Dal 7 luglio, la Polonia ha reintrodotto controlli temporanei alle frontiere con Germania e Lituania, in risposta alle misure analoghe adottate da Berlino a partire dal 2024. La decisione, annunciata dal primo ministro Donald Tusk martedì scorso, è stata giustificata come necessaria per contrastare l’immigrazione irregolare e per “bloccare i rimpatri ingiustificati” di migranti da parte tedesca.
Una risposta “simmetrica” a Berlino
Varsavia ha definito la misura una “risposta simmetrica” ai controlli introdotti dalla Germania nel settembre 2024 lungo il confine con la Polonia. Tali controlli, inizialmente temporanei, sono stati prorogati e giustificati da Berlino come strumento per contenere i flussi migratori e contrastare il traffico di esseri umani.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito l’intenzione di preservare l’area Schengen, ma ha sottolineato che “la libertà di circolazione può funzionare solo se non viene abusata da chi promuove la migrazione illegale”.
Complessivamente lo scorso anno la Germania ha ricevuto 250.945 domande d’asilo, nel 2023 erano state 329.120: una riduzione di circa il 30%. Le principali nazionalità dei richiedenti sono: Siria, poi Afghanistan e Turchia. Ad essere state accolte sono il 44,4% delle domande presentate. La ministra tedesca Nancy Faeser ha affermato negli scorsi mesi che i controlli sarebbero proseguiti perché “chi non ha diritto di restare in Germania, deve lasciare il nostro Paese. Abbiamo aumentato le possibilità di effettuare concretamente le espulsioni”.
Le accuse incrociate
Varsavia accusa Berlino di aver respinto oltre 11.000 migranti verso la Polonia tra gennaio 2024 e febbraio 2025. Berlino, dal canto suo, nega l’esistenza di rimpatri sistematici e afferma che i controlli mirano a impedire l’ingresso di migranti irregolari, non a espellere richiedenti asilo già presenti sul territorio.
I dettagli della misura polacca
I controlli polacchi sono entrati in vigore il 7 luglio e riguardano:
- 52 punti lungo il confine con la Germania
- 13 punti lungo il confine con la Lituania
- 10 valichi riservati ai residenti locali
Secondo il ministro dell’Interno Tomasz Siemoniak, la misura è conforme al Codice delle frontiere Schengen e potrà essere modificata “se la Germania eliminerà i propri controlli”.
La posizione della Lituania
La Lituania, pur condividendo le preoccupazioni sulla migrazione irregolare, ha dichiarato che non introdurrà controlli propri lungo il confine con la Polonia. Il ministero degli Esteri lituano ha auspicato una cooperazione rafforzata tra le forze di polizia e le guardie di frontiera dei due Paesi.
Il contesto: Schengen e le eccezioni
Nel 2025, lo Spazio Schengen ha celebrato il suo 40esimo anniversario. L’accordo, firmato nel 1985, ha segnato l’inizio dell’abolizione dei controlli alle frontiere interne tra i paesi firmatari, facilitando la libera circolazione delle persone. Oggi lo spazio Schengen conta oltre quattro milioni di chilometri quadrati e una popolazione di circa 450 milioni di persone e comprende 29 paesi: 25 dei 27 Stati membri dell’Ue e tutti i membri dell’Associazione europea di libero scambio (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Il Trattato prevede la possibilità di reintrodurre controlli alle frontiere interne in circostanze eccezionali, come minacce alla sicurezza o emergenze sanitarie – ad esempio quanto accaduto con la pandemia da Covid-19. Tali controlli devono essere temporanei, ma possono essere prorogati. Attualmente, almeno undici Paesi dell’Ue hanno notificato controlli alle frontiere interne, tra cui Germania, Austria, Francia e Italia.
Il ruolo della Bielorussia e della Russia
Secondo le autorità polacche e lituane, parte dei flussi migratori irregolari sarebbe orchestrata da Minsk e Mosca, che favorirebbero il transito di migranti attraverso la Bielorussia verso i confini orientali dell’Ue. Varsavia ha rafforzato la barriera al confine bielorusso, lunga circa 200 chilometri, costruita tra il 2022 e il 2023.