Crisi idrica in Europa: ecco la strategia per affrontarla

La Water Resilience Strategy dell’Ue si propone di rigenerare gli ecosistemi idrici, costruire un’economia water-smart e rafforzare la sicurezza collettiva
3 settimane fa
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Non si tratta più solo di siccità estive o allagamenti eccezionali: l’acqua, in Europa, è diventata una risorsa a rischio strutturale. Una minaccia che incombe sul continente, e la Commissione Europea risponde con una mossa ambiziosa e sistemica: la Strategia europea per la resilienza dell’acqua. In un contesto in cui il 30% del territorio Ue affronta carenze idriche ogni anno, e dove solo il 37% dei corpi idrici di superficie gode di uno stato ecologico buono, Bruxelles prende atto che la gestione idrica non può più essere lasciata alle logiche frammentate del passato.

La posta in gioco è altissima: salute pubblica, sicurezza alimentare, competitività economica e coesione territoriale. “L’acqua è vita”, ha dichiarato la presidente Ursula von der Leyen, “e la resilienza idrica è fondamentale per cittadini, agricoltori, ambiente e imprese”. Con oltre 30 azioni concrete, la nuova strategia punta a rimettere al centro un bene che abbiamo dato per scontato troppo a lungo.

Risanare il ciclo idrico europeo

Il primo pilastro della Strategia europea per la resilienza dell’acqua è anche il più urgente: ripristinare e proteggere il ciclo dell’acqua, dalla sorgente al mare. L’obiettivo è ambizioso, ma imprescindibile: fermare la spirale di degrado ambientale che colpisce le risorse idriche europee, minacciate da inquinamento diffuso, consumo eccessivo e artificializzazione del suolo.

A guidare questa trasformazione sarà l’attuazione rafforzata della normativa esistente, a partire dalla Direttiva Quadro sulle Acque e dalla Direttiva sulle Alluvioni, che troppo spesso hanno sofferto di applicazione disomogenea tra gli Stati membri. La Commissione si impegna ora a promuovere un’applicazione più efficace e sinergica, lavorando in stretto contatto con autorità locali, regioni e stakeholder.

Ma non si tratta solo di leggi. La strategia punta anche su soluzioni basate sulla natura, per migliorare la capacità dei territori di trattenere acqua e di assorbire gli shock climatici: ripristino di zone umide, riforestazione, protezione delle aree sorgive. La logica è quella del “dalla sorgente al mare”, che considera l’intero bacino idrografico come un ecosistema unico da rigenerare.

Un capitolo chiave riguarda poi la lotta all’inquinamento, con un’attenzione particolare ai contaminanti emergenti come i Pfas, sostanze chimiche “eterne” che si accumulano nell’ambiente e nella catena alimentare con gravi impatti sulla salute. La Commissione intende rafforzare il monitoraggio e ridurre la presenza di questi composti nelle acque potabili, anche grazie al sostegno della nuova Water Academy europea.

Il ripristino del ciclo dell’acqua è insomma la base ecologica senza la quale ogni altra misura rischia di fallire. Un obiettivo che non si raggiunge senza coordinamento tra livelli di governo, investimenti significativi e un deciso cambio di mentalità nei consumi e nell’uso del suolo.

Verso un’economia idrica intelligente

La seconda direttrice della Strategia europea mette al centro un concetto chiave: l’economia dell’acqua. In un contesto in cui cinque dei dieci maggiori rischi globali per le imprese sono legati all’acqua, la resilienza idrica diventa un fattore competitivo strategico.

L’Ue punta a costruire una vera e propria “water-smart economy”, capace di attrarre investimenti, innovare e ridurre drasticamente gli sprechi. Il primo passo concreto è la Raccomandazione sulla Efficienza Idrica, pubblicata insieme alla strategia, che invita gli Stati membri a migliorare l’efficienza idrica di almeno il 10% entro il 2030. Un obiettivo ambizioso, ma necessario, se si considera che le perdite idriche nei sistemi di distribuzione variano oggi dal 8% al 57% a seconda del Paese.

Per questo, la Commissione spinge su investimenti pubblici e privati per ammodernare le infrastrutture, ridurre le perdite, digitalizzare i sistemi di monitoraggio e incentivare l’uso di tecnologie avanzate. I contatori intelligenti, l’uso di Ai e dati satellitari per rilevare perdite e prevedere carenze, e le soluzioni circolari per il riutilizzo delle acque reflue rappresentano strumenti concreti già disponibili.

