Ieri, 8 maggio 2025, Stati Uniti e Regno Unito hanno siglato trovato l’accordo sui dazi che promette di ripristinare le relazioni economiche tra le due potenze atlantiche. L’intesa, annunciata dalla Casa Bianca, potrebbe avere significative ripercussioni per l’Unione Europea, che ha avviato un processo di riavvicinamento con Londra sotto la guida del primo ministro Keir Starmer.
I dettagli dell’accordo Usa-Uk
L’accordo commerciale tra Londra e Washington riguarda molti settori a partire dall’automotive. Nelle stesse ore in cui Starmer e Trump trovavano l’intesa, il Parlamento Ue è intervenuto per tendere la mano ai produttori europei dando più tempo per evitare le multe sulle emissioni.
Per approfondire: Auto, il Parlamento Ue approva le modifiche: tre anni per evitare le multe
L’accordo Uk-Usa prevede che il Regno Unito esporti negli Stati Uniti 100.000 auto all’anno con dazi al 10%, invece che al 25% (ogni anno Londra esporta circa 120.000 auto negli States). Secondo l’American Automotive Policy Council (Aapc), che rappresenta le tre grandi case automobilistiche Usa – Ford, General Motors e Stellantis – questa decisione generebbe un vantaggio ingiusto per le aziende britanniche rispetto alle aziende con sede negli Stati Uniti. Chi produce auto negli States fa affidamento su componenti e produzione provenienti da Messico e Canada, per la maggior parte escluse dai dazi ai sensi grazie all’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (Usmca).
Per il regno Unito, inoltre, scatterà l’esenzione dai dazi su acciaio e alluminio; mentre resteranno in vigore i dazi del 10% che si applicano alla maggior parte delle importazioni statunitensi.
Dal canto suo, Londra rimuove le tariffe su vari prodotti e crea opportunità di esportazione negli Usa per circa 5 miliardi di dollari, con particolare beneficio per agricoltori, allevatori e produttori statunitensi. Tra i beni più avvantaggiati figurano l’etanolo, con un potenziale di esportazione di oltre 700 milioni di dollari, diversi prodotti agricoli e la carne bovina, per un valore stimato di 250 milioni di dollari.
Il presidente Trump ha sottolineato che l’accordo include “miliardi di dollari di maggiore accesso al mercato per le esportazioni americane, soprattutto in agricoltura, aumentando drasticamente l’accesso per la carne bovina americana, l’etanolo e praticamente tutti i prodotti realizzati dai nostri grandi agricoltori”. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha evidenziato che l’intesa “aumenterà il commercio tra i nostri Paesi, non solo proteggerà posti di lavoro, ma ne creerà di nuovi, aprendo l’accesso al mercato”.
L’accordo prevede anche:
- L’eliminazione di numerose barriere non tariffarie che discriminavano ingiustamente i prodotti americani;
- Un impegno congiunto per migliorare l’accesso al mercato industriale e agricolo;
- Procedure doganali semplificate per le esportazioni statunitensi;
- Impegni di alto livello in materia di proprietà intellettuale, lavoro e ambiente;
- La creazione di una catena di approvvigionamento sicura per i prodotti farmaceutici.
In che contesto arriva l’accordo per l’Ue
L’intesa commerciale arriva in un momento delicato per le relazioni tra Regno Unito e Unione Europea, che stanno vivendo una fase di “reset” dopo l’elezione di Keir Starmer. Il nuovo governo laburista ha infatti adottato un approccio più costruttivo nei confronti di Bruxelles rispetto ai predecessori conservatori, cercando di ricostruire la fiducia gravemente compromessa durante gli anni post-Brexit.
Il Centre for European Reform ha definito il reset delle relazioni Uk-Ue di “fondamentale importanza” per entrambe le parti, sottolineando come l’economia britannica stagnante necessiti di un accordo commerciale migliore rispetto a quello ereditato dal governo di Boris Johnson. Allo stesso tempo, l’Ue, che si trova a vivere la fase più importante e delicata della sua storia che proprio oggi compie 75 anni, ha bisogno di avvicinare il Regno Unito su politica estera, sicurezza e difesa.
L’accordo Usa-Uk sui dazi ha un significato ambivalente per Bruxelles: può essere una via per distendere i rapporti con Washington, visto il crescente dialogo tra Bruxelles e Londra, ma potrebbe anche complicare il percorso di riavvicinamento all’Ue a causa delle tensioni su standard normativi e regolamentari. In particolare, l’apertura del mercato britannico ai prodotti agricoli americani può preoccupare Bruxelles riguardo all’impatto sulla concorrenza americana e agli standard di sicurezza alimentare. Gli stessi standard aspramente criticati da Donald Trump secondo cui la “iper-regulation” europea costituisce una barriera doganale sotto mentite spoglie e ostacola l’esportazione dei prodotti americani in Europa. Una posizione condivisa dalla presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, secondo cui Green Deal e regolamentazione “sono i dazi interni dell’Unione europea“.
