Così i mercati finanziari scommettono sulle elezioni europee

Dal green deal alla difesa e sicurezza, un'avanzata della destra in Europa potrebbe cambiare il percorso tracciato nello scorso mandato: ecco come
6 mesi fa
4 minuti di lettura
Banconota Euro

Le destre europee potrebbero vincere alle elezioni europee 2024. Uno studio del Consiglio europeo sulle relazioni estere, lo scorso gennaio, aveva previsto un’impennata dei partiti di destra “radicali e populisti”. Si tratta di quegli stessi partiti che sono oggi i favoriti ai sondaggi e sulle cui coalizioni ci si gioca il cambiamento più radicale: quello legato al mondo della finanzia e degli investitori. Il Partito popolare europeo (Ppe) deterrà il maggior numero di seggi parlamentari, nonostante il calo di 52 posti nel 2014 e 34 nel 2014. E se si dovesse dimostrare il partito più numeroso anche quest’anno, l’economia green, la difesa, lo spazio e i mercati correlati subiranno profonde variazioni. Scopiamole insieme.

Green deal

Il Green deal è il primo pacchetto di politiche europee che vedrebbe una profonda crisi. Negli ultimi mesi, infatti, numerosi agricoltori e Pmi di settore sono scesi nelle piazze di tutte le città europee per protestare contro gli obblighi previsti dalle norme. Dalla riduzione delle emissioni nette di gas serra sino all’impossibilità di usare pesticidi, sono diverse le misure che hanno fatto discutere. E, mentre le imprese si adattavano agli obblighi, montavano le proteste e i dissensi. Le destre populiste hanno colto la palla al balzo, sostenendo gli imprenditori internazionali con una politica che puntava al protezionismo piuttosto che a una visione unitaria e globalmente riconosciuta relativa al miglioramento della crisi ambientale.

Dal 2014, le aziende europee sono state in grado di offrire soluzioni a basse emissioni di carbonio, soprattutto nei mercati sviluppati. Lo scorso aprile 2024, il bilancio ambientale con l’impiego di rinnovabili e tecnologie verdi si chiudeva con un incoraggiante +41% nei Paesi con la maggiore rappresentanza in Parlamento: Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Un ritorno al passato e il blocco di questa spinta green potrebbero peggiorare i progressi raggiunti sino ad oggi e rendere gli sforzi fatti per un mondo a impatto zero entro metà secolo completamente vani.

Unione bancaria e titoli di stato

Proposta come un modo per proteggere i contribuenti quando le banche falliscono, l’unione bancaria diventerà realtà solo con la creazione di un sistema comune di assicurazione sui depositi, spiega Bloomberg, secondo il quale la “mancanza di un’unione bancaria rende più difficile per i prestatori spostare fondi da un paese dell’UE all’altro, complicando le trattative e mettendo le banche europee in svantaggio rispetto ai rivali statunitensi. Recentemente, tuttavia, un organo del Parlamento dell’UE ha votato per creare un fondo di assicurazione sui depositi, costruendo slancio per un sistema di assicurazione a pieno titolo. E i politici potrebbero ammorbidire la loro posizione sull’integrazione finanziaria: Macron ha segnalato che è aperto a che una banca francese venga acquisita da un rivale dell’UE, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che le banche dovrebbero essere in grado di spostare liberamente il capitale in tutto il blocco”.

L’appuntamento più atteso al momento, però, resta quello fissato giovedì 6 giugno con la Banca centrale europea (Bce) che si riunirà per esprimersi in divergenza alla Federal Reserve (Banca centrale Usa) sul tagliare i tassi di interesse. Si tratterà di un momento critico per i titoli di stato (Btp) italiani e per tutti gli altri titoli di stato dell’area euro. I tassi dei Btp a 10 anni tornano a salire, rimanendo tuttavia al di sotto della soglia del 4%, che è stata superata negli scorsi giorni, quando i rendimenti hanno raggiunto quota 4,0129%, rispetto – come è emerso dall’analisi di Bloomberg – al minimo intraday del 3,9% e al 3,8931% della giornata della vigilia, 28 maggio.

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel corso delle sue prime considerazioni finali, si è espresso proprio in merito alla riduzione dei tassi, sostenendo che “bisognerà considerare che un’azione tempestiva e graduale per contenere la volatilità macroeconomica rispetto a un’azione tardiva e precipitosa”.

In Europa “politiche comuni sono necessarie nel campo ambientale, della difesa comune, dell’immigrazione, della formazione”, ha spiegato. Come ha ricordato, “l’impegno finanziario sarà ingente: per le sole transizioni climatica e digitale e per aumentare la spesa militare al 2% del Pil, la Commissione europea stima un fabbisogno di investimenti pubblici e privati di oltre 800 miliardi ogni anno fino al 20304. Perseguire un piano così vasto a livello nazionale – ha aggiunto il governatore – comporterebbe duplicazioni di spesa e la rinuncia alle economie di scala. Incontrerebbe ostacoli nella capacità fiscale di più Paesi, con il rischio di compromettere la necessaria ampiezza dell’impegno e di accentuare la frammentazione del mercato unico. E poiché molti progetti riguardano beni pubblici comuni quali l’ambiente e la sicurezza esterna, un ammontare di investimenti insufficiente danneggerebbe tutti i paesi e tutti i cittadini dell’Unione. È pertanto necessario, nell’interesse collettivo, realizzare iniziative a livello europeo”.

Difesa e sicurezza

Uno dei temi al centro del dibattito elettorale è quello relativo alla sicurezza militare dei Paesi membri. Le guerre ai confini dell’Europa così come i legami agli Stati Uniti richiedono scelte politiche ben precise per l’Ue. Se dovesse vincere la destra “radicale e populista”, anche il tema della difesa potrebbe vivere delle contraddizioni e prendere strade differenti. Se l’Europa decidesse di aumentare la spesa militare al 2,5% del Pil al vertice della Nato che si terrà a luglio, o valori equi delle azioni aumenterebbero del 15-20%, stima Armitage.

Mettendo a confronto il periodo 2018-2022 con gli anni 2013-2017, le importazioni di armi da parte degli Stati europei sono aumentate del 47%. Se si considerano gli Stati europei che sono anche alleati NATO, l’aumento di importazioni di armi raggiunge il 65% nello stesso periodo. Quanto è possibile che ciò accada? Secondo l’ultimo sondaggio del Centro sondaggi Euronews i partiti di centro-destra, gli ultraconservatori e i partiti di estrema destra, sono in vetta nei principali Paesi dell’Ue. La prima conseguenza di questo scenario sarà la nomina di un presidente della Commissione europea conservatore, la seconda una dura lotta per la composizione dei gruppi parlamentari e delle alleanze. Se unita, la destra “radicale e populista” potrà fare sul serio la differenza.