Dopo la Svezia, la Norvegia, la Finlandia e la Francia anche il Regno Unito si prepara alla guerra. Il piano Uk è persino più inquietante degli altri perché Londra si prepara a una guerra mondiale combattuta con le armi nucleari. Il premier Keir Starmer ha già accolto le raccomandazioni della Strategic Defence Review, che viene aggiornata ogni dieci anni.
Il nemico è sempre lo stesso: la Russia di Vladimir Putin, che Ursula von der Leyen ha definito “una canaglia” ai confini dell’Europa e che Londra definisce una minaccia “immediata e pressante”.
L’obiettivo del piano britannico, lungo 140 pagine, è rendere la Gran Bretagna “pronta a combattere una guerra” in Europa o nell’Atlantico qualora dovesse servire.
Cosa prevede la Strategic Defence Review
Tra i primi punti della strategia c’è lo storico punto di forza inglese: la flotta marina. Secondo il piano, Londrà si i doterà di una nuova flotta di sottomarini d’attacco a propulsione atomica, fino a dodici vascelli che saranno pronti entro la fine di questo decennio.
Inoltre, verranno investiti 15 miliardi di sterline (circa 18 miliardi di euro) per ammodernare la forza nucleare: gli Uk stanno prendendo in considerazione l’acquisizione di bombardieri strategici in grado di sganciare testate atomiche. 1,5 miliardi di sterline saranno destinati alla costruzione di sei nuove fabbriche di armi.
La Strategic Defence Review non tratta solo la difesa dei confini: il piano britannico prevede anche la formazione di una nuova Guardia nazionale, un esercito territoriale di cittadini impegnati a difendere le infrastrutture strategiche, gli aeroporti e le linee di comunicazione. Si cercherà anche di arrestare lo svuotamento delle Forze Armate, i cui ranghi si sono assottigliati rapidamente negli ultimi decenni.
È chiara la differenza di questo piano rispetto agli opuscoli distribuiti in Francia, in alcuni Paesi del Nord Europa e al kit di sopravvivenza presentato da Bruxelles: l’obiettivo del Regno Unito è preparare alla guerra la parte militare del Paese, non i cittadini.
Il nodo finanziamento
Nonostante gli appelli, resta un grosso punto interrogativo su come finanziare questo piano. Il primo ministro Keir Starmer ha annunciato un incremento della spesa per la difesa dal 2,3% al 2,5% del Pil entro il 2027, con l’obiettivo di raggiungere il 3% nella prossima legislatura. Questo sforzo equivale a 13,4 miliardi di sterline aggiuntive all’anno, circa 16,2 miliardi di euro in più per la difesa. Ma il salto al 3% comporterebbe esborsi nell’ordine di decine di miliardi.
Il ministro della Difesa John Healey ha sottolineato come la Strategic Defence Review rappresenti “il più grande aumento sostenuto della spesa militare britannica dalla fine della Guerra Fredda”.
Per finanziare questo riarmo, Starmer ha scelto una strada controversa: dimezzare i fondi per la cooperazione internazionale, portandoli dallo 0,5% allo 0,3% del Pil. Una decisione che ha provocato le dimissioni della ministra per lo Sviluppo Internazionale Anneliese Dodds, che ha denunciato come questi tagli “toglierebbero cibo e assistenza sanitaria” alle persone in gravi difficoltà. La scelta britannica si inserisce in un trend europeo preoccupante, con i Paesi Bassi che hanno tagliato 2,4 miliardi di euro agli aiuti allo sviluppo, il Belgio un quarto del budget (1,2 miliardi annui), la Francia 1 miliardo e la Germania 4,8 miliardi, mentre gli Usa di Donald Trump hanno tagliato i fondi destinati all’UsAid, provocando conseguenze letali in giro per il mondo.
