Mentre il ruolo di Giorgia Meloni come ponte tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti sembra perdere slancio (Donald Trump è stato chiaro: “Tratteremo con l’Ue come singolo blocco”), quello di Pedro Sánchez che avvicina l’Europa alla Cina potrebbe decollare.
Incontrando il leader spagnolo, Xi Jinping ha invitato Bruxelles a reagire, insieme al Dragone, al “bullismo unilaterale degli Usa”: “La Cina è pronta a costruire un partenariato strategico completo con la Spagna più focalizzato e dinamico, utile a migliorare il benessere tra i due popoli” e “a dare impeto alle relazioni tra Cina e Ue”, ha detto il presidente cinese. Come riportato dall’agenzia statale Xinhua, per Xi Cina e Ue “dovrebbero farsi carico delle proprie responsabilità internazionali, mantenere insieme la tendenza della globalizzazione economica e l’ambiente del commercio internazionale, e resistere insieme alle prepotenze unilaterali”.
Poche ore dopo (questa mattina), la Cina ha risposto nuovamente a Trump alzando i dazi sulle importazioni Usa al 125%.
È l’inizio di una nuova era geopolitica e commerciale?
Il viaggio di Sanchez a Pechino
Mercoledì 9 aprile, durante la sua visita a Ho Chi Minh City, in Vietnam, Sánchez ha definito la scelta Usa di sospendere i dazi per 90 giorni “una porta verso la negoziazione e l’accordo tra i Paesi”. Di lì a poco avrebbe incontrato Xi Jinping, leader dell’unico Paese a cui Trump non ha concesso la moratoria e, anzi, ha presentato tariffe doganali ancora più alte.
Prima della visita, la Casa Bianca ha diffidato il governo spagnolo dall’avvicinarsi a Pechino. In un’intervista rilasciata a Fox News, il segretario al Tesoro Scott Bessent ha dichiarato che guardare come un possibile partner la Cina invece che gli Stati Uniti sarebbe una “scommessa persa per gli europei“. Replicando il registro linguistico del suo presidente, Bessent ha detto che questa scelta, per gli europei, sarebbe come “tagliarsi la gola“.
Le minacce americane non hanno scalfito le intenzioni di Pedro Sánchez.
All’inizio dell’incontro il leader spagnolo ha teso la mano a Xi Jinping assicurando che il suo Paese “lavorerà sempre per promuovere relazioni solide ed equilibrate tra la Cina e l’Ue” perché “un’Europa forte contribuisce anche alla stabilità e alla prosperità mondiale“. Come sottolineato dallo stesso Xi Jinping, non è la prima volta che il leader socialista prova a distendere i rapporti con Pechino. Già a marzo 2023 e nel settembre scorso, Sánchez aveva raggiunto Pechino per evitare una guerra commerciale tra l’Ue e il Dragone. Più volte il presidente spagnolo aveva invitato Bruxelles a non applicare i dazi sulle auto elettriche del Dragone sottolineando il ruolo centrale della Cina nel contesto internazionale. Alla base di questi tentativi ci sono anche gli ottimi rapporti commerciali tra i due Paesi.
Per approfondire: Sanchez va da Xi, ma nel momento sbagliato
Oggi il contesto è cambiato, e la tensione tra Bruxelles e Pechino è diventata secondaria rispetto all’aggressione commerciale degli States. “Se parliamo di ‘tagliarsi la gola a vicenda’, sono proprio gli Stati Uniti che, abusando delle tariffe doganali per minacciare e ricattare il mondo intero, cercano di stringere il collo agli altri Paesi, costringendoli a cedere alla loro politica di intimidazione”, ha detto ieri 10 aprile il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, replicando a Scott Bessent.
L’apertura di Xi
Durante l’incontro nella residenza statale di Diaoyutai, Xi ha teso la mano all’Ue tramite Sánchez: “Di fronte all’evoluzione dei cambiamenti globali, solo con la collaborazione tra Paesi possiamo lavorare per la pace e la stabilità”, ha detto il presidente cinese assicurando che il suo Paese è disposto a “costruire un partenariato strategico globale con la Spagna, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei nostri popoli, dare un impulso alle relazioni sino-europee e contribuire maggiormente alla pace, alla stabilità e allo sviluppo globali”.
Il nemico del mio nemico è mio amico
I dazi di Donald Trump, dunque, potrebbero riuscire laddove il mondo imprenditoriale e la diplomazia avevano fallito, ovvero nel riavvicinare Bruxelles a Pechino. Da mesi Unione europea e Cina hanno iniziato una battaglia commerciale: ai dazi Ue sulle auto elettriche importate dal Dragone sono seguite una serie di contromisure cinesi sui prodotti importati dall’Ue e diversi ricorsi e controricorsi all’Organizzazione mondiale del Commercio.
In poche settimane, il tycoon ha fatto passare in secondo piano le tensioni tra l’Europa e la Cina, entrambe bersagliate dai dazi del presidente americano. D’altronde, in geopolitica vale il concetto per cui “il nemico del mio nemico è mio amico” soprattutto quando il nemico in comune è particolarmente aggressivo. Già Ursula von der Leyen aveva fatto capire le proprie intenzioni a Trump: l’Ue è pronta a cambiare rotta pur di tutelare i propri interessi. Dopo i dazi su acciaio e alluminio annunciati da Trump, la presidente della Commissione, infatti, non aveva escluso “accordi che potrebbero persino espandere i nostri legami commerciali e di investimento“ con la Cina nonostante le tensioni commerciali con Pechino.
Certo, la Casa Bianca non ha trattato l’Ue e la Cina allo stesso modo: ai primi ha ‘concesso’ una sospensione dei dazi di 90 giorni, mentre ha rilanciato la battaglia con Pechino “rea”, secondo l’amministrazione americana, di aver reagito ai dazi di Trump.
La Cina alza i dazi agli Usa dall’84% al 125%
Da quando Donald Trump ha annunciato i dazi, pur preparando le contromisure, Bruxelles ha sempre ribadito di preferire la via delle trattativa. Al contrario Pechino ha ripagato Trump con la stessa moneta, annunciando dazi sui beni importati dagli Usa. I rilanci sulle tariffe continuano ancora oggi.
I dazi americani contro la Cina salgono fino al 145%, riporta Cnbc citando fonti della Casa Bianca. Ai dazi del 125% annunciati da Trump negli scorsi giorni andrebbe sommato il 20% già applicato sul fentanyl. Donald Trump è sicuro che prima o poi la Cina cederà, ma da Pechino arrivano segnali opposti: questa mattina (11 aprile), il Dragone ha rialzato i suoi controdazi sulle importazioni dei beni Usa dall’84% al 125%, come riferito dal ministero delle Finanze cinesi. Le nuove misure entreranno in vigore da domani, sabato 12 aprile.
I due giocatori continuano a tirare la fune, mentre il mondo tiene il fiato sospeso temendo che la corda si spezzi.