Per il Cremlino “la Nato è di fatto in guerra con la Russia”. L’alleanza è pronta a difendersi?

Dopo lo sconfinamento di droni russi nei cieli della Polonia ("un errore", per Mosca) e della Romania ("provocazione di Kiev"), nel fine settimana l'Alleanza ha avviato la missione 'Sentinella dell'Est' per rafforzare il fianco orientale
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caccia militari in volo

La Nato è di fatto in guerra con la Russia“. Lo ha affermato oggi il portavoce presidenziale Dmitry Peskov nel corso di un briefing, aggiungendo che “è evidente, e non ha bisogno di ulteriori conferme”. “La Nato sta di fatto prendendo parte alla guerra” in Ucraina, fornendo un sostegno diretto e indiretto al regime di Kiev, ha continuato. Parole poco rassicuranti, che sembrano preparare il terreno ‘morale’ a ulteriori azioni da parte di Mosca, e che seguono una settimana dove la tensione tra le due parti si è a dir poco impennata.

Diversi gli episodi che hanno contribuito a una accelerata escalation. Mercoledì scorso almeno 19 droni russi hanno violato lo spazio aereo polacco, tre dei quali sono stati abbattuti. Ieri, un drone della Federazione è stato intercettato nei cieli romeni, mentre sabato scorso la Nato ha dato il via alla Sentinella dell’Est, una operazione speciale per proteggere il fianco orientale dell’Europa.

Difenderemo ogni centimetro di territorio”, hanno promesso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il segretario generale della Nato Mark Rutte dopo l’episodio in Polonia, che, nonostante la prudenza, nessuno ha interpretato come casuale, tanto meno dopo lo sconfinamento in Romania.

La settimana ancora precedente c’era stato anche un altro episodio non perfettamente chiarito: quello del disturbo al sistema GPS del volo che portava in Bulgaria von der Leyen, inizialmente attribuito alla Russia e poi semi-smentito dalla stessa Commissione.

Drone russo in Romania

Da parte sua, Mosca ha sostenuto che in Polonia ci sia stato un errore e ha negato di aver diretto droni in Romania, cosa che invece ieri il ministero della Difesa romeno ha confermato specificando che due F-16 hanno rilevato “la presenza di un drone nello spazio aereo nazionale” e lo hanno seguito fino a quando “è scomparso dai radar”. Lo sconfinamento sarebbe avvenuto durante un attacco russo contro l’Ucraina.

L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas ha parlato di una “continua e sconsiderata escalation” che “minaccia la sicurezza regionale”, facendo peraltro eco ad analoghe parole di Rutte della scorsa settimana. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ancora più lapidario, avvisando su X: “Si tratta di un’evidente espansione della guerra“.

Tuttavia, l’Ambasciata russa a Bucarest ha categoricamente smentito e ha bollato l’episodio come una provocazione ucraina. “Tutti i fatti portano a credere che si sia trattato effettivamente di una provocazione deliberata del regime di Kiev, che starebbe cercando di coinvolgere altri Paesi europei in un conflitto contro la Federazione Russa”.

Nel frattempo, Russia e Bielorussia hanno avviato Zapad (‘Ovest’) 2025, un’esercitazione militare con migliaia di soldati e di mezzi vicino alle frontiere occidentali che i due Paesi svolgono ogni quattro anni e che nel 2021 era stata poi propedeutica all’invasione dell’Ucraina, nel senso che parte di quelle forze vennero utilizzate a inizio offensiva nel febbraio 2022. Ieri la Russia ha lanciato un missile ipersonico Zircon nel Mare di Barents.

La Nato è pronta?

Ma la Nato è in grado di difendere il fianco Est dell’Unione europea, e con esso tutto il continente?
La risposta è no. Non veramente.

Mercoledì sono stati abbattuti solo tre droni e per farlo sono serviti aerei da combattimento F-35, con un dispendio economico insostenibile – multimilionario -in un eventuale scontro di più ampio respiro e durata. Per un confronto, l’Ucraina dichiara un tasso di intercettazione compreso tra l’80% e il 90%, pur dovendo affrontare attacchi molto più estesi. Per riuscirci il Paese ha sviluppato e usa economici contro-droni per neutralizzare quelli in arrivo dalla Russia.

