Cina vs Taiwan: il tour di Tsai Ing-wen in Europa sfida Pechino

Sebbene Tsai abbia detto che la sua visita non ha nulla a che fare con la Cina, di sicuro arriva in un momento molto delicato dei rapporti di Taiwan e della stessa Unione europea col Paese orientale
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Taiwan Tsai Ing Wen
L'ex presidente di Taiwan Tsai Ing-wen (Lev Radin/IPA/Fotogramma)

L’ex presidente di Taiwan Tsai Ing-wen è in Europa per un giro di visite che l’ha vista partecipare alla conferenza del Forum 2000 a Praga intitolato ‘Per un ordine mondiale democratico’. Per Tsai questo è stato il primo viaggio da quando ha lasciato il suo incarico dopo le elezioni dello scorso maggio, e la scelta non è stata casuale: la Repubblica ceca è uno dei Paesi europei più vicini all’isola rivendicata da Pechino.

Ricordiamo che Taiwan, circa 23 milioni di abitanti, anche se non formalmente indipendente è di fatto autonoma dal 1949, cioè dalla fine della guerra civile cinese, con il nome di Repubblica di Cina. Ma la Repubblica popolare cinese, quella guidata dal partito comunista, la ritiene una provincia ribelle in quanto la considera parte del proprio territorio.

Le tensioni sono aumentate da quando, dal 2016, è al potere il Democratic Progressive Party che non approva (a differenza dell’opposizione) il principio dell’Unica Cina e che quindi Pechino vede come forza indipendentista e secessionista. Ne sono seguite manovre militari, diplomatiche ed economiche alle quali l’isola ha risposto con altrettante manovre diplomatiche. Non va dimenticato che nell’agosto 2022 la visita di Nancy Pelosi scatenò 10 giorni di esercitazioni militari da parte del gigante asiatico e l’arresto di un’attivista, condannato proprio qualche settimana fa per separatismo.

Un tour che arriva in un momento di tensioni tra Taiwan e Cina

Sebbene Tsai abbia detto che la sua visita non ha nulla a che fare con la Cina, di sicuro arriva in un momento molto delicato dei rapporti di Taiwan e della stessa Unione europea col Paese orientale. Tanto che Pechino aveva chiesto alla Repubblica Ceca, senza successo, di non riceverla. Per la precisione aveva chiesto “di non agevolare in alcun modo le forze separatiste per l’indipendenza di Taiwan”. Infatti, come l’attuale presidente Lai Ching-te, Tsai fa parte del Democratic Progressive Party.

Il momento è delicato, dicevamo. E su più fronti. Lunedì scorso la Cina ha circondato l’isola con aerei e navi, un’esercitazione militare durata 12 ore – ‘Joint Sword 2024-B’ – che puntava a ricordare a Taipei che non teme di usare la forza per ricondurla a sé, di fronte a quelle che secondo il gigante asiatico sono azioni indipendentiste. E che serviva anche ad uso interno a dimostrare che il governo si sta occupando della ‘riunificazione’.

La Cina ha agito poi su altri campi: la scorsa settimana quattro dipendenti taiwanesi della Foxxcon – il più grande assemblatore mondiale di iPhone – sono stati arrestati perché sospettati di ‘violazione della fiducia’ (il governo però parla di corruzione). Inoltre ha allungato la lista nera dei separatisti inserendo due nuovi nomi.

Tensione anche tra Unione europea e Cina

Ma anche i rapporti con l’Unione europea non sono serenissimi, trovandosi le due parti nel bel mezzo di una guerra commerciale combattuta a suon di dazi. Bruxelles ha confermato le tariffe sui veicoli elettrici cinesi e per tutta risposta Pechino ha imposto dazi sul brandy francese e minacciato azioni contro l’industria automobilistica europea, la carne di maiale e latticini.

Inoltre, anche se nessuno dei Ventisette riconosce la sovranità di Taiwan, l’Europa sostiene il diritto di impegnarsi economicamente e culturalmente con l’isola. Sono aumentati anche gli sforzi tra i governi europei e Taipei per la lotta alla disinformazione, soprattutto calcolando che la Cina sostiene apertamente la Russia, che è oggetto di sanzioni da parte dell’Ue in seguita all’invasione dell’Ucraina nel 2022. A luglio Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, aveva dichiarato che avrebbe cercato di “dissuadere la Cina” dall’invadere Taiwan.

