L’accordo sul futuro dei lavoratori europei impiegati nel gas è al capolinea

La mancata intesa tra Eurogas e i sindacati segna una battuta d'arresto per la transizione energetica e la riqualificazione professionale nel settore
3 settimane fa
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Operai Gas Canva

Pare sia al capolinea l’accordo tra l’industria del gas europea Eurogas e i sindacati dei lavoratori di settore. La riqualificazione professionale per chi si trova in ambiti lavorativi vicini alla dimissione, in vista della transizione verso un’energia più pulita, potrebbe non ricevere supporto dalla Commissione europea.

Questo accordo, noto come Just Transition European Framework Agreement, mirava a garantire la protezione dei posti di lavoro e opportunità di formazione per chi avrebbe potuto subire licenziamenti a causa della diminuzione dell’uso di combustibili fossili.

Le trattative, sostenute dalla Commissione Europea, si sono interrotte dopo cinque round di negoziati, con Eurogas, l’associazione che rappresenta le aziende del gas, che pare abbia deciso di non firmare l’accordo per motivi legali. E ciò rappresenta una battuta d’arresto per i piani di decarbonizzazione dell’Ue.

Che fine fanno i lavoratori?

Il Just Transition European Framework Agreement è stato progettato per affrontare le sfide occupazionali legate alla riduzione dell’uso di combustibili fossili e, quindi, la dismissione di interi comparti lavorativi annessi. non è riuscito a ottenere il consenso durante le trattative che si sono svolte nel corso dell’estate.

Le discussioni, sostenute dalla Commissione Europea, erano iniziate a metà 2023 e avevano visto la partecipazione dei sindacati e dell’associazione che rappresenta oltre 100 aziende del settore, tra cui nomi di peso come Shell e TotalEnergies. Nonostante cinque round di negoziati, le parti non sono riuscite a trovare un accordo, con Eurogas che ha concluso che l’intesa presentava troppe implicazioni legali.

L’accordo, riporta il Financial Times, avrebbe rappresentato il primo impegno vincolante a livello continentale tra lavoratori e aziende fossil-fuel, mirato a proteggere i posti di lavoro e a garantire opportunità di formazione in un periodo di cambiamenti radicali.

“È una perdita per i lavoratori del gas in Europa e un’opportunità mancata per sviluppare risposte specifiche alle sfide del settore”, ha commentato al FT un rappresentante di IndustriALL, la federazione sindacale globale che ha partecipato, tra le altre, ai negoziati.

L’impegno europeo

La Commissione Europea ha espresso rammarico per la situazione, sottolineando l’importanza di proseguire il dialogo tra le parti per promuovere una transizione equa nel settore energetico, compresa quella del personale e del capitale umano. Eurogas ha dichiarato che, nonostante il fallimento del framework di riferimento, è pronta a esplorare alternative come un memorandum d’intesa per stabilire buone pratiche con le quali aiutare i lavoratori.

L’accordo avrebbe interessato lavoratori in diversi ruoli, dai campi di gas offshore alle infrastrutture di stoccaggio e installazione domestica di impianti a gas. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente annunciato l’intenzione di presentare una “roadmap per lavori di qualità”, sottolineando l’impegno dell’Ue a garantire transizioni lavorative eque e sostenibili.

Con l’obiettivo di raggiungere emissioni Neet Zero entro il 2050, il futuro dei lavoratori del gas e della loro riqualificazione professionale rimane incerto, in un contesto dove la transizione energetica è più che mai necessaria.

Gli ostacoli alla transizione green

Secondo il think tank European Council on Foreign Relations, l’opposizione di destra in crescita in Europa ha proprio la transizione green come nemico. In “Power to the People: How the EU’s Energy Transition Can Help Fight the Greenlash” di Szymon Kardaś, appena pubblicato, si analizza come – nonostante le sfide politiche e sociali siano in aumento – la transizione energetica è vista come una scelta pragmatica per affrontare preoccupazioni economiche, di sicurezza energetica e ambientali.

L’azione climatica dell’Ue, scrivono gli analisti, è ostacolata da movimenti populisti che vedono il Green Deal come un progetto ideologico costoso. Tuttavia, c’è ancora un ampio sostegno pubblico per l’obiettivo europeo di raggiungere zero emissioni nette di carbonio entro il 2050. L’Ue ha aumentato l’uso delle rinnovabili, migliorato l’efficienza energetica e sviluppato tecnologie pulite. Nel 2023, la quota di energie rinnovabili nella produzione di elettricità dell’Ue ha superato il 40%.

Ostacoli politici, di investimento e tecnologici devono essere superati per far percepire al pubblico i benefici della transizione. La necessità di migliorare le reti elettriche e l’efficienza energetica è cruciale per raggiungere gli obiettivi del 2030. L’Ue, continuano i ricercatori, deve migliorare le strategie di comunicazione per enfatizzare i benefici economici e di sicurezza della transizione energetica.

L’Ue dovrebbe supportare gli Stati membri con economie ad alta intensità di carbonio per adottare piani di decarbonizzazione ambiziosi. La cooperazione internazionale per l’approvvigionamento di materie prime critiche è essenziale.

La transizione energetica si configura, quindi, come una scelta pragmatica che porterà benefici economici e di sicurezza a lungo termine. Tuttavia, per avere successo, Bruxelles e i suoi Stati membri devono comunicare meglio, prioritizzare gli investimenti e completare gli obiettivi già stabiliti.

E il mancato accordo per i lavoratori potrebbe diventare il cavallo di Troia di una politica green che ha una giusta causa, ma troppe controversie da affrontare.

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