Ungheria, Austria e Repubblica Ceca: chi sono i ‘Patrioti d’Europa’ e cosa vogliono

Gli serviranno 23 eurodeputati di almeno sette Paesi per raggiungere il Parlamento europeo e rimescolare le carte in tavola: la data di scadenza è il 4 luglio
2 giorni fa
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Viktor Orban

È nato Patrioti d’Europa. Il nuovo gruppo sovranista a firma ungherese, austriaca e ceca arriva alla vigilia dell’insediamento di Viktor Orbán alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea e si propone come un’alleanza con un “manifesto patriottico”. Presentato come un nuovo progetto politico, i leader si sono riuniti a Vienna. A siglare l’accordo con Orbán c’erano Andrej Babiš, ex primo ministro ceco e da Herbert Kickl, liberl-populista austriaco in forte ascesa.

E mentre in questi giorni si attende l’esito del voto francese con la destra di Marine Le Pen tra i favoriti, Orbán propone il suo “razzo di lancio” per una formazione al Parlamento europeo. Gli serviranno 23 eurodeputati di almeno sette Paesi per raggiungere l’obiettivo e Matteo Salvini già tende la mano con la sua Lega.

I Patrioti d’Europa: chi sono

Ungheria, Austria e Repubblica ceca: mancano altri quattro Stati e un gruppo di estrema destra potrebbe insediarsi al Parlamento europeo. Per raggiungere la meta, potrebbero bastare le trattative in corso tra i neoeletti non già apparentati. Ma di estreme destre in Parlamento non ne mancano. I Conservatori e riformisti dell’Ecr di Giorgia Meloni e Identità e Democrazia nella quale c’è la Lega (rispettivamente 83 e 58 seggi al Pe) potrebbero stabilire alleanze inaspettate e rimescolare le carte in tavola.

Mentre l’Fpo, il partito austriaco di Herbert Kickl è nettamente in testa nei sondaggi d’opinione austriaci in vista delle elezioni parlamentari del 29 settembre, Orbán deve far fronte in Ungheria a una crescente minaccia rappresentata dal nuovo partito di opposizione Tisza, che questo mese ha dichiarato che si sarebbe unito al Ppe al Parlamento europeo.

Cosa vogliono

I Patrioti d’Europa, altro non sono che una risposta politica alle sinistre, considerate dai leader conservatori – e, a quanto pare, anche dagli elettori – inconcludenti o quantomeno non incisive quanto le destre. La sua nascita è da associare a questo vento di destra che spira in tutta l’Ue e che ha fatto sì che in quasi 20 dei 27 Paesi membri vincessero partiti più o meno conservatori.

“L’élite di Bruxelles sta resistendo ed è inaccettabile. Voglio tre cose: pace, ordine e sviluppo”, mentre l’élite a Bruxelles vuole “guerra, migrazione e stagnazione”. E ancora: “Oggi in Europa si consuma più carbone che prima del Green Deal e i prezzi sono molto più alti di prima. Il cambiamento politico è iniziato in Europa perché diversi governi europei hanno dovuto dimettersi a causa del Parlamento europeo. Questa è la prova che la democrazia è possibile solo nel quadro nazionale”, ha scritto il premier ungherese.

Dal 1° luglio al 31 dicembre 2024 il suo governo, inoltre, avrà la presidenza del Consiglio d’Ue e lo slogan scelto è “Make Europe Great Again“, motto associato a Donald Trump e alle presidenziali Usa del 2016 (“Make America Great Again”). Cosa accadrà è ancora da stabilire e i possibili scenari sono stati delineati, intanto, con un occhio alle destre “interne” e uno a quelle transoceaniche, il disegno di Viktor Orbán sembra non essere ancora concluso.

Perché è nato questo gruppo?

Alla base della nascita di questo gruppo c’è la volontà di Orbàn di riprendersi un posto che gli è stato sottratto. Ai negoziati per le nomine dei top jobs europei, insieme alla premier Giorgia Meloni, il leader ungherese ha lamentato la mancanza di una presa in considerazione delle proprie opinioni e ha sostenuto in conferenza stampa, proprio in Italia, che la sua idea di Commissione europea dovrebbe vedere tecnici e profili poco politici. Il riferimento è chiaramente rivolto a Ursula von der Leyen, sul podio di un mandato bis, che con le sue politiche pare non aver convinto – tra gli altri – Ungheria e Italia.

Le “avances” Matteo Salvini

“Da anni la Lega lavora per coinvolgere il maggior numero di partiti che mirano a costruire un’Ue diversa, senza le sinistre che negli ultimi anni hanno distrutto l’Europa e indisponibili a sostenere Ursula Von der Leyen. Vogliamo allargare il più possibile il perimetro di un gruppo forte, patriottico, coeso e contrario a inciuci. Valutiamo molto favorevolmente le parole di altri leader che oggi si sono detti disponibili”. Così Matteo Salvini ha commentato le dichiarazioni di Herbert Kickl leader del Partito delle Libertà austriaco (Fpö), dell’ex primo ministro ceco Andrej Babiš della formazione liberal-populista Ano e del primo ministro ungherese Viktor Orbán. E con questo, non è da escludere che anche l’Italia possa decidere di entrare a far parte dei Patrioti d’Europa.

Le altre possibili adesioni

Intanto, tra le altre possibili adesioni, c’è quella del premier polacco Mateusz Morawiecki che non esclude la partecipazione politica dei suoi restando su un vago “al 50%”. Così come i tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD, 15 seggi al Pe), espulsi prima delle europee da Identità e Democrazie su impulso di Marine Le Pen, a causa delle dichiarazioni naziste di Maximilian Krah, e potenzialmente in rientro in ID se Rassemblement National passasse al gruppo di Orbán.

“Anche se l’AfD non può ancora formare un gruppo parlamentare congiunto con Fidesz in questo momento, ciò apre nuove opportunità per l’AfD di collaborare con altri partiti, poiché il panorama partitico di ECR e ID nel suo complesso è in continua evoluzione”, ha detto all’AFP una portavoce della leader dell’AfD Alice Weidel.

La data di scadenza è il 4 luglio. Entro quel giorno c’è il termine fissato dall’Eurocamera per la costituzione dei gruppi in vista della plenaria che si terrà il 16 luglio.

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