Critiche dal gigante asiatico

Insomma, la visita di Tsai in Europa potrebbe essere vista come un palese endorsement all’indipendenza di Taiwan. La portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha prontamente criticato l’iniziativa, avvertendo “la Repubblica Ceca e i Paesi interessati a rispettare con serietà il principio della ‘Unica Cina’, la sovranità e l’integrità territoriale della Cina stessa, e a non fornire facilitazioni alle forze separatiste in alcuna forma o a fare cose che danneggino le relazioni bilaterali con la Cina”.

L’ambasciata cinese a Praga inoltre ha criticato la visita definendo l’ex presidente una “separatista a favore dell’indipendenza di Taiwan”.

“La democrazia è davvero l’unica scelta per Taiwan”

In questo contesto, volente o nolente si colloca la visita di Tsai in Europa, che ha l’obiettivo, ha spiegato su facebook l’ex presidente, di “trasmettere agli amici di Taiwan in Europa la convinzione del popolo taiwanese di salvaguardare con fermezza la democrazia e la libertà e di continuare ad approfondire le relazioni tra Taiwan e l’Europa”.

Infatti Tsai nel suo discorso al Forum 2000 si è focalizzata sulla democrazia e sulla necessità che Taiwan rimanga democratica: “Per me è evidente che la democrazia è davvero l’unica scelta per Taiwan, e la vita a Taiwan è indiscutibilmente libera e democratica”.

Ma “le democrazie di tutto il mondo si trovano ad affrontare sfide senza precedenti: dalla pandemia alla conseguente recessione economica, dagli effetti del cambiamento climatico alla non proliferazione nucleare e alla guerra. Vediamo i regimi autoritari diventare più assertivi che mai nel modo in cui governano. Abbiamo la sensazione che ora credano davvero che l’autoritarismo sia più adattabile della democrazia. E questi leader sperano di esportare questo stile di governo in tutto il mondo”, ha continuato.

E i riferimenti alla Cina inevitabilmente non sono mancati: “Attraverso attività in una ‘zona grigia’, minacce, aggressioni militari e guerre dell’informazione, i regimi autoritari stanno diventando sempre più aggressivi nell’erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e a polarizzare le società”, ha detto.

Taiwan sostiene l’Ucraina

Ma “le democrazie devono inviare un chiaro segnale che l’intimidazione o l’uso della forza contro qualsiasi partner porterà inevitabilmente a gravi conseguenze. I Paesi democratici e i loro sostenitori devono lavorare insieme per mantenere e migliorare l’ordine mondiale”, ha sostenuto.

Da più di cinquant’anni, Taiwan si trova ad affrontare la minaccia costante del regime comunista cinese, che ha tentato di annettere l’isola in vari modi. E più queste minacce aumentano più Taiwan diventa una parte importante della comunità internazionale e i loro leader mostrano sostegno a Taiwan, sono disposti a collaborare con noi e a visitare Taiwan”, ha proseguito.

E poi un riferimento all’Ucraina: “I taiwanesi non solo sono orgogliosi dei propri valori democratici, ma continuano anche a sostenere e condividere esperienze con Paesi con ideali simili, a difendere l’ordine mondiale liberale e democratico e a rispondere alle sfide che il mondo continua ad affrontare. Dopo l’invasione non provocata dell’Ucraina da parte della Russia, il governo e il popolo di Taiwan hanno sostenuto attivamente l’Ucraina fornendo aiuti umanitari, imponendo sanzioni economiche alla Russia e mettendo l’embargo su prodotti strategici ad alta tecnologia, inclusi chip semiconduttori, informatica e prodotti aeronautici”.

Tsai ha anche sottolineato che il partenariato crescente con l’Unione europea e i suoi Stati membri, che “fiorisce nei settori dell’economia, della cultura, dell’istruzione e della tecnologia e questi scambi si basano sui nostri valori condivisi di democrazia e libertà”.

Infatti “la democrazia è una parte non negoziabile di noi, una parte incrollabile della nostra identità. Anche se ci vuole coraggio e tenacia per difendere la nostra identità, questo è ciò in cui crediamo noi taiwanesi”, ha concluso.