“Putin sta dicendo un sacco di stronzate” firmato Donald Trump. Il presidente americano si è dovuto rassegnare alla realtà e, dopo essersi definito “molto deluso” dalla chiamata di giovedì scorso, ha alzato i toni contro lo zar russo rispondendo ai giornalisti durante una riunione di governo alla Casa Bianca.
Il presidente americano puntava sui buoni rapporti con l’omologo russo per porre fine alla guerra in Ucraina, ma le sue speranze sono state puntualmente cancellate da Putin che, dopo ogni tentativo di trattativa, ha attaccato con ancora più forza fino al cuore di Kiev. Il 4 luglio, all’indomani della chiamata con Trump e nel giorno in cui gli Usa festeggiano la giornata dell’Indipendenza, le forze russe hanno lanciato sulla capitale ucraina uno degli attacchi civili più massicci dal 24 febbraio 2022. Un messaggio indiretto, ma chiaro per Washington: le regole le fa il Cremlino. “Molte persone stanno morendo e questo deve finire“, ha detto il tycoon prima di aggiungere: “Se volete la verità, Putin dice un sacco di stronzate, ma alla fine si rivela inutile”.
Due i corollari di questa tensione tra i due leader: gli Usa torneranno a fornire 10 missili Patriot a Kiev, considerati l’arma difensiva più potente in circolazione, e potranno applicare nuove sanzioni a Mosca. Il presidente americano starebbe valutando “molto attentamente” una proposta di legge del Senato su quest’ultimo punto.
Trump e le divergenze con il Pentagono
Come visto su queste pagine, Trump ha promesso nuove armi a Kiev (“aiuteremo l’Ucraina a difendere i loro cieli”, “dovremo farlo”) nonostante il Pentagono avesse rimandato l’invio di forniture per la carenza di scorte. Non solo, durante la telefonata con Volodymyr Zelensky dello scorso 4 luglio, secondo Axios, Trump avrebbe anche detto al leader ucraino di non essere a conoscenza dello stop alle forniture presentandola come una decisione presa in autonomia dal Pentagono.
Incomprensioni e cambi di direzione a parte, una cosa è chiara: Trump non vuole veder soccombere l’Ucraina sotto la sua presidenza. Kiev ha chiesto agli Usa di mantenere “stabilità, continuità e prevedibilità” nella fornitura di armi. Zelensky ha reso noto di aver incaricato il suo ministro della Difesa “di intensificare tutti i contatti con la parte americana” consapevole della necessità di aumentare la risposta agli attacchi russi, una necessità che “riguarda principalmente la difesa aerea”.
Gli Usa chiedono alla Germania di inviare armi a Kiev
Il Pentagono non ha inventato dal nulla il problema delle scorte, che continua ad esistere. In pratica, le armi americane potrebbero non bastare per difendere il martoriato popolo ucraino. Per questo, riporta Axios, Trump avrebbero chiesto al cancelliere tedesco Merz di consegnare a Kiev la propria batteria di missili Patriot all’Ucraina nonostante la Germania abbia già inviato più sistemi Patriot rispetto a qualsiasi altro Paese Nato, Stati Uniti inclusi. Dal canto suo, il leader della Cdu, che ha proposto di reintrodurre la leva obbligatoria “in assenza di volontari”, avrebbe chiesto a Washington di sbloccare l’invio di missili. I colloqui tra i due leader proseguono, mentre l’Ucraina spera di non subire una nuova interruzione di forniture.
Mosca: “Dagli Usa dichiarazioni controverse. Le armi non aiutano la pace”
Il Cremlino non si scompone dopo l’annuncio di Trump sulla ripresa degli aiuti militari a Kiev, ma il portavoce Dmitry Peskov dice che le recenti decisioni di Washinton “Non sono in linea con i tentativi di promuovere una soluzione pacifica“.
Peskov ha anche sottolineato la politica ondivaga di Donald Trump spiegando di non aver mai preso per certo lo stop all’invio delle armi Usa all’Ucraina: “Non ci sono state informazioni definitive sull’interruzione o la sospensione della consegna, dato che sono state rilasciate molteplici dichiarazioni controverse”.
Più netta la presa di posizione contro i Volenterosi: “In questo caso la linea scelta degli europei mira proprio a facilitare il proseguimento delle ostilità”, conclude Peskov.