Un mercato per la natura: la nuova frontiera della sostenibilità in Europa

I crediti di natura potrebbero diventare il nuovo strumento europeo per integrare ambiente e finanza. L'analisi dello studio legale A&O Shearman
3 settimane fa
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Articolo a cura di Roberta Errico, Francesco Pio Falcone, Maria Chiara Costantini ed Elisa Goetz, A&O Shearman

La difesa dell’ambiente e della biodiversità sono un impegno primario nell’agenda dell’Unione Europea, come si evince dai suoi trattati e dalle sue politiche ambiziose come il Green Deal e la Strategia per la Biodiversità al 2030. Eppure, nonostante gli sforzi, la biodiversità del nostro continente continua a erodersi: habitat preziosi e specie uniche sono minacciati da un modello di sviluppo che spesso non lascia spazio alla natura. I tradizionali strumenti pubblici e le regolamentazioni, per quanto fondamentali, non bastano più. Serve un cambio di passo, un’innovazione capace di coinvolgere anche il settore privato nella grande sfida della tutela ambientale.

Dai trattati ai mercati: la svolta dei crediti di natura

Negli ultimi anni, l’UE ha deciso di puntare su strumenti innovativi per attrarre investimenti privati nei progetti di ripristino ambientale. È in questo contesto che nascono i “crediti di natura”, un meccanismo di mercato pensato per premiare chi si impegna concretamente nella protezione degli ecosistemi. L’idea è stata lanciata dalla Presidente Ursula Von der Leyen nel settembre 2024, durante la Nature Conference di Monaco, ispirandosi al mercato europeo delle emissioni di carbonio (ETS). Come noto, l’ETS è il sistema dei crediti di carbonio, vale a dire certificati che attestano l’equivalente di una tonnellata di CO2 o di gas serra non emessa o rimossa dall’atmosfera e che sono generati da progetti, quali la riforestazione, la gestione agricola sostenibile o l’adozione di energie rinnovabili. Una volta certificati, i crediti vengono venduti sul mercato, dove le aziende li acquistano per compensare le proprie emissioni residue. Il valore di ogni credito dipende dall’impatto e dalla qualità del progetto che lo ha generato. La proposta è stata sostenuta dalla Commissaria UE per il Clima Jessika Roswall e mira a creare un vero e proprio mercato strutturato dei crediti di natura, capace di mobilitare capitali privati per la biodiversità.

Cosa sono i crediti di natura?

Si tratta di un certificato che attesta un risultato positivo e misurabile per la natura. Secondo la Biodiversity Credits Alliance[1], si tratta di un’unità di “biodiversity outcome” – un beneficio concreto, duraturo e aggiuntivo rispetto a ciò che sarebbe accaduto senza l’intervento. In pratica, è la differenza che intercorre tra un determinato contesto con o senza l’attività che conferisce i crediti. Il credito può derivare dal miglioramento di uno stato di biodiversità, dalla prevenzione di un suo declino futuro o dal mantenimento di un ecosistema intatto. A differenza dei crediti di carbonio, che si concentrano sulla riduzione delle emissioni di CO2, i crediti di natura abbracciano una gamma più ampia di benefici: dal ripristino delle zone umide alla riforestazione, dalla protezione di specie in pericolo al miglioramento della salute del suolo.

Come funziona il mercato dei crediti di natura

Il sistema proposto si basa sulla partecipazione volontaria. Proprietari terrieri, agricoltori o organizzazioni di conservazione realizzano progetti per migliorare habitat naturali. Valutatori indipendenti certificano i risultati, misurando l’aumento della biodiversità o dei servizi ecosistemici. Una volta verificato il successo, vengono emessi i crediti di natura, che possono essere venduti sul mercato. Gli acquirenti sono le aziende desiderose di compensare i propri impatti ambientali e di rafforzare la propria immagine di responsabilità sociale.

Ogni credito corrisponde a un risultato specifico e verificabile, come la creazione di un nuovo habitat o l’aumento della popolazione di una specie. I fondi raccolti vengono reinvestiti in ulteriori progetti di conservazione, innescando un circolo virtuoso. È importante distinguere questi crediti dalle compensazioni tradizionali: qui non si tratta solo di “pareggiare” un danno, ma di generare un impatto positivo e aggiuntivo.

Esperienze dal mondo

Il mercato dei crediti di natura non è solo teoria. Esempi di applicazione pratica del sistema dei crediti di natura sono già stati riscontrati in Nuova Zelanda, dove le “sustainable development units” hanno finanziato la gestione di 83 ettari del santuario del monte Maungatautari. In Colombia, ogni credito volontario di biodiversità (VBC) vale 30 euro e garantisce trent’anni di conservazione o ripristino di dieci metri quadrati di foresta pluviale. Questi esempi dimostrano che il sistema può funzionare, generando benefici concreti per la natura e per le comunità locali.

I vantaggi di un mercato europeo dei crediti di natura

L’introduzione di un mercato dei crediti di natura in Europa potrebbe rivoluzionare il modo in cui finanziamo la tutela ambientale. Ecco alcuni dei principali benefici:

Nuove risorse finanziarie: il mercato integra i limitati fondi pubblici, attirando capitali privati verso progetti di ripristino.

Valorizzazione dei servizi ecosistemici: attribuendo un valore economico alla natura, si creano incentivi concreti per la sua protezione da parte di investitori privati.

Responsabilità e trasparenza: le aziende sono spinte a rendere conto dei propri impatti ambientali e a investire in soluzioni sostenibili.

Innovazione: la competizione tra progetti stimola lo sviluppo di nuove tecniche e tecnologie per la conservazione.

Le sfide da affrontare

L’istituzione di questo mercato su base volontaria solleva la questione di come incentivare concretamente la partecipazione delle aziende. È inoltre necessario sviluppare un’infrastruttura efficace e affidabile che consenta lo scambio dei crediti su tale mercato. Un’ulteriore sfida riguarda la definizione di criteri chiari per la misurazione della biodiversità e la creazione di uno standard globale e solido per i crediti di natura. Questo è fondamentale sia per prevenire fenomeni di greenwashing, ovvero la presentazione ingannevole delle proprie pratiche come più ecologiche e sostenibili di quanto siano realmente, sia per evitare che le aziende utilizzino questi strumenti in modo eccessivamente disinvolto al fine di eludere altre misure più onerose.

Conclusioni: un’opportunità da cogliere

La proposta di un mercato europeo dei crediti di natura rappresenta una svolta coraggiosa e necessaria. Sfruttando la forza dei mercati e la creatività del settore privato, l’UE può sbloccare nuove risorse per la conservazione e integrare i valori ambientali nelle scelte economiche. Se ben progettato e gestito, questo sistema potrebbe diventare un modello per il resto del mondo e uno strumento chiave nella lotta globale contro la perdita di biodiversità. Seppur adesso il meccanismo è in fase embrionale, si attende una proposta concreta per l’estate 2025, a seguito anche dei confronti con i diversi stakeholders per comprendere quali siano i fattori che potrebbero stimolarne la domanda, elemento cruciale per l’attuazione del nuovo sistema.


[1] Secondo quanto previsto dall’ Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione dello sviluppo sostenibile a livello globale (United Nations Development Programme – UNDP), la Biodiversity Credits Alliance si occupa di sviluppare, coordinare e promuovere standard e linee guida per i cosiddetti “crediti di biodiversità” a livello globale.