Area Schengen, le nuove norme: ecco cosa cambia per emergenze sanitarie e migranti

Approvato nuovo regolamento, dai controlli alle frontiere per migranti a limitazioni di ingresso in caso di emergenza sanitaria: cosa cambia nell'area Schengen
2 mesi fa
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Area Schengen
Area Schengen

Da limitazioni in caso di emergenze sanitarie fino al controllo sui migranti, il nuovo Schengen Borders Code è realtà. Il Consiglio l’ha approvato negli scorsi giorni. Il regolamento Ue che tratta la gestione delle frontiere interne ed esterne è stato riformato con norme che disciplinano il controllo di frontiera delle persone che attraversano i confini Ue. La riforma è stata determinante per rendere lo spazio Schengen più resiliente alle crisi presenti e future. Garantirà che le persone che viaggiano nell’Ue possano godere appieno dei vantaggi di spostamenti senza limiti. Ma cos’è l’area Schengen e in costa consiste il nuovo codice? Scopiamolo insieme.

Cos’è l’area Schengen?

Lo spazio Schengen è una delle principali conquiste del progetto europeo. Nato nel 1985 come progetto intergovernativo tra cinque paesi dell’Ue (Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), si è gradualmente espanso fino a diventare la più grande area di libero accesso al mondo. Schengen è il nome di un piccolo villaggio del Lussemburgo, al confine con la Germania e la Francia, dove sono stati firmati l’Accordo di Schengen e la Convenzione di Schengen rispettivamente nel 1985 e nel 1990.

Oggi l’area Schengen è di 4 milioni di chilometri quadrati con una popolazione di quasi 420 milioni di persone e comprende 27 paesi. Bulgaria e Romania applicheranno pienamente i requisiti a partire dal 31 marzo 2024. Verranno, cioè, aboliti i controlli a frontiere interne aree e marittime. I controlli alle frontiere interne con Cipro non sono ancora stati revocati e l’Irlanda non fa parte dell’area Schengen.

Cosa prevedono le nuove norme per l’area Schengen?

L’insieme delle norme che disciplinano lo spazio Schengen è denominato Schengen Borders Code.
Il regolamento ha introdotto la possibilità di adottare misure a livello comunitario che limitano l’accesso di cittadini di paesi terzi all’Ue in caso di emergenza sanitaria pubblica su larga scala. Ha messo in atto, inoltre, una procedura di trasferimento che aiuterà ad affrontare il movimento secondario dei migranti (da uno Stato membro a un altro) e ha forte nuove soluzioni alle situazioni di strumentalizzazione della migrazione. I chiarimenti sulle norme sulla reintroduzione dei controlli alle frontiere garantiranno che rimangano una misura di ultima istanza.

“Viaggiare nello spazio Schengen senza controlli alle frontiere è uno dei principali successi dell’Ue – ha dichiarato Annelies Verlinden, ministro belga degli Interni, della riforma istituzionale e del rinnovamento democratico -. Con questo voto abbiamo dato agli Stati membri gli strumenti a portata di mano per mantenere i viaggi senza frontiere all’interno dell’area Schengen, proteggendo al contempo le frontiere esterne, affrontando la migrazione irregolare e i rischi per la salute pubblica”.

Emergenze sanitarie

In caso di emergenze sanitarie su vasca scala, come quella della pandemia da Covid-19, le nuove norme garantiscono la possibilità di introdurre restrizioni temporanea alle frontiere esterne dall’Ue. Fino a pochi giorni fa l’Ue poteva emanare solo raccomandazioni non vincolati per le restrizioni di spostamenti verso gli Stati membri. Oggi le cose cambiano e alle restrizioni, il Consiglio ha aggiunto la possibilità di imporre test, quarantena, isolamento e altre misure sanitarie per i cittadini extracomunitari che entrano nell’Ue.

Migrazioni

Uno dei temi più complessi per l’Unione europea è quello delle migrazioni. Le nuove norme del codice Schengen offriranno agli Stati membri la possibilità di limitare il numero di valichi di frontiera o ridurne gli orari di apertura e consentirà misure rafforzate di sorveglianza. Così rivisto il codice chiarisce il quadro esistente per la reintroduzione e la proroga dei controlli alle frontiere interne, che è possibile quando esiste una grave minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza interna. Gli Stati membri dovranno valutare la necessità e la proporzionalità di questa decisione e valutare se gli obiettivi perseguiti non possano essere raggiunti con altri mezzi.

Inoltre, il regolamento riveduto stabilisce la durata massima durante la quale possono essere mantenuti tali controlli alle frontiere interne. I controlli alle frontiere interne che sono stati notificati alla Commissione, agli Stati membri e al Parlamento europeo prima di essere ripristinati possono rimanere in vigore per una durata massima di due anni. In situazioni eccezionali gravi, i controlli alle frontiere interne possono essere prorogati di altri sei mesi, rinnovabili una volta per una durata totale di un anno.

La possibilità di utilizzare misure alternative, tipicamente costituite da controlli di polizia e cooperazione transfrontaliera, dovrebbe incoraggiare gli Stati membri a limitare sostanzialmente la reintroduzione di controlli temporanei alle frontiere. Inoltre, una nuova procedura di trasferimento consentirà a uno Stato membro di trasferire i cittadini di paesi terzi fermati nella zona di frontiera e soggiornanti illegalmente nel suo territorio nello Stato membro da cui sono arrivati direttamente. Il sequestro dovrebbe avvenire nel contesto di un quadro di cooperazione bilaterale.

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