Per Elon Musk i cittadini del Regno Unito dovrebbero insorgere e far sciogliere il Parlamento. Nonostante la sua uscita di scena dal Doge, l’uomo più ricco del mondo prova ancora a sconvolgere la politica occidentale: “Che voi scegliate la violenza o no, la violenza sta arrivando da voi. O combattete o morite”, ha detto Musk collegandosi in video al rally “Unite the Kingdom“, l’evento organizzato dall’attivista di estrema destra Tommy Robinson davanti a una folla di oltre 150.000.
Dopo le interferenze con la politica europea, gli scontri con Ursula von der Leyen, e dopo aver gettato benzina sul fuoco in occasione delle proteste di un anno fa in Uk, il patron di Tesla ha rivolto gravi accuse alle istituzioni britanniche e al primo ministro Keir Starmer, che, citando un post tweet pubblicato da Musk a gennaio, è “complice dello stupro della Gran Bretagna”. Ora il proprietario di X chiede agli inglesi di mandare a casa il premier laburista, sostenendo che la violenza è ormai inevitabile.
Il discorso che ha scosso Westminster
Durante il video-collegamento con il rally anti-immigrazione, il magnate ha lanciato un vero e proprio attacco frontale al sistema democratico britannico, chiedendo “lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni”. “Penso davvero che ci debba essere un cambio di governo in Gran Bretagna. Non possiamo aspettare altri quattro anni, o quando sarà la prossima elezione, è troppo tempo”, ha dichiarato Musk rivolgendosi direttamente ai manifestanti.
Le parole più controverse sono arrivate quando il Ceo di Tesla ha descritto uno scenario apocalittico: “Il mio appello è al buon senso britannico… se questo continua, quella violenza arriverà da voi. Che voi scegliate la violenza o no, la violenza sta arrivando”.
L’intervento si è spinto oltre, con accuse dirette alla sinistra britannica: “La sinistra è il partito dell’omicidio e del celebrare gli omicidi“, ha detto Musk secondo cui la sinistra ha organizzato un complotto per “importare elettori” attraverso l’immigrazione di massa.
Le reazioni del governo: “Linguaggio ripugnante”
La risposta delle istituzioni britanniche è stata immediata e durissima. La ministra dell’Interno Shabana Mahmood ha definito “ripugnanti” le dichiarazioni di Musk, sottolineando che “nessuno, che sia una nazione ostile o un miliardario, può interferire con la democrazia britannica“.
“La stragrande maggioranza” dei cittadini, ha aggiunto Mahmood, reagirà alle parole di Musk con “incredulità”. Un portavoce di Downing Street ha rincarato la dose, affermando che “il pubblico britannico non desidera nulla di questa retorica pericolosa e incendiaria che incita alla violenza e all’intimidazione nelle nostre strade”.
Il leader dei Liberal Democratici Sir Ed Davey ha scritto una lettera al primo ministro Keir Starmer chiedendo sanzioni contro Musk. “Dobbiamo chiarire che nessun individuo può farla franca usando la propria piattaforma per infiammare le tensioni e incitare alla violenza”, ha dichiarato Davey, definendo il linguaggio di Musk “privo di senso” e “profondamente irresponsabile“.
Il precedente estivo: da Southport alla “guerra civile inevitabile”
L’intervento di settembre non rappresenta il primo scontro tra Musk e il Regno Unito. L’escalation era iniziata nell’estate 2024, quando i tragici fatti di Southport – l’uccisione di tre bambine da parte di un diciassettenne – erano stati strumentalizzati da fake news che identificavano falsamente l’aggressore come un richiedente asilo musulmano.
In quella occasione, il magnate aveva amplificato la disinformazione sulla sua piattaforma X, contribuendo a scatenare settimane di rivolte anti-immigrazione che ha causato quasi cinquecento arresti in tutto il Paese. Durante quei giorni drammatici, il patron di Tesla aveva twittato che la “guerra civile è inevitabile” nel Regno Unito, paragonando la Gran Bretagna all’Unione Sovietica.
L’episodio aveva inasprito le tensioni con Bruxelles, che aveva già avviato un procedimento contro X sostenendo che la piattaforma avesse violato il Digital Service Act diffondendo notizie false.
Il braccio di ferro con Starmer
Il primo ministro laburista Keir Starmer è diventato il bersaglio principale degli attacchi di Musk. A gennaio, il miliardario ha accusato il premier britannico di essere “complice dello stupro della Gran Bretagna” in relazione allo scandalo degli abusi sistematici su minori a Rotherham, chiedendo addirittura il carcere per il premier. Secondo le accuse (in alcun modo dimostrate) mosse dal proprietario di SpaceX, Starmer sarebbe stato “complice” di una maxi-rete di pedofili in cambio di voti.
Le violenze furono scoperte in varie città del Regno Unito, generando l’apertura di un’inchiesta nazionale sugli abusi sessuali sui minori, guidata da Alexis Jay. A occuparsi di questi casi fu il Cps (Crown Prosecution Service), un organismo indipendente che dal 2008 al 2013 è stato guidato proprio da Keir Starmer. Il Cps britannico non svolge attività investigative, ma puramente legali: decide se procedere con l’azione penale o meno in base agli elementi raccolti dalla polizia. Nel caso della rete di pedofili Rochdale, l’ente decise di non chiedere il processo, ritenendo non credibile la versione della vittima che con la sua denuncia aveva dato il via alle indagini. Da qui le accuse di Elon Musk rilanciate all’inizio di quest’anno.
Starmer was deeply complicit in the mass rapes in exchange for votes.
That’s what the inquiry would show. https://t.co/IVML26ygAg
— Elon Musk (@elonmusk) January 6, 2025
Starmer ha respinto le accuse affermando di aver affrontato il crimine “di petto” e accusando chi diffonde “bugie e disinformazione” di essere interessato solo a se stesso. La replica di Musk non si è fatta attendere: “assolutamente spregevole”.
La rottura con Farage e l’isolamento di Musk
Paradossalmente, le posizioni estreme di Musk hanno finito per isolarlo anche all’interno dello stesso fronte populista britannico. Una situazione simile a quella del generale Vannacci, le cui posizioni sono state considerate estremiste persino da Marine Le Pen. Inizialmente vicino a Nigel Farage, leader di Reform Uh, il magnate ha rotto i rapporti quando il politico si è rifiutato di sostenere Tommy Robinson, l’attivista che ha organizzato l’evento di sabato scorso.
La rottura con Farage è stata inevitabile dopo questo tweet rilanciato a gennaio su X: “Il Reform Party ha bisogno di un nuovo leader. Farage non ha le carte in regola”. Parole che non sono piaciute al leader della Brexit: “Beh, questa è una sorpresa! Elon è un individuo straordinario, ma su questo temo di non essere d’accordo“.
Le autorità britanniche stanno ora valutando possibili sanzioni nei confronti di Musk per incitamento alla violenza, mentre cresce il dibattito sull’influenza delle big tech nella politica occidentale.