Le normative europee nel mirino degli Usa
L’amministrazione Trump ha identificato diverse aree della regolamentazione europea come particolarmente problematiche:
- Normative digitali: il Digital Services Act (Dsa) e il Digital Markets Act (Dma) sono considerati dalla Casa Bianca come “tasse ingiuste imposte alle Big Tech” che andrebbero rimosse. Queste normative impongono obblighi significativi alle piattaforme digitali, inclusa la protezione della privacy degli utenti e la rimozione di contenuti illegali, con sanzioni che possono arrivare fino al 6% del fatturato annuo (ne sa qualcosa Elon Musk, Ceo di X);
- Regolamenti su imballaggi, deforestazione e prodotti chimici: l’agenzia statunitense per il commercio ha citato specificamente queste normative come impedimenti al libero scambio con gli Stati Uniti;
- Standard alimentari e agricoli: Le rigide normative europee in materia di sicurezza alimentare, utilizzo di ormoni nella carne bovina, organismi geneticamente modificati e pesticidi sono state ripetutamente criticate dall’amministrazione americana come barriere non tariffarie al commercio;
- Imposta sul valore aggiunto (Iva): Trump ha sostenuto che l’Iva europea, generalmente intorno al 20%, rappresenti una sorta di dazio mascherato, nonostante l’Ue abbia contestato questa affermazione specificando che “l’Iva non è una misura commerciale, tanto meno una tariffa doganale”.
Il vertice Uk-Ue e le prospettive future
Nonostante queste potenziali complicazioni, i piani per un riavvicinamento tra Londra e Bruxelles procedono soprattutto in materia di sicurezza e difesa, con Keir Starmer a guidare la “Coalizione dei volenterosi” insieme al presidente francese Macron. Sullo sfondo l’uscita di scena degli Usa che, tramite il presidente Trump, hanno mandato un messaggio chiaro all’Ue: la difesa dei confini, propri e dell’Ucraina, non è affare statunitense.
Il premier inglese e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno concordato di tenere il primo vertice Ue-Uk in questo mese, un appuntamento che rappresenterà un importante banco di prova per le relazioni bilaterali.
Da quando si è insediato, il governo laburista ha adottato un approccio pragmatico nelle sue relazioni con l’Ue, concentrandosi inizialmente sulla cooperazione in materia di sicurezza, un’area meno controversa e chiaramente nell’interesse di entrambe le parti. Lo scorso febbraio il premier britannico ha partecipato a un vertice informale dei leader Ue per discutere di difesa, dimostrando la volontà di Londra di essere nuovamente un partner attivo (e per certi versi protagonista) nelle questioni di sicurezza europea.
Il Regno Unito spera che il vertice Ue-Uk possa portare alla firma di un patto di sicurezza con l’Unione. L’approccio di Starmer alla cooperazione in materia di sicurezza con l’Europa si articola su tre direttrici:
- Una relazione più stretta con la Germania, concretizzatasi nell’accordo “Trinity House” dell’ottobre 2024;
- Un tentativo di rinnovare e migliorare i trattati di Lancaster House con la Francia;
- Un partenariato di sicurezza Ue-Uk che copra la politica estera e di difesa
La “Coalizione dei volenterosi” per l’Ucraina
Parallelamente al riavvicinamento con l’Ue, Regno Unito e Francia stanno guidando una “coalizione dei volenterosi” per fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina. Questa iniziativa, che potrebbe vedere il dispiegamento di truppe da diversi Paesi europei e Nato come forze di pace in caso di cessate il fuoco, rappresenta un importante test per la cooperazione europea in materia di difesa.
Il 10 aprile, il Segretario alla Difesa britannico John Healey e il Ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu hanno convocato i loro omologhi di 30 Paesi, insieme a rappresentanti della Commissione Ue, del Consiglio Ue e della Nato, per riaffermare l’impegno a lavorare insieme per una pace giusta e duratura in Ucraina.
“Stiamo guidando questo lavoro insieme, fianco a fianco per garantire il miglior risultato possibile per l’Ucraina”, hanno dichiarato in una nota congiunta, sottolineando che “il Regno Unito e la Francia stanno costruendo questa coalizione su basi solide, avendo trascorso quasi 15 anni a sviluppare gli strumenti comuni e la cultura per consentire una tale forza attraverso la nostra Forza di spedizione congiunta combinata”.
La situazione geopolitica sempre più complessa e la necessità di generare crescita nell’economia britannica avvicinano costantemente Ue e Uk. Le prossime settimane diranno se questo avverrà (anche) grazie o nonostante l’accordo commerciale tra Londra e Washington.