rafforzandone l’integrazione in settori strategici quali le telecomunicazioni, l’energia e la finanza:
  3. Vanno rimossi gli ostacoli che impediscono di cogliere appieno le potenzialità, in termini di economie di scala e platea di consumatori, di un mercato interno paragonabile a quello degli Stati Uniti, anche al fine di aumentare la concorrenza e la capacità di innovare;
  4. Vanno in parallelo potenziati i meccanismi di condivisione del rischio stesso;
  5. L’Unione europea deve poi ridurre la propria dipendenza energetica, incrementando la generazione di energie rinnovabili grazie alle risorse naturali di cui dispone in abbondanza;
  6. Deve stabilire legami economici e diplomatici solidi e reciprocamente vantaggiosi con le nazioni ricche di risorse critiche, facendo leva sulla possibilità di fornire loro le tecnologie necessarie a integrarsi nelle filiere produttive globali.

Più tecnologie avanzate

Anche per quanto riguarda i progressi dell’Ue nel campo delle tecnologie, Panetta non è sembrato soddisfatto e ha spiegato che in una fase in cui “la tecnologia è soggetta a misure protezionistiche, è essenziale che gli investimenti in questo campo tengano il passo con quelli di altri grandi paesi, privilegiando settori all’avanguardia quali la robotica, le infrastrutture digitali di comunicazione, l’esplorazione spaziale, le biotecnologie e l’intelligenza artificiale”.

“È auspicabile l’ingresso di aziende europee nello sviluppo di questa tecnologia – replica Panetta -. Iniziative comuni tra operatori di diversi paesi consentirebbero di reperire più agevolmente le enormi risorse finanziarie necessarie per competere con i produttori esteri e di fare leva sulla ricerca scientifica di eccellenza condotta nell’intera Unione; permetterebbero inoltre di contrastare il potere di mercato dei giganti tecnologici esteri”.

È sul fronte della tecnologia che si giocherà la partita del futuro, per noi come per il resto d’Europa. “Servirà valorizzare la ricerca, accompagnare il sistema produttivo nella sua trasformazione proteggendo i più svantaggiati, creare un ambiente normativo, economico e finanziario che favorisca
l’assunzione di rischi imprenditoriali nei settori innovativi e che limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori”.

Una risposta comune

Quello che in sintesi l’Unione europea necessita è una “risposta comune”. Gli Stati membri sono chiamati anche a decidere su difesa, ambiente, immigrazione, formazione e finanza. Tutti aspetti che richiederanno un impegno finanziario ingente: “per le sole transizioni climatica e digitale e per la spesa militare al 2% del Pil, la Commissione europea stima un fabbisogno di investimenti pubblici e privati di oltre 800 miliardi ogni anno fino al 2030. È pertanto necessario, nell’interesse collettivo, realizzare iniziative a livello europeo”.

Immancabile un auspicio per l’Italia che deve, secondo Panetta, tornare a contare in Europa perché “ha concorso a fondare l’Unione europea e ora può e deve concorrere al suo progresso. È con la forza di questa prospettiva che dobbiamo guardare con fiducia al futuro”.