Sono sufficienti 360mila vigili del fuoco per proteggere un’Europa in fiamme?

Un'analisi dei dati Eurostat svela disparità nelle risorse e nelle capacità di risposta tra i vari Stati membri di fronte al crescente rischio climatico
3 settimane fa
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Vigile del fuoco

In un’epoca segnata da eventi climatici estremi e disastri naturali sempre più frequenti, la sicurezza pubblica in Europa dipende fortemente dalla resilienza e dall’efficacia dei vigili del fuoco. Questi professionisti dedicati si trovano ad affrontare una serie di sfide sempre più complesse e pressanti. Nel 2023, l’Europa contava circa 362.400 vigili del fuoco (dati Eurostat), pari allo 0,18% dell’occupazione totale nell’UE. Una lettura più attenta dei dati rivela una realtà molto intricata, caratterizzata da disparità tra i vari Stati membri, carenze di risorse e un crescente numero di emergenze.

Con spese e risorse che variano enormemente da un paese all’altro, il divario nelle capacità di risposta e preparazione è preoccupante. Le risorse allocate ai servizi di protezione antincendio non solo riflettono le priorità nazionali ma determinano anche l’efficacia con cui possiamo garantire la sicurezza delle nostre comunità.

Disparità e discrepanze in Ue

Un’analisi dettagliata dei dati Eurostat evidenzia una significativa disuguaglianza nella distribuzione dei vigili del fuoco tra i diversi Stati membri dell’Unione Europea. In Croazia, il tasso di occupazione dei vigili del fuoco è il più alto dell’UE, rappresentando lo 0,49% dell’occupazione totale. Seguono Estonia e Grecia, entrambi con lo 0,39%. In Italia, con una percentuale di vigili del fuoco che si aggira intorno allo 0,2% dell’occupazione totale e una spesa per i servizi di protezione antincendio pari a circa lo 0,4% della spesa pubblica, il paese mostra un impegno significativo, sebbene inferiore rispetto ad alcuni altri Stati membri.

I Paesi Bassi hanno il tasso più basso con solo lo 0,05%, mentre Finlandia, Slovenia e Svezia hanno tassi leggermente superiori, ma comunque limitati, pari allo 0,13%. Questo panorama di disomogeneità riflette non solo le priorità nazionali nel settore della sicurezza, ma anche le risorse disponibili e l’approccio alle emergenze. Le ragioni di tali differenze sono molteplici e possono includere fattori come la dimensione del territorio, il livello di urbanizzazione, la frequenza di eventi naturali e l’allocazione di risorse da parte dei governi nazionali.

Le spese dedicate ai servizi di protezione antincendio offrono un’altra prospettiva importante sulla capacità dei diversi Stati membri di gestire le emergenze. Nel 2022, l’Unione Europea ha speso complessivamente 37,8 miliardi di euro per questi servizi, registrando un incremento del 7,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, la spesa dedicata ai servizi di protezione antincendio rimane stabile al 0,5% del totale della spesa pubblica, senza variazioni significative dal 2016. Questo dato evidenzia un paradosso: sebbene ci sia un incremento nominale della spesa, la proporzione relativa rispetto alla spesa pubblica complessiva non cambia, suggerendo che i fondi potrebbero non essere sufficienti a far fronte alle esigenze crescenti e alle nuove sfide.

Le differenze tra i vari Stati membri sono particolarmente marcate. Romania, Grecia, Germania, Estonia e Repubblica Ceca sono tra i Paesi con le percentuali più alte di spesa per i servizi di protezione antincendio, variando dallo 0,6% allo 0,7% della loro spesa pubblica totale. Questi investimenti relativamente elevati possono riflettere un’impronta maggiore di rischi naturali o una priorità più alta data alla sicurezza pubblica. Al contrario, Paesi come Danimarca e Malta, con spese per i servizi di protezione antincendio pari rispettivamente allo 0,1% e allo 0,3% della spesa pubblica totale, mostrano un impegno minore, che potrebbe influenzare la loro capacità di rispondere efficacemente a emergenze e disastri.

L’impatto dei cambiamenti climatici

L’anno 2023 ha segnato un picco significativo negli incendi boschivi, con oltre 500mila ettari colpiti in Europa, una superficie doppia rispetto a quella del Lussemburgo. Gli incendi hanno raggiunto dimensioni senza precedenti, con la Grecia che ha sperimentato il più grande incendio unico registrato in Europa dagli anni ’80. La relazione del Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea evidenzia come i cambiamenti climatici stiano esacerbando la frequenza e l’intensità degli incendi, rendendo le aree mediterranee sempre più vulnerabili.

Nel primo trimestre del 2024, i dati preliminari hanno mostrato un aumento quasi doppio rispetto alla media di incendi, sebbene l’impatto in termini di superficie bruciata non sia stato significativo. Tuttavia, il tipo di vegetazione bruciata è allarmante: il 37% della superficie bruciata era coperta da arbusti e vegetazione sclerofilla, mentre il 26% era costituito da foreste. Gli incendi hanno provocato circa 20 megatonnellate di emissioni di CO2, equivalenti a un terzo delle emissioni annuali del trasporto aereo internazionale nell’UE.

La risposta dell’Unione Europea

L’Unione Europea ha risposto all’aumento degli incendi boschivi attraverso il rafforzamento della flotta rescEU, che include aerei ed elicotteri antincendio. Nel 2023, la risposta dell’UE ha incluso il supporto immediato ai paesi colpiti, tra cui Grecia, Cile, Bolivia e Canada, attraverso il Meccanismo di Protezione Civile. Questo meccanismo è stato attivato dieci volte per gestire gli incendi nel Mediterraneo e in altre regioni.

Per la stagione degli incendi boschivi 2024, l’UE ha programmato di mantenere un alto livello di risposta, con 24 aerei antincendio e 4 elicotteri messi a disposizione da vari Stati membri. Inoltre, sono stati previsti oltre 556 vigili del fuoco provenienti da diversi paesi per sostenere le operazioni di emergenza. La preparazione prevede anche un miglioramento degli strumenti di allerta precoce e delle soluzioni basate sulla natura per prevenire e mitigare gli incendi.

Nonostante gli sforzi, le critiche non sono mancate. L’ETUC (la Confederazione europea dei sindacati) ha denunciato i tagli ai servizi antincendio in dodici Stati membri, sottolineando come questi tagli coincidano con un incremento del rischio di incendi dovuto ai cambiamenti climatici. La riduzione del numero di vigili del fuoco, combinata con l’aumento delle emergenze, rischia di compromettere seriamente la capacità di risposta e la sicurezza pubblica. La Commissione Europea, in un contesto di austerità e riduzione delle spese pubbliche, si trova ora a dover affrontare il difficile compito di equilibrare la necessità di contenimento della spesa con l’urgenza di investire in risorse adeguate per la protezione antincendio.