Crescono l’amore (politico) e la stima reciproca tra Matteo Salvini e Viktor Orbán. Il ministro dei Trasporti italiano e il leader dell’Ungheria si sono incontrati negli scorsi giorni a Budapest per la riunione informale dei ministri europei alle infrastrutture e trasporti.
Un’occasione di dialogo, quella di Budapest, che ha permesso, ancora una volta, al leader ungherese, di esprimere la propria solidarietà nei confronti del segretario della Lega. “Sei il nostro eroe e sarai sempre il benvenuto in Ungheria”, ha scritto Orbán su X condividendo una foto con il ministro Salvini. Poi si son dati appuntamento il 6 ottobre a Pontida al raduno della Lega. Ma prima l’appuntamento con Elon Musk a New York in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra premi e (auto)celebrazioni.
Had an excellent meeting today with Europe’s most wanted Patriot, @matteosalvinimi. Thank you for your visit, Matteo! You are our hero, and you are always welcome in #Hungary! 🇭🇺🇮🇹 pic.twitter.com/ls87HLm8Lf
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) September 20, 2024
Salvini-Orbán e l’ombra di Vannacci
L’Italia è amata e apprezzata all’estero, ma anche criticata e accusata di sovranismo e politiche autoritarie. Lo sa bene Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona, che rischia sei anni di reclusione per il caso Open Arms, l’omonima Ong bloccata in mare con oltre 140 migranti a bordo.
Se c’è chi critica la presenza di un ministro in Italia, considerato dall’opposizione un politico “di estrema destra”, c’è chi, da quella stesa destra internazionale lo elogia in continuazione. Il colloquio tra Orbán e Salvini è durato più di un’ora: equilibri nell’Unione europea, collaborazione da stipulare tra i due Paesi e il porto di Trieste come temi protagonisti.
Ma non solo. A incombere sul leader della Lega c’è anche il caso del Generale Roberto Vannacci, considerato troppo a destra per le sue posizioni politiche, anche dagli stessi “estremisti” europei. Radunati nella sala stampa di Strasburgo per mostrare la loro solidarietà a Matteo Salvini sul caso Open Arms, gli eurodeputati hanno reso concrete le proteste dei lepenisti francesi sulle esternazioni pubbliche del neoeletto Vannacci.
E nonostante “allo stato attuale, il signor Vannacci non è più vicepresidente del gruppo dei Patrioti per l’Europa perché le sue funzioni sono state sospese”, come ha sostenuto il capodelegazione del Rassemblement National, Jean-Paul Garraud, la solidarietà dei Patrioti nei confronti di Salvini non frena.
Il porto di Trieste: il progetto italo-ungherese
Tra le tante cose che accomunano Salvini e Orbán c’è il progetto del porto di Trieste. Si tratta di un’iniziativa infrastrutturale strategica di rilievo economico e geopolitico che rafforza i legami tra Italia e Ungheria, conferendo alla città portuale un ruolo centrale nel commercio e nei trasporti tra l’Europa centrale e quella orientale.
Il nuovo terminal, gestito dalla società ungherese Adria Port, coprirà una superficie di 34 ettari e avrà una banchina di 650 metri, con un investimento complessivo previsto di circa 200 milioni di euro, di cui 45 milioni provenienti dal Fondo complementare al Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Sarà situato nell’area industriale di Muggia e dell’ex raffineria Aquila, con il coordinamento del Coselag (Consorzio pubblico per lo sviluppo economico dell’area), che ne garantirà lo sviluppo.
Il terminal polifunzionale supporterà attività diversificate come logistica, trasporto merci e stoccaggio. Un elemento importante è la completa integrazione del terminal con la rete ferroviaria del porto di Trieste, con la stazione Aquilinia che ne beneficerà direttamente. Si prevede anche l’utilizzo di veicoli elettrici e la realizzazione di impianti fotovoltaici per ridurre l’impatto ambientale.
La realizzazione del progetto è vincolata a scadenze fissate dal Fondo complementare del Pnrr, che prevede il completamento degli interventi pubblici entro la fine del 2026.
