I Commissari europei sono sulla graticola dell’Europarlamento che dovrà valutare, entro ottobre, le competenze e eventuali conflitti d’interesse dei singoli nominati da Ursula von der Leyen. E alcuni nomi sono già nel mirino da diverso tempo.
Uno di questi è Wopke Hoekstra, commissario per l’Azione climatica, ex ministro degli Esteri olandese, la cui nomina ha sollevato polemiche tra le forze politiche di sinistra. Scopriamo il perché.
Dopo le dimissioni di Frans Timmermans, che ha abbandonato la carica europea per le presidenziali olandesi, Hoekstra ha preso il suo posto con l’approvazione del Parlamento europeo, ad agosto 2023. Ben 279 deputati hanno votato a favore della nomina di Hoekstra contro 173 contrari e 33 astenuti.
Il suo portafoglio include politiche chiave per la transizione verde dell’Unione, un ambito cruciale per finanziare la lotta ai cambiamenti climatici, ma non più (o quasi) una priorità per l’attuale europarlamento. Si stima che il pacchetto di misure che Hoekstra gestirà abbia un valore complessivo superiore ai 250 miliardi di euro tra Grean Deel e Fit for 55, denaro che servirà a finanziare progetti di sostenibilità e transizione energetica.
Chi è Wopke Hoekstra
Wopke Hoekstra, 49 anni, esponente del partito conservatore Appello Cristiano Democratico (Cda) dei Paesi Bassi, ha iniziato la sua carriera politica nel 2011. È stato ministro delle Finanze dal 2017 al 2021 e ministro degli Esteri fino alla sua nomina a Bruxelles. Tuttavia, la sua carriera politica è stata affiancata da una lunga esperienza nel settore privato, inclusi ruoli di alto profilo come partner della società di consulenza McKinsey e alla Shell, una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo.
Proprio i suoi trascorsi presso Shell sono stati un fattore di critica. Molti temono che il suo legame con un gigante del petrolio possa rendere meno incisive le politiche climatiche dell’Ue, che richiedono una drastica riduzione dell’uso dei combustibili fossili. Shell, in quanto uno dei maggiori emettitori di gas serra, rappresenta agli occhi di molti l’emblema delle sfide più grandi per la transizione verde.
L’opposizione vede nella sua nomina il rischio di un conflitto d’interessi, temendo che la sua precedente esperienza possa compromettere la spinta verso un modello economico più sostenibile.
Per altri, invece, è il volto giusto per guidare una politica economica che si è spostata a destra e che chiede un equilibrio tra transizione climatica e gestione dei risvolti sociali ed economici.
Le polemiche sui Pandora Papers
Un ulteriore elemento che ha alimentato le polemiche è il coinvolgimento di Hoekstra nei Pandora Papers, un’inchiesta globale condotta da giornalisti investigativi che ha rivelato come numerosi leader politici e personalità pubbliche abbiano utilizzato paradisi fiscali per nascondere ricchezze e ridurre la propria pressione fiscale.
Nell’ottobre 2021, i Pandora Papers hanno rivelato che Hoekstra aveva investito 26.500 euro in una società di safari dell’Africa orientale attraverso una società in un paradiso fiscale. Ha venduto le azioni una settimana prima di diventare ministro nel 2017. Ha dichiarato di non sapere che la società aveva sede nelle Isole Vergini e in seguito ha detto al Parlamento che avrebbe fatto più attenzione.
Sebbene Hoekstra abbia dichiarato di aver venduto le sue quote prima di diventare ministro delle Finanze, molti critici vedono questa vicenda come una macchia sulla sua reputazione, specialmente per un ruolo che richiede un’azione decisa contro l’evasione fiscale e una maggiore equità nei sistemi tributari.
Il dossier Cina e la concorrenza sleale
Un’altra sfida per Hoekstra sarà la gestione dei rapporti con la Cina. Durante un’intervista a Bloomberg Television, il nuovo commissario Ue ha dichiarato che l’Unione europea non permetterà alla Cina di minacciare l’industria europea durante la transizione energetica, inondando il mercato con prodotti sovvenzionati, come veicoli elettrici a basso costo.
Questo fenomeno, secondo Hoekstra, rischia di minare la competitività delle aziende europee e di causare un collasso industriale. Per contrastare questo rischio, l’Ue sta valutando l’imposizione di dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina.
Inoltre, Hoekstra ha sollecitato la Cina a contribuire maggiormente agli sforzi globali contro il cambiamento climatico, sottolineando che il gigante asiatico, essendo la più grande economia emergente e il maggiore emettitore mondiale di Co2, deve assumersi responsabilità più pesanti nella lotta climatica.
Le reazioni politiche a Bruxelles
La nomina di Hoekstra ha generato una spaccatura tra i gruppi politici all’interno del Parlamento europeo. Il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&d), tradizionalmente legato a politiche ambientali ambiziose, ha aspramente criticato la decisione, definendo “incomprensibile” l’idea di affidare il portafoglio climatico a un esponente conservatore. S&d ha accusato il Partito Popolare Europeo (Ppe), di cui fa parte Hoekstra, di voler rallentare l’attuazione del Green Deal, con particolare riferimento ai tentativi di bloccare la legge sul ripristino della natura, una delle iniziative chiave per la biodiversità e la sostenibilità europea.
Tuttavia, c’è anche chi vede nella nomina di Hoekstra un’opportunità per coniugare meglio le politiche fiscali con quelle climatiche.
Nonostante la conferma della sua nomina, il cammino di Hoekstra si preannuncia pieno di ostacoli. Sarà chiamato a dimostrare di essere all’altezza del compito, in un contesto dove la pressione politica è elevata e le aspettative sul Green Deal sono altissime. La sua sfida più grande sarà probabilmente quella di riconquistare la fiducia degli europarlamentari e degli Stati membri, mostrandosi capace di guidare con trasparenza e determinazione una delle transizioni più importanti della storia dell’Unione Europea.