Vladimir Putin è pronto a un accordo di “pace permanente” in Ucraina. Lo ha riferito l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff, che ha incontrato il presidente russo a San Pietroburgo l’11 aprile. Quello di venerdì scorso è stato il terzo colloquio Usa-Russia da quando Trump è tornato alla Casa Bianca.
Parlando con “Fox News”, Witkoff ha dichiarato di intravedere “l’emergere” di un accordo di pace. Un indizio sarebbe il fatto che due importanti consiglieri di Putin – Yuri Ushakov e Kirill Dmitriev – hanno partecipato all’incontro della scorsa settimana, che l’inviato speciale ha descritto come “decisivo“.
Cosa ha detto Witkoff e la precisazione di Lavrov
Il presidente russo avrebbe confermato quanto detto un mese fa, quando ha respinto la tregua di 30 giorni concordata tra Usa e Ucraina nei colloqui di Gedda.
“Penso che potremmo essere sul punto di qualcosa che potrebbe essere molto, molto importante per il mondo”, ha detto Witkoff facendosi portavoce delle intenzioni moscovite: “La richiesta di Putin è quella di arrivare a una pace permanente. Quindi, al di là del cessate il fuoco, abbiamo ottenuto una risposta in tal senso”, ha aggiunto l’inviato speciale, ammettendo che “ci è voluto del tempo per arrivare a questo punto”. Sicuramente più delle 24 ore in cui Trump aveva promesso di concludere la guerra, salvo poi dire che si trattava di una dichiarazione “sarcastica”. Anche l’ultimatum per un cessate il fuoco entro Pasqua dato da Trump a Putin è destinato a crollare, senza fare troppo rumore.
Ancora una volta, Mosca smorza gli entusiasmi: “Non è facile concordare gli elementi chiave di un accordo“, ha detto il ministro degli Esteri russo in un’intervista al quotidiano Kommersant. Come riporta Sky News, Serghei Lavrov riconosce all’amministrazione Trump il merito di “aver cercato di approfondire il problema”, a differenza dell’Europa. “Se ne sta discutendo”, ha aggiunto lasciando ogni ipotesi in sospeso, una tattica utilizzata sin dall’inizio delle trattative. Su una cosa la Russia non ha dubbi: l’Europa non ha fatto nulla per arrivare alla pace e andrebbe punita.
Volodin: “Kallas va rimossa e portata al tribunale Onu”
Mentre continuano le trattative tra Washington e Mosca, il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin chiede la rimozione di Kaja Kallas, la ‘Cassandra del Nord‘ fortemente ostile alla Russia di Putin che non considera davvero interessata alla pace. Negli scorsi giorni l’Alta rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, ha invitato i Paesi candidati all’ingresso nell’Unione a non partecipare alla parata del 9 maggio a Mosca, che celebra la vittoria sovietica nella Seconda Guerra Mondiale, nota in Russia come “Grande Guerra Patriottica”. Volodin ha definito l’invito di Kallas “irrispettoso” verso la memoria dei caduti contro il nazismo: “La dichiarazione di Kallas è irrispettosa nei confronti della memoria di coloro che si sono sacrificati per salvare il mondo dal nazismo. Kallas – ha concluso il presidente della Duma russa – deve essere rimossa dall’incarico e portata davanti a un tribunale internazionale delle Nazioni Unite“.
Trump troppo morbido con Putin?
Dietro quest’ultima accelerazione delle trattative potrebbe esserci il pressing che diversi consiglieri e alti funzionari dell’amministrazione Usa hanno fatto sul presidente degli Stati Uniti. Questi avrebbero chiesto a Trump di assumere una posizione più dura e un approccio più scettico nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e della sua reale volontà di porre fine al conflitto in Ucraina, come riferisce il Wall Street Journal. Nelle ultime settimane Trump ha usato toni duri contro il Cremlino, ma non ha mai dato seguito alla minaccia di imporre nuove sanzioni sul petrolio russo.
Secondo “fonti ufficiali” menzionate dal quotidiano americano, tra gli “scettici” ci sono il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato per l’Ucraina Keith Kellogg, che raccomandano maggiore cautela nei rapporti con Putin da cui, sottolineano, non è arrivata nessuna apertura concreta alla pace mentre continua a bombardare l’Ucraina e a rafforzare la propria posizione sul campo. Queste figure apicali dell’amministrazione Usa hanno anche esorato il tycoon a fare meno concessioni alla Russia sui territori di Kiev.
Per ora Trump continua a sostenere la posizione di Witkoff, convinto che Putin voglia davvero la pace. Una convinzione mista a speranza: il tycoon vuole salvare il riavvicinamento con la Russia e strapparla dalle braccia della Cina. Un auspicio confermato dalle parole dell’inviato speciale del presidente Usa: “Penso ci sia la possibilità di rimodellare le relazioni (tra Usa e Russia, ndr.) attraverso opportunità commerciali molto interessanti, che credo diano anche stabilità alla regione. Le partnership creano stabilità”.