La ricetta “Keep calm and carry cash” della Bce: perché servono 100 euro a testa per 72 ore di crisi

Dalla pandemia ai blackout, il contante resta l’unica certezza. La Bce invita a tenere in casa scorte minime di cash per coprire tre giorni di necessità
17 ore fa
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Keep calm and carry cash”: non è uno slogan da meme, ma il titolo scelto dalla Bce per un’analisi che smonta l’idea del contante come residuo del passato. L’eco è chiara: richiama il famoso “Keep calm and carry on”, manifesto del governo britannico del 1939 per infondere fiducia alla popolazione prima dei bombardamenti. Oggi la posta in gioco non sono rifugi antiaerei ma blackout, guerre, attacchi cyber, pandemie. E il messaggio è lo stesso: mantenere la calma e avere un piano. Nel portafoglio, prima ancora che nello smartphone.

Per la Banca Centrale Europea il contante, dato per morto da anni di propaganda cashless, in realtà diventa indispensabile quando il sistema trema. Tangibile, offline, sempre accettato, bene rifugio nei momenti di instabilità: la banconota non ha bisogno di rete, batterie o autorizzazioni. È liquida nel senso più letterale e questo la rende insostituibile nelle emergenze. Lo hanno mostrato i dati: durante la pandemia, nel pieno della crisi greca, all’inizio della guerra in Ucraina, fino al blackout che ha paralizzato Spagna e Portogallo lo scorso aprile, la domanda di contante è schizzata in alto.

Il paradosso è che, mentre cala il suo uso quotidiano alle casse dei negozi, la circolazione di banconote nell’area euro continua a crescere e rappresenta stabilmente più del 10% del Pil. Significa che i cittadini lo usano meno per pagare, ma lo accumulano di più come riserva. Non è sfiducia verso il digitale: è copertura contro l’imprevisto.

La corsa al contante

Pandemia, guerra, blackout, crisi del debito. Quattro episodi diversi, un’unica reazione: la corsa alle banconote. L’analisi della Bce li passa in rassegna come cartoline di un’Europa che, ogni volta che la stabilità vacilla, si rifugia nel cash.

Il Covid-19 ha innescato un fenomeno lento e massiccio. Nel 2020 la circolazione di banconote è aumentata di oltre 140 miliardi rispetto agli anni pre-pandemia. Meno transazioni in contante per paura del contagio, ma più riserve domestiche. È il cosiddetto “paradosso delle banconote”: non si usano al supermercato, ma si tengono a portata di mano a casa.

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha mostrato la versione opposta: una reazione immediata e concentrata geograficamente. Nei Paesi vicini al conflitto — Baltici, Slovacchia, Finlandia — la domanda di contante è schizzata ben oltre la norma. Non importava che fossero economie altamente digitalizzate: la prossimità alla guerra e la paura di un blackout informatico bastavano a far correre la gente agli sportelli.

Il blackout iberico del 28 aprile 2025 ha offerto la prova più plastica. In poche ore, la penisola si è ritrovata senza energia e senza pagamenti digitali. Pos, Atm e app non funzionavano. Chi aveva contante ha potuto continuare a comprare carburante, alimenti, farmaci. Chi non lo aveva, è rimasto bloccato. E la notizia ha avuto un effetto contagio anche fuori dall’area colpita: nelle Baleari e nelle Canarie, dove la luce non era saltata, i prelievi sono comunque aumentati per paura.

Il caso greco resta il più estremo. Tra 2014 e 2015, ogni incertezza politica si traduceva in file agli sportelli. Nel giugno 2015, alla vigilia del referendum e con l’annuncio dei controlli sui capitali, la Banca di Grecia ha registrato un’emissione netta record di quasi 5 miliardi in un solo mese. La gente si affrettava a mettere in salvo i propri risparmi prima che i limiti ai prelievi congelassero il sistema.

Quattro scenari diversi, stesso esito: quando la stabilità scricchiola, la banconota diventa il bene più richiesto.

Il vero blackout è quello degli sportelli

Se il contante è la scialuppa, bisogna poterci salire. Qui emerge il vero punto debole del sistema europeo: meno sportelli bancari, meno Atm, più territori scoperti. È un trend strutturale che contrasta con quanto la Bce indica nei suoi studi, sottolineando la necessità di garantire e facilitare l’accesso al contante anche nelle aree più remote dell’eurozona.

Alcuni Paesi hanno iniziato a muoversi. La Finlandia sta testando bancomat “a prova di interruzione”, progettati per restare operativi anche durante blackout elettrici o guasti di rete. L’Austria ha scelto una strada inedita: la sua banca centrale si occuperà direttamente della distribuzione di contante ai cittadini in caso di emergenze. Nei Paesi Bassi si lavora sul principio della prossimità minima: nessun cittadino deve trovarsi troppo distante da un punto di prelievo. Tre modelli diversi, un filo conduttore comune: senza una rete robusta, la digitalizzazione rischia di trasformarsi in un tallone d’Achille, dove basta un guasto per fermare tutto.

Il blackout iberico lo ha dimostrato. Nelle zone colpite, chi non aveva contanti in casa si è trovato senza mezzi di pagamento. Nelle aree non colpite, i prelievi sono esplosi comunque. La fiducia si propaga come la paura: bastano poche ore senza corrente per spingere intere comunità a correre agli Atm. È un comportamento contagioso che mette in luce il ruolo del cash come strumento di rassicurazione collettiva, oltre che di pagamento.

Il problema è che il trend va nella direzione opposta. La riduzione capillare della rete bancaria rischia di rendere il contante un privilegio urbano, disponibile solo nei centri maggiori. Ma la resilienza non può essere un lusso geografico. Se il cash deve funzionare da airbag, deve aprirsi ovunque e in fretta.

Manuale minimo per 72 ore

Cosa significa concretamente “carry cash”? Non accumulare sotto il materasso, ma avere una scorta minima. Olanda, Austria e Finlandia hanno già trasformato la raccomandazione in protocollo: ogni famiglia dovrebbe tenere in casa tra 70 e 100 euro per ogni membro, o comunque una somma sufficiente a coprire i bisogni essenziali per 72 ore. Tre giorni, la soglia standard anche nei piani di protezione civile.

La Commissione europea ha incorporato questo approccio nella sua “strategia di preparazione dell’Unione”. A marzo ha diffuso linee guida per i cittadini: un “kit di resilienza” con beni di prima necessità, dal cibo alla torcia, e una quota di contante. Non un vezzo, ma il riconoscimento che il cash è parte integrante delle infrastrutture critiche.

Il vantaggio non è solo individuale. La Bce parla di “beneficio sociale” del possesso diffuso di banconote. Tante piccole scorte domestiche creano un buffer distribuito che smorza la pressione sugli sportelli e impedisce corse disordinate al prelievo. È un’assicurazione collettiva: costa poco in tempi normali, vale moltissimo quando arriva lo shock.