La Corte Ue annulla la decisione della Bce: niente congelamento della quota per Fininvest

Nel 2016 aveva impedito a Silvio Berlusconi di detenere una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum
2 settimane fa
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Silvio Berlusconi ed Ennio Doris insieme
Silvio Berlusconi con il fondatore di Banca Mediolanum, Ennio Doris_fotogramma

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha annullato la decisione della Bce, che nel 2016 aveva impedito a Silvio Berlusconi di detenere una partecipazione qualificata in Banca Mediolanum. La vicenda ruotava attorno alla quota del 30% di Mediolanum detenuta da Fininvest, bloccata per la parte eccedente il 9,9% a causa della presunta mancanza dei requisiti di onorabilità di Berlusconi, in seguito alla condanna per frode fiscale del 2013.

Questa condanna aveva già portato, nel 2014, all’intervento di Banca d’Italia, che impose la sospensione dei diritti di voto e la cessione delle quote eccedenti il 9,9% di Mediolanum detenute da Fininvest. Tuttavia, il Consiglio di Stato annullò la condanna nel 2016, aprendo la strada a una revisione del caso. Una decisione che non fece cambiare idea a Francoforte: la Bce continuò a sostenere che la quota eccedente dovesse essere ceduta.

Il travisamento della Bce e la reazione della Corte di Giustizia

La Banca Centrale Europea ha basato la sua decisione sul fatto che Berlusconi, dopo il 2016, avrebbe acquisito una partecipazione qualificata nella banca, un’interpretazione che in queste ore la Corte di Giustizia ha giudicato errata. Il punto focale della sentenza riguarda il travisamento del contesto giuridico: Berlusconi non ha “acquisito” una nuova partecipazione qualificata nel 2016, ma ha semplicemente mantenuto quella acquisita ben prima dell’introduzione delle norme Ue su cui si basava la decisione di Francoforte. Secondo la Corte, queste norme non possono essere applicate retroattivamente. Da qui, l’annullamento della decisione della Bce.

La sospensione dei diritti di voto: un caso di conformità con le regole europee

Nel 2014, quando Banca d’Italia intervenne sospendendo i diritti di voto di Fininvest, la decisione si basava sul fatto che la condanna di Berlusconi comprometteva i suoi requisiti di onorabilità. Tuttavia, tale decisione non comportava la vendita immediata delle quote. La Corte di Giustizia europea ha spiegato che la cessione delle azioni doveva avvenire solo entro un termine di 30 mesi, e solo tramite un fiduciario incaricato della vendita, cosa che di fatto non si realizzò poiché il Consiglio di Stato annullò la condanna prima della scadenza di tale termine.

Le implicazioni della sentenza per il sistema bancario europeo

La sentenza della Corte di Giustizia ha un impatto significativo non solo per Berlusconi, ma anche per il sistema bancario europeo. Ribadisce che le norme europee devono essere applicate nel rispetto del principio di non retroattività, un pilastro del diritto europeo. Questo significa che le istituzioni finanziarie, inclusa la Bce, devono attenersi rigorosamente al quadro giuridico in vigore al momento in cui una partecipazione viene acquisita, senza applicare norme successive.

Questo principio ha una ampia portata, perché implica che le autorità di vigilanza non possono opporsi a partecipazioni qualificate solo perché nuove norme impongono requisiti più stringenti. Nel caso di Berlusconi, la Bce non poteva usare le disposizioni del 2016 per bloccare una partecipazione acquisita in un periodo in cui quelle norme non erano ancora valide.

La conclusione di una lunga battaglia legale

Con questa sentenza, la Corte di Giustizia chiude una vicenda che ha radici nel sistema di governance delle banche italiane e nelle relazioni complesse tra diritto nazionale ed europeo. La disputa ha sollevato questioni fondamentali sul modo in cui le istituzioni europee interagiscono con le leggi nazionali, e su come Francoforte esercita il suo ruolo di supervisore del settore bancario. Il caso Berlusconi è ora un esempio concreto dei limiti che ha l’organo presieduto da Christine Lagarde.

Non si tratta di una vicenda utile solo per la famiglia Berlusconi. Il chiarimento di Lussemburgo rafforza la tutela dei diritti di coloro che detengono partecipazioni qualificate perché offre una maggiore prevedibilità nel quadro delle regolamentazioni finanziarie. La certezza del diritto è un caposaldo dello Stato di diritto, e in questo senso si è mossa l Cgue.

Il successo di Media For Europa, fondata da Silvio Berlusconi

Nel quadro della vicenda Mediolanum, vale la pena considerare anche il successo di Media For Europe (Mfe), il gruppo media fondato da Silvio Berlusconi. A differenza di molte altre realtà italiane nel settore media, come il tentativo della francese Bolloré in Italia, Mfe si distingue per le sue ambizioni paneuropee e i risultati che sta ottenendo.

Attraverso acquisizioni strategiche e consolidamenti del mercato, Media For Europe ha infatti dimostrato di essere uno dei pochi gruppi italiani capaci di espandersi su scala europea, un esempio di visione imprenditoriale che integra diverse piattaforme mediatiche europee.
Rispetto ai tentativi di Bolloré Group, che ha cercato di entrare nel mercato italiano senza riuscire a stabilire una presenza solida, Mfe sta dimostrando di interpretare correttamente i bisogni del mercato europeo, mantenendo al contempo una base solida in Italia.

Mfe continua a rappresentare un esempio di leadership strategica capace di superare i confini nazionali e affermarsi in un contesto europeo competitivo, mentre tiene banco l’atavica questione: bisogna puntare sui campioni europei o aumentare la concorrenza tra le aziende comunitarie?