E’ ovvio che non si può pensare di affrontare droni da 10mila dollari con costosissimi caccia. Lo stesso Rutte lo ha sottolineato giovedì scorso durante un incontro programmato da tempo con gli ambasciatori dell’Ue. D’altronde, la mancanza di un’adeguata difesa aerea non è una novità degli ultimi giorni: lo stesso segretario generale lo ha fatto presente più volte e da tempo.

Insomma, a tre anni e mezzo dall’invasione russa dell’Ucraina, gli alleati non dispongono di contromisure efficaci ed economicamente sostenibili per affrontare l’equipaggiamento a basso costo della Russia. Servono dei sistemi anti-drone, economici e al passo con l’evoluzione rapida della tecnologia, ripetono gli analisti.

E questa sarebbe comunque solo una prima linea. “Avremo bisogno di una difesa a più livelli, con contromisure sia elettroniche che cinetiche“, ha chiarito il comandante supremo degli alleati in Europa, Alexus Grynkewich giovedì scorso, parlando insieme a Rutte.

Questo significa un bel cambio di passo per l’Ue, abituata a commesse di armi costose e più ‘tradizionali’. E mentre nel vertice di giugno gli Alleati hanno accontentato Trump che chiedeva loro di destinare il 5% del Pil alle spese militari, e mentre l’Ue prevede 150 miliardi di euro con il SAFE, si ripropone anche la domanda di come queste ingenti risorse verranno investite.

Missione Nato al via, Sentinella dell’Est

La Nato comunque non poteva rimanere con le mani in mano e dare ulteriori prove di inadeguatezza. Sabato dunque ha avviato la missione Sentinella dell’Est. L’operazione ha natura difensiva, hanno precisato Rutte e Grynkewich, con l’obiettivo di rafforzare l’intero fianco orientale dell’Alleanza con capacità militari più tradizionali e sistemi per affrontare i droni. La Danimarca contribuirà con due F-16 e una fregata antiaerea, la Francia con tre aerei caccia da guerra “Rafale” e la Germania con quattro Eurofighter, e altri Paesi dovrebbero accodarsi. Anche il Regno Unito è “pienamente impegnato” a contribuire al rafforzamento dell’operazione Eastern Sentry. Non è stato specificato quanti altri soldati saranno coinvolti nella nuova operazione. La Nato dispone già di forze consistenti nell’Europa orientale, tra cui migliaia di soldati in Polonia e Romania.

Rutte e Grynkewich hanno evidenziato che il fianco est dell’Alleanza è una prima linea ma che nessuno è al sicuro: “I missili russi, quando saranno lanciati, impiegheranno cinque o dieci minuti in più per raggiungere Madrid o Londra rispetto a Tallin o Vilnius. Quindi, viviamo tutti sul fianco orientale”, ha spiegato l’ex premier olandese.

La Sentinella dell’Est ricalca la missione Sentinella del Baltico, ‘Baltic Sentry’, annunciata lo scorso gennaio per proteggere le infrastrutture strategiche nel Baltico e monitorare le attività marittime della Russia, dopo una serie di sabotaggi ai cavi delle telecomunicazioni e dell’energia.

Il ‘muro di droni’ di von der Leyen

Grynkewich ha affermato che è l’episodio polacco è stato più ampio rispetto al passato e è tempo di guardare la cosa da una nuova prospettiva, avviando “un nuovo progetto di difesa“, più adeguato alle sfide di una guerra tecnologica. L’affermazione risuona con la proposta lanciata da von der Leyen mercoledì scorso nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, peraltro tenuto a poche ore dall’invasione dello spazio aereo polacco. La capa dell’esecutivo europeo in quell’occasione ha parlato di creare “un muro di droni” finanziato da Bruxelles, attraverso una ‘Drone Alliance’ con l’Ucraina, per sorvegliare il confine orientale grazie a pattugliamenti aerei costanti con i droni e all’integrazione in un sistema di monitoraggio terrestre via satellite.

La tedesca non ha aggiunto dettagli sulla tabella di marcia per la difesa che dovrà presentare a ottobre. Grynkewich ha confermato che il lavoro su questo argomento “sarà assolutamente qualcosa che vogliamo fare andando avanti“.