Questo progetto rappresenterebbe una svolta nei rapporti commerciali e logistici tra Italia e Ungheria, Paese che per anni ha preferito il porto di Capodistria, in Slovenia, per i suoi traffici marittimi.
Il politico che firmò l’accordo fu proprio Matteo Salvini, quando nel 2020, con il Governo Conte, ricopriva la carica di ministro dell’Interno. La concessione all’Ungheria dei diritti su un’estensione di 300 metri del lungomare di Trieste per trent’anni a fronte di un pagamento di 31 milioni di euro, si deve anche a lui.
6 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia.
Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai. pic.twitter.com/auWMYHBqsM— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 14, 2024
Migranti, “passione in comune”
Una delle cose, però, che più accomuna il ministro Salvini e Orbán è la gestione dei migranti. “Sei il patriota più ricercato d’Europa”, gli ha scritto il leader ungherese che ha sostenuto pubblicamente, come già fatto in passato, il leader della Lega sulla gestione dei migranti.
Salvini, applicando il decreto sicurezza bis (una legge voluta da lui), aveva negato lo sbarco alla nave della Ong Open Arms, sostenendo che facilitava il traffico di esseri umani e violasse le leggi italiane. La nave è rimasta in mare per diverse settimane prima che la magistratura intervenisse, permettendo lo sbarco dei migranti a Lampedusa. Per questo motivo, il ministro è stato accusato di sequestro di persona. Per Salvini si è trattato di “difesa dei confini” e “lotta contro l’immigrazione illegale”, ma per la magistratura si trattava di una violazione dei diritti umani dei migranti a bordo: e ora rischia fino a sei anni di reclusione.
La politica dei “porti chiusi” di Salvini è piaciuta a Viktor Orbàn che di impedire l’ingresso ai migranti in Patria ne è il precursore. Le sue politiche migratorie – divenute note con la crisi rifugiati del 2015 in Serbia – gli sono costate 200 milioni di euro in meno sui fondi europei, per la multa che la Corte Ue gli ha notificato.
Ma nonostante ciò, la scalata dei due non si arresta e il prossimo appuntamento è il 6 ottobre a Pontida, città nella quale Matteo Salvini terrà il raduno annuale del partito della Lega e al quale Orbán sembra non essere intenzionato a mancare.
Aggiungi un posto a tavola… per Elon Musk
A sedersi al tavolo (metaforicamente) di Salvini e Orbán, c’è anche Elon Musk. Dall’altra parte dell’oceano, il patron di Tesla, SpaceX e X ha attaccato la magistratura italiana sul caso Open Arms: “Dovrebbe essere quel giudice pazzo ad andare i prigione per sei anni”.
E proprio questa settimana è prevista la presenza del miliardario a New York, durante l’Assemblea generale dell’Onu. Il gruppo politico dei Patrioti per l’Europa al Parlamento europeo ha nominato il patron di Tesla per il Premio Sakharov 2024, riconoscendogli l’impegno in favore della libertà di parola, trasparenza e lotta alla censura. I Patrioti hanno dichiarato che tali valori sono in linea con la difesa della libertà di pensiero e dei diritti umani.
La nomina di Musk segue quella dell’anno precedente, assegnata a Mahsa Amini e alle donne iraniane che combattono per la libertà. Il messaggio del gruppo politico europeo sottolinea l’importanza del contributo di Musk in un contesto internazionale in cui la libertà di espressione – a detta loro – “è sempre più minacciata”.
Elon Musk sarà anche protagonista su richiesta della premier italiana Giorgia Meloni della premiazione del Global Citizen Award, prestigioso riconoscimento del think tank Atlantic Council che sarà consegnato alla leader tricolore direttamente da Musk. La scelta di Musk rappresenta una mossa strategica della premier, che cerca di bilanciare le relazioni con Trump e Biden, in vista delle presidenziali americane di novembre durante le quali il tycoon si scontrerà con la vicepresidente americana Kamala Harris. Ma sarà anche un modo per ribadire al collega della Lega che al governo, per il momento, è lei (e solo lei) a gestire le redini?