Ma non si tratta solo di tecnologia. L’economia dell’acqua significa anche formazione e competenze. Qui entra in gioco la Water Academy europea, che formerà professionisti e imprenditori con competenze nei settori del riuso idrico, dell’irrigazione di precisione, della desalinizzazione e del trattamento dei reflui. L’obiettivo è colmare i gap di capacità oggi presenti in molti territori europei, e favorire il trasferimento tecnologico dal laboratorio al mercato.

Il potenziale economico è enorme. L’industria europea dell’acqua genera già 107 miliardi di euro l’anno e dà lavoro a 1,7 milioni di persone. Con il 40% dei brevetti mondiali sulle tecnologie idriche, l’Europa ha tutti gli strumenti per guidare la transizione verso un’economia più intelligente e sostenibile, a patto di investire ora.

Acqua pulita e accessibile per tutti

L’acqua non è solo una risorsa: è un diritto. Garantirne l’accesso equo e sicuro è il terzo pilastro della Strategia europea per la resilienza idrica. Una sfida che tocca da vicino la vita quotidiana di milioni di cittadini, ma anche le fondamenta sanitarie e sociali dell’Unione.

Oggi, gli inquinanti persistenti – tra cui i famigerati Pfas – minacciano la qualità dell’acqua potabile in molte regioni europee, con costi sanitari stimati tra i 52 e gli 84 miliardi di euro all’anno. Inoltre, la pressione crescente su fiumi, falde e bacini mette a rischio la continuità dell’approvvigionamento, soprattutto nelle aree rurali e nelle zone a rapido sviluppo urbano.

La strategia propone una risposta articolata. Da un lato, punta sulla consapevolezza e l’educazione: i cittadini devono essere coinvolti attivamente nella riduzione dei consumi, nell’adozione di buone pratiche e nella comprensione del valore dell’acqua. Saranno promossi programmi di scambio di buone pratiche, campagne informative settoriali e incentivi per la riqualificazione domestica ed edilizia.

Dall’altro, si introduce una visione più equa e trasparente della tariffazione idrica, per garantire l’accesso a prezzi sostenibili e, allo stesso tempo, incoraggiare l’uso responsabile della risorsa. La sfida è duplice: evitare disparità territoriali e rendere il prezzo dell’acqua uno strumento di giustizia ambientale, non di esclusione sociale.

Infine, la strategia rilancia il ruolo internazionale dell’Ue, rafforzando cooperazione e partenariati globali attraverso il programma Global Gateway. L’Europa si propone come leader nella promozione della resilienza idrica su scala mondiale, condividendo conoscenze, tecnologie e buone pratiche.

Le leve per il cambiamento sistemico

Per trasformare questa strategia ambiziosa in realtà tangibile, la Commissione ha identificato cinque aree abilitanti che fungono da motore della trasformazione. È in questi ambiti che si gioca la partita della governance multilivello, della mobilitazione finanziaria, e dell’innovazione diffusa.

La prima leva è la governance. Per superare le frammentazioni attuali, verranno istituiti dialoghi strutturati con gli Stati membri e scambi regolari con regioni, città e autorità idriche. L’obiettivo è identificare ostacoli normativi, promuovere buone pratiche e rafforzare la cooperazione transfrontaliera, semplificando al contempo le regole europee dove necessario.

Sul fronte finanziario, il piano prevede un forte impegno della BEI, che mobiliterà oltre 15 miliardi di euro nel triennio 2025-2027 attraverso un nuovo programma dedicato all’acqua e una Sustainable Water Advisory Facility. Accanto ai fondi di coesione, saranno sperimentati crediti per la natura e strumenti per attrarre investimenti privati.

La terza area è la digitalizzazione. Un Piano d’Azione europeo coordinerà l’adozione di soluzioni smart, sfruttando l’Ai per ottimizzare consumi, rilevare perdite, prevedere eventi estremi. L’integrazione di dati da Copernicus, Internet of Things e Gis consentirà decisioni più rapide e accurate a ogni livello.

Quarto asse: ricerca e innovazione. La Commissione lancerà una strategia R&I specifica per la resilienza idrica, con il coinvolgimento del settore privato, delle università e della neonata Water Academy. L’obiettivo è creare un ecosistema dove le innovazioni, dalla desalinizzazione al trattamento avanzato dei reflui, trovino applicazione reale.

Infine, la sicurezza: l’Ue potenzierà i sistemi di allerta precoce per siccità e alluvioni, migliorando il coordinamento tra livelli istituzionali e rafforzando l’uso di dati in tempo reale. Sarà creato un Water Thematic Hub nell’ambito di Copernicus, che fungerà da sportello unico per tutti i dati ambientali legati all’acqua.

In sintesi, la strategia non è solo un elenco di buoni propositi, ma un progetto sistemico con visione, strumenti e risorse per cambiare davvero il modo in cui l’Europa gestisce la sua risorsa più preziosa.