Trump: “Guerra finirà se la Nato farà come dirò io”

La situazione insomma balla sul filo del rasoio. In questa delicato e instabile equilibrio, si inserisce il presidente Usa Donald Trump, che ha reagito in modo ambiguo alla notizia dello sconfinamento dei droni in Polonia, dicendo ai giornalisti, giovedì scorso, che le violazioni potrebbero essere state un errore ma aggiungendo: “Non sono contento di nulla che abbia a che fare con l’intera situazione“. Il tycoon ha anche fatto sapere che la sua pazienza con Putin sta “si sta esaurendo rapidamente”

Ricordiamo che Trump ha lanciato un paio di settimane fa un ulteriore pen-ultimatum all’indirizzo di Mosca, ma ha trovato il modo di prendere ulteriore tempo e rimandare le sanzioni, chieste da più parti, a data incerta e da destinarsi.

Ieri ha infatti lanciato una sorta di ricatto, ma all’Alleanza Atlantica: “Sono pronto a imporre sanzioni severe alla Russia quando tutti i Paesi della Nato si saranno messi d’accordo iniziando a fare la stessa cosa, e smetteranno di acquistare petrolio dalla Russia“.

“Come sapete, l’impegno della Nato a vincere è stato ben lontano dal 100%, e l’acquisto di petrolio russo, da parte di alcuni, è stato sconcertante!”, ha detto Trump sul suo social Truth. “Indebolisce enormemente la vostra posizione negoziale e il vostro potere contrattuale nei confronti della Russia. In ogni caso, io sono pronto a ‘partire’ quando lo siete voi. Basta che diciate quando“.

“Questa non è la guerra Trump, non sarebbe mai iniziata se io fossi stato presidente! È la guerra di Biden e Zelensky”, ha aggiunto. “Io sono qui solo per aiutare a fermarla, e a salvare migliaia di vite russe e ucraine (7.118 vite perse solo la scorsa settimana. Pazzesco!). Se la Nato farà come dico, la guerra finirà rapidamente e tutte quelle vite saranno salvate! Altrimenti, state solo sprecando il mio tempo, e il tempo, l’energia e il denaro degli Stati Uniti”, ha concluso.

La cosa da una parte fa gioco all’Ue, che da tre anni sta cercando di sganciarsi dal gas russo ma che vede mettersi i bastoni fra le ruote da Ungheria e Slovacchia, che non solo continuano a far conto sull’energia della Federazione, ma non hanno nessuna intenzione di smettere. Dall’altra si tratta comunque di ‘switch’ che non si possono fare in breve tempo, rischiando di allungare i tempi di una qualsiasi ulteriore azione da parte Usa.

Verso il 19mo pacchetto di sanzioni

L’Unione intanto procede verso il 19esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che dovrebbe essere presentato alla fine di questa settimana e che dovrebbe ottenere l’assenso anche di Slovacchia e Ungheria, strigliate da Trump sulla questione energetica.

Venerdì intanto l’Ue ha deciso di prorogare di altri sei mesi le sanzioni contro individui ed entità russe per i prossimi sei mesi, con il sostegno anche dei due Paesi pro-Russia.

Kubilius: “Putin pensa a un attacco entro 3 anni”

Per gli europei Putin non ha intenzione di porre fine alla guerra in Ucraina, come dimostrano gli attacchi aerei su larga scala condotti dopo il vertice di Ferragosto con Trump in Alaska. Questo non solo per ragioni militari, ma anche perché il leader russo ormai ha legato se stesso e la propria figura alla guerra e alla contrapposizione con la Nato, che falchi del suo entourage vorrebbero distruggere. In poche parole, uscirne significherebbe per lui perdere prestigio e dunque potere.

Venerdì Peskov ha dichiarato ai giornalisti che c’è stata una “pausa” nei negoziati di pace ed è tornato ad accusare l’Europa di “ostacolare” il processo verso la soluzione del conflitto. Ha anche aggiunto che la Russia è disposta a discutere l’episodio dei droni con la Polonia, “se la parte polacca è effettivamente interessata a ridurre le tensioni piuttosto che a fomentarle“.

Mentre la Russia ributta la palla delle responsabilità in campo europeo, politici ed esperti occidentali interpretano le violazioni tramite droni come un test militare e politico: Putin vorrebbe saggiare la reazione e le capacità difensive della Nato. Ed è anche una dimostrazione di forza e di mancanza di remore rispetto a una escalation.

Il commissario alla Difesa Andrius Kubilius non ha dubbi: Putin pensa a un attacco entro 3 anni.