Settima calda, e non solo per il meteo, quella che si apre oggi in Europa. Giovedì è il giorno chiave: alle 13 l’Europarlamento voterà – a scrutinio segreto – per la riconferma o meno di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea.
Sono le ultime ore, dunque, per la tedesca per mettere il più al sicuro possibile il suo secondo mandato al top job più top dell’Unione. Dopo il voto di inizio giugno, VDL ha passato le ultime settimane tessendo alleanze e risolvendo un difficilissimo rebus: se allarga a destra perde parte della coalizione che la sostiene (Popolari, Socialdemocratici, liberali e Verdi), ma se non si allarga non è detto che le bastino i voti che pure sulla carta avrebbe.
Socialdemocratici, liberali e Verdi infatti sostengono la linea rossa di ‘nessun accordo’ con l’estrema destra.
Allargare alla destra conservatrice?
Ecco perché VDL non può guardare a una destra qualunque. D’altronde verso le posizioni più estreme, che peraltro si sono spaccate in due eurogruppi nuovi di zecca, i Patrioti di Orban, Salvini e Le Pen (già alle prese con una prima divisione: la nomina a vicepresidente del leghista Roberto Vannacci) e le Nazioni sovrane di AfD, sta scattando il cordone sanitario e la loro marginalizzazione rispetto agli incarichi più rilevanti nell’emiciclo.
Rimane quindi la destra dei Riformisti e Conservatori Europei (ECR) di Meloni, che per contrasto sono visti come ‘moderati’ e che non solo eviteranno il cordone sanitario ma con i loro 24 voti potrebbero ancora avere un ruolo chiave nel futuro della Commissione e dunque dell’agenda politica comunitaria dei prossimi cinque anni. La destra ‘tripartita’ in poche parole fa sì che oggi l’Ecr sia ’la sinistra’ della destra, i Patrioti il centro della destra e l’ESN la destra della destra.
Inoltre ECR ha già bucato il cordone sanitario nella scorsa legislatura, con l’elezione a presidente della commissione Bilanci del belga dell’N-Va fiammingo Johan van Overtveldt e a vicepresidente dell’Europarlamento il lettone Roberts Zile.
Meloni sosterrà o no von der Leyen?
Tornando all’oggi, Meloni ancora non ha sciolto la riserva, né in questo periodo ha lasciato trapelare qualcosa. D’altronde anche lei è alle prese con un complesso rebus tutto italiano. Nel suo governo ha da una parte Antonio Tajani, esponente di spicco del Partito Popolare Europeo, cui appartiene VDL e che la voterà. Dall’altra ha Salvini, confluito la scorsa settimana tra i ‘Patrioti’ e contrario alla conferma della tedesca.
In questo gioco enigmistico per solutori più che abili, ricordiamo che a metà giugno Meloni si è già astenuta rispetto alla nomina di VDL da parte del Consiglio europeo, decisione che è stata criticata per il rischio che potesse escludere ulteriormente l’Italia dai giochi decisionali.
Il redde rationem è domani, quando è previsto un incontro tra ECR e von der Leyen (sulla scia degli analoghi incontri tenuti con altri gruppi) durante il quale la presidente uscente esporrà ai conservatori il programma che intende portare avanti nel suo secondo mandato.
“A valle di quello che lei dirà, discuteremo con le altre delegazioni, valuteremo e decideremo che cosa fare”, ha detto Giorgia Meloni dopo il vertice della NATO a Washington aggiungendo: “Come presidente del Consiglio italiano il mio obiettivo unico è portare a casa per l’Italia il massimo risultato possibile. Il ruolo dell’Italia deve essere riconosciuto “, ha sottolineato la premier.
Oltre al programma, infatti, ci sono altri nodi molto pratici da sciogliere, in primis i portafogli che verranno dati a commissari italiani – e la vicepresidenza della Commissione.
Secondo il metodo d’Hondt, a ECR spettano due presidenze di commissione, ‘Bilanci’ e ‘Libertà civili e giustizia’.
Su quest’ultima tuttavia c’è stata polemica perché a molti sembra un controsenso affidare tale materia a una formazione che anche se più moderata è comunque considerata di estrema destra, quindi la commissione in questione potrebbe essere cambiata con Agricoltura. Una materia gradita allo stesso Tajani, che da settimane ripete come l’Italia debba avere ruoli – e portafogli – di primo piano.
Gli orientamenti dei partiti italiani
Tutto, quindi, è demandato all’incontro di domani; nel frattempo il copresidente di ECR Nicola Procaccini ha fatto sapere che “per ora l’orientamento è negativo, martedì la incontreremo (VDL, ndr) e poi vedremo”. “Non abbiamo nulla contro von der Leyen, ma abbiamo molto contro la piattaforma politica degli ultimi anni“, ha specificato Procaccini che si aspetta una “prossima Commissione europea di centrodestra“, visto che i commissari sono “espressi dai governi Ue. Immagino che ci debba essere una consequenzialità in termini programmatici”.
Le priorità per Fratelli d’Italia, ha detto l’eurodeputato, sono “un approccio pragmatico alla transizione verde, un controllo più forte della migrazione illegale, il rispetto dei trattati, perché siamo contrari ad avere un Superstato europeo. Vogliamo che le competenze rimangano quelle previste dai Trattati. Vogliamo mantenere vive le tradizioni europee”.
Sarà Meloni a dare una direttiva, ha fatto sapere Procaccini, ma non è detto che tutto ECR la segua: ““Il gruppo ECR “darà alle sue delegazioni la libertà di votare come desiderano”. Già cinque anni fa FdI non votò VDL mentre l’ultradestra polacca di Diritto e Giustizia (PIS) sì, quest’ultima in cambio del commissario all’Agricoltura – molto importante per la Polonia – che andò a Janusz Wojciechowski.
Stavola però le delegazioni di Polonia, Romania e Francia dentro ECR hanno già annunciato che voteranno contro.
Anche Lega e Movimento 5 Stelle (per questa legislatura usciti dall’oblio degli indipendenti e confluiti nell’eurogruppo The Left) hanno già fatto sapere che si esprimