Ue contro Maduro: arresto e riconoscimento della vittoria di González, risoluzione in arrivo?

Il Partito popolare europeo presenta una risoluzione: "L'Europa deve alzare la voce per la libertà in Venezuela. Non possiamo distogliere lo sguardo"
3 giorni fa
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Manifestanti a Venezuela contro Nicolas Maduro (Richard Zubelzu/Zuma Press Wire/Shutterstock/ IPA)
Manifestanti contro Nicolas Maduro (Richard Zubelzu/Zuma Press Wire/Shutterstock/ IPA)

Un mandato d’arresto internazionale a carico di Nicolás Maduro e il riconoscimento della vittoria di Edmundo González Urrutia alle elezioni presidenziali di luglio in Venezuela, che sono state ‘truccate’. La ferma richiesta viene dal Partito popolare europeo (Ppe), che ha presentato all’Europarlamento una risoluzione considerando i “crimini contro l’umanità per tutte le gravi violazioni dei diritti umani che ha commesso”. Il Ppe chiede anche sanzioni contro il presidente, la sua cerchia, le loro famiglie e tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani nel Paese.

La situazione del Paese sudamericano, incandescente dalle elezioni del 28 luglio, sarà discussa domani all’Eurocamera, nell’ambito della sessione plenaria del 16-19 settembre, su richiesta del Ppe, dei Socialisti e Democratici (S&D), dei sovranisti Patriots for Europe e dei liberali Renew Europe, mentre il voto sulla risoluzione è previsto per giovedì.

“Ancora una volta, il regime di Maduro ha violato il diritto umano fondamentale della libera scelta e ha rubato il voto di milioni di venezuelani dentro e fuori il Paese. Chiediamo all’Ue e ai suoi Stati membri di riconoscere Edmundo González come presidente eletto del Paese”, ha affermato l’eurodeputato Gabriel Mato Adrover a proposito della risoluzione.

Le contestate elezioni presidenziali del 28 luglio

Maduro è stato proclamato vincitore delle presidenziali di fine luglio dal Consiglio nazionale elettorale del Paese che però non ha fornito il conteggio esatto dei voti né i verbali dei seggi elettorali, ragion per cui l’opposizione ha denunciato gravi brogli elettorali e ha reso disponibili risultati consultabili, suddivisi per seggio, che indicano una larga vittoria di González.

Mentre esplodevano le proteste di piazza e la conseguente repressione da parte del governo, la vittoria di Maduro è stata riconosciuta da Russia, Cina e altri Paesi alleati del presidente come Cuba, Nicaragua, Honduras e Bolivia. Allo stesso tempo, molti Stati hanno riconosciuto la vittoria di González: Perù, Argentina, Stati Uniti, Uruguay, Costa Rica, Ecuador e Panama. Il presidente argentino Javier Milei aveva anche scritto su X: “Dittatore Maduro fuori”.

In queste settimane la comunità internazionale, l’Onu e la stessa Ue da più parti hanno chiesto di fornire i registri dei seggi, ma a quasi due mesi dal voto, la situazione è ben lontana dal risolversi.

Le tensioni con la Spagna e la richiesta di riconoscere presidente González

E la risoluzione proposta dal Ppe arriva in un momento particolarmente caldo: Maduro la scorsa settimana ha spiccato un mandato di arresto nei confronti di González con le accuse di abuso di ufficio, falsificazione di documenti pubblici, incitamento alla sedizione, cospirazione e sabotaggio. Il leader dell’opposizione, dopo essersi rifugiato nell’ambasciata dei Paesi Bassi nella capitale Caracas, è poi partito con la moglie su un volo delle forze armate spagnole alla volta di Madrid, dove si trova tuttora: la Spagna gli ha infatti concesso asilo politico.

“Oggi è un giorno triste per la democrazia in Venezuela”, ha dichiarato l’Alto Rappresentante dell’Ue per la politica estera, Josep Borrell, alla notizia della partenza dal Venezuela di González.

L’asilo politico concesso dalla Spagna non ha mancato di creare forti tensioni fra i due Paesi: venerdì scorso il ministro degli Esteri del governo di Maduro, Yván Gil, ha richiamato il suo ambasciatore a Madrid, Gladys Gutiérrez, per consultazioni e ha convocato l’ambasciatore spagnolo a Caracas, Ramón Santos.

La misura, ha sottolineato il quotidiano spagnolo El Pais, è stata annunciata dopo giorni di crescente tensione e in seguito alle dichiarazioni del ministro della Difesa spagnolo Margarita Robles, che ha definito il governo di Maduro una “dittatura”, ricordando l’esilio di milioni di persone. Gil ha dato l’annuncio sul suo canale Telegram, in cui ha descritto le dichiarazioni di Robles come “insolenti e maleducate” nonché un’”interferenza”. Ha inoltre affermato che “indicano un deterioramento delle relazioni tra i due Paesi”.

In tutto ciò, il Congresso dei deputati spagnolo ha approvato mercoledì scorso un’esortazione al governo a riconoscere González Urrutia come presidente eletto e legittimo.

Il Ppe: “L’Europa deve alzare la voce per la libertà in Venezuela”

Sulla stessa linea d’onda la risoluzione del Ppe: “L’Europa deve alzare la voce per la libertà in Venezuela. Non possiamo distogliere lo sguardo. Riconoscere la vittoria di Edmundo González e María Corina Machado alle recenti elezioni significa difendere la democrazia e l’Ue deve farlo“, ha spiegato il vicepresidente del Ppe Dolors Monserrat.

D’altronde le tensioni con l’Ue non sono recenti. Nel 2017 l’Ue aveva già imposto un primo pacchetto di sanzioni contro il Venezuela, in seguito al peggioramento dello Stato di diritto e dei diritti umani nel Paese, con l’obiettivo di indirizzare un cambiamento verso soluzioni democratiche.

Mentre durante la campagna elettorale di quest’anno, il numero due di Maduro, il primo vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela Diosdado Cabello, aveva definito l’Unione europea “una mafia organizzata per eseguire gli ordini degli Stati Uniti”, commentando la presenza di una missione di osservazione tecnica europea alle elezioni. “Gli schiavisti del mondo sono lì, i farabutti del mondo sono lì nell’Ue, hanno rubato la ricchezza del popolo”, aveva rincarato.

Le nuove sanzioni Usa e la risposta di Maduro

E a proposito di Stati Uniti, la scorsa settimana gli Usa hanno imposto sanzioni contro 16 funzionari venezuelani, tra cui membri della Corte suprema di giustizia e del Consiglio nazionale elettorale, perché responsabili di ‘frode elettorale’ in relazione alle presidenziali, avendo “ostacolato il compimento di un processo elettorale trasparente” ed evitato di pubblicare “risultati precisi” delle elezioni.

Per tutta risposta, Maduro ha decorato i quattro ufficiali militari venezuelani tra le 16 persone colpite dal provvedimento statunitense e ha definito “ridicole” le misure restrittive adottate da Washington.
Il presidente, che ha sottolineato il lavoro dei militari nella lotta contro la violenza, ha consegnato loro l’ordine del Liberatore, la seconda onorificenza in ordine di importanza dello Stato, e ha descritto le sanzioni come “misure coercitive” volte a “intimidire i funzionari pubblici del Venezuela”.


Insomma, Maduro non sembra disposto a cedere.