Strategie, risorse e alleanze: l’Europa prepara la sua difesa

Summit informale a Bruxelles dei leader Ue per discutere le priorità strategiche della difesa europea, i finanziamenti e il rafforzamento delle partnership internazionali
18 ore fa
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Difesa Militare Ue

Incontro informale dei leader dell’Unione Europea al Palais d’Egmont di Bruxelles per parlare di difesa. Il vertice nasce dall’esigenza di avviare una discussione aperta e franca tra i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue su tre aspetti fondamentali: le priorità strategiche della difesa comune, le modalità di finanziamento delle necessarie risorse e il rafforzamento delle partnership internazionali. Come sottolineato dal presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, l’Unione non parte da zero: il lavoro avviato a Versailles nel 2022 aveva già stabilito il principio che l’Europa dovesse assumersi una maggiore responsabilità nella propria sicurezza.

L’evento, concepito come un brainstorming più che come un vertice decisionale, si tiene in un contesto geopolitico teso, segnato dalla guerra in Ucraina, dalle minacce commerciali degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump e dall’esigenza di un maggiore coordinamento con la Nato. Per la prima volta, il summit è interamente dedicato alla difesa, a testimonianza dell’urgenza con cui l’Europa deve rispondere alle nuove sfide internazionali. L’Alta rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue, Kaja Kallas, ha rimarcato come l’obiettivo del 2% del PIL per la spesa in difesa, fissato nel 2014, non sia più sufficiente e richieda uno sforzo ulteriore per garantire la sicurezza del continente.

Il dibattito sulle capacità militari e sulle risorse finanziarie

Uno dei temi centrali dell’incontro è l’analisi delle capacità militari necessarie per rendere l’Europa un attore più autonomo nel settore della difesa. La discussione parte dalla necessità di individuare quali asset critici debbano essere sviluppati o potenziati, per poi esaminare le modalità di finanziamento e il coordinamento con la Nato. La cooperazione con l’alleanza atlantica rimane un punto chiave, come dimostrato dalla presenza al vertice del segretario generale della Nato, Mark Rutte, e del primo ministro britannico, Keir Starmer, segnando un momento di dialogo a 28 che include anche il Regno Unito post-Brexit.

Sul piano finanziario, una delle ipotesi più dibattute riguarda la possibilità di modificare il mandato della Banca Europea per gli Investimenti per consentirle di finanziare progetti nel settore della difesa. L’idea è sostenuta da 19 Stati membri (tra cui l’Italia), che hanno presentato una lettera congiunta alla Commissione Europea. Tuttavia, il dibattito è acceso: alcuni paesi temono che un maggiore coinvolgimento della Banca Europea per gli Investimenti possa mettere a rischio il suo rating di credito AAA, compromettendo la sua capacità di finanziamento a lungo termine. Anche l’idea di emettere nuovo debito comune per la difesa, sulla scia del Next Generation EU, trova resistenze, in particolare da parte dei paesi del Nord Europa.

La cooperazione tra Ue, Nato e Regno Unito

La cooperazione con la Nato e il rafforzamento dei legami con il Regno Unito sono temi centrali del vertice. La presenza di Mark Rutte e Keir Starmer sottolinea l’importanza di mantenere una stretta collaborazione con i principali alleati transatlantici. Kallas ha ribadito che “la difesa europea è strettamente collegata alla Nato” e che una cooperazione più intensa è necessaria per affrontare le minacce comuni.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha riacceso le tensioni commerciali tra Ue e Stati Uniti, ma i leader europei hanno sottolineato l’importanza di mantenere un dialogo costruttivo. Kallas ha evidenziato che “una guerra commerciale non beneficia nessuno” e che “Europa e America hanno bisogno l’una dell’altra”.

La collaborazione con il Regno Unito, dopo la Brexit, rappresenta una sfida e un’opportunità. La partecipazione di Starmer al vertice segna un passo importante verso un maggiore coordinamento in materia di difesa e sicurezza. Entrambe le parti riconoscono l’importanza di lavorare insieme per affrontare le sfide comuni.

La difesa dell’UE in cifre

Negli ultimi anni, la spesa per la difesa nell’Ue ha registrato una crescita significativa. Tra il 2021 e il 2024, la spesa totale degli Stati membri è aumentata di oltre il 30%, raggiungendo una quota stimata di 326 miliardi di euro nel 2024, pari all’1,9% del PIL dell’Ue. Si prevede un ulteriore aumento di 100 miliardi di euro entro il 2027.

Prendendo in considerazione i 23 Stati membri dell’Ue che sono anche membri della Nato, la spesa per la difesa ha raggiunto l’1,99% nel 2024 e dovrebbe toccare il 2,04% nel 2025. Gli investimenti nel settore della difesa stanno crescendo a un ritmo eccezionale, raggiungendo un importo record di 102 miliardi di euro nel 2024.

Oltre l’80% degli investimenti è stato destinato agli appalti di nuovi prodotti per la difesa, evidenziando la necessità di modernizzare le forze armate europee. I settori che stanno beneficiando maggiormente di questi investimenti includono la cybersicurezza, con uno stanziamento di 15 miliardi di euro nel 2024, e la difesa aerea e missilistica, che ha ricevuto finanziamenti pari a 28 miliardi di euro. Inoltre, sono stati destinati 12 miliardi di euro a progetti per migliorare la mobilità militare e le infrastrutture logistiche.

La spesa per la difesa ha anche importanti ricadute economiche, generando posti di lavoro e stimolando l’innovazione tecnologica. Si stima che il settore della difesa europeo dia lavoro a oltre 2 milioni di persone, tra personale direttamente impiegato e attività correlate. Gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico stanno contribuendo a rafforzare la competitività del comparto industriale europeo.

Il futuro della difesa europea

Se il summit di oggi non prevede conclusioni formali, è chiaro che le decisioni prese nei prossimi mesi saranno determinanti per il futuro della difesa europea. L’elaborazione di un Libro Bianco sulla Difesa, come auspicato dal presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, rappresenterà un passaggio essenziale per definire una strategia chiara e condivisa. La questione principale resta il finanziamento: il rapporto Draghi suggerisce che il raggiungimento della soglia del 2% del PIL da parte di tutti gli Stati membri libererebbe circa 60 miliardi di euro aggiuntivi per la difesa, una cifra significativa ma che potrebbe non essere sufficiente se l’Europa vuole competere con potenze come Stati Uniti e Cina.

Il dibattito su un maggiore ruolo della Banca Europea per gli Investimenti e su altre forme di finanziamento proseguirà nei prossimi mesi, così come quello sull’armonizzazione delle politiche industriali e sugli investimenti nella produzione di equipaggiamenti militari. La necessità di un’industria della difesa più integrata e meno frammentata è evidente, così come il bisogno di superare le divisioni tra gli Stati membri per costruire una politica di sicurezza realmente efficace.