Nonostante le dichiarazioni del premier, il Tesoro britannico ha espresso cautela sulle possibilità reali di raggiungere l’obiettivo del 3% del Pil. Il National Audit Office aveva già definito “inaccettabile” il programma di acquisizioni della Difesa, stimando un deficit di 16,9 miliardi di sterline nei prossimi dieci anni. Il cancelliere Rachel Reeves ha dovuto affrontare un buco fiscale di 22 miliardi ereditato dal precedente governo conservatore, portando a valutare tagli fino all’11% per cultura, lavoro e ambiente. Anche la decisione di sacrificare le politiche green è sempre più diffusa e sta esponendo i miliardi di persone in tutto il mondo a gravi rischi climatici.
Starmer difende le incursioni strategiche dell’Ucraina
Ieri, svelando la revisione della strategia di difesa del Regno Unito, Keir Starmer ha ribadito il suo pieno appoggio all’Ucraina, che “ha il diritto assoluto all’autodifesa” anche a costo di fare incursioni a distanza contro alcune basi aeree strategiche russe, tattica che il premier laburista definisce del tutto “legittima”.
Parlando con la stampa, Starmer, che insieme a Macron ha dato vita alla coalizione dei Volenterosi, si è detto sempre più colpito “dallo spirito di resistenza e dal coraggio” del popolo ucraino e ha descritto i recenti attacchi russi come una dimostrazione del fatto che Kiev “non è sconfitta”.
Il ministro della Difesa: “Da Londra un messaggio a Mosca”
Il ministro della Difesa John Healey ha definito le minacce di Mosca “immediate e pressanti” basandosi su una serie di attacchi e provocazioni concrete che il Cremlino sta conducendo contro il Regno Unito.
Il ministro ha rivelato che la Russia sta “attaccando il Regno Unito quotidianamente” nel cyberspazio, come parte di circa 90.000 attacchi informatici collegati a diversi stati ostili che colpiscono i sistemi di difesa britannici. Questi non sono episodi isolati, ma una campagna sistematica e continua che rappresenta una forma di guerra ibrida già in corso.
Di fronte a questa minaccia, il governo britannico ha stanziato 1 miliardo di sterline aggiuntive per creare un nuovo comando cyber, riconoscendo che la battaglia nel cyberspazio è già una realtà quotidiana che richiede investimenti massicci e immediati. “Le minacce che affrontiamo sono ora più serie e meno prevedibili di qualsiasi momento dalla fine della Guerra Fredda”, ha dichiarato il ministro Healey ieri nel suo discorso ai deputati britannici.
La minaccia è molto più concreta di quanto si possa pensare. Il ministro ha evidenziato come la Royal Navy abbia dovuto “cacciare via navi spia russe che si aggiravano nelle nostre acque” e come la Raf sia stata costretta a “decollare per intercettare aerei russi che minacciano i nostri cieli”. Non minacce teoriche, ma incursioni concrete che richiedono risposte operative immediate e costanti. Non episodi isolati, ma una campagna sistematica e continua che rappresenta una forma di guerra ibrida già in corso.
“Dobbiamo essere preparati. La Nato deve essere preparata. Vediamo Putin in Ucraina che cerca di ridisegnare i confini internazionali con la forza… è parte della crescente aggressione russa”, ha aggiunto Healey.
L’aggressività russa non si limita all’Ucraina ma si estende attraverso alleanze strategiche, ha spiegato il ministro: “Il Cremlino sta lavorando mano nella mano con i suoi alleati in Iran e Corea del Nord”. In questo contesto, le misure previste dalla Strategic Defence Review rappresentano “un messaggio a Mosca”, ha aggiunto il ministro.
Adottando il vecchio adagio latino per cui si vis pacem, para bellum, Healey ha concluso: “Ci prepariamo per la guerra per assicurare la pace. Se sei abbastanza forte da sconfiggere un nemico, lo dissuadi dall’attaccare in primo luogo”.
La nuova combinazione di attacchi cibernetici quotidiani, provocazioni militari dirette, alleanze ostili e nuove tecnologie belliche ha portato il Regno Unito a entrare in “una nuova era di minacce, che richiede una nuova era per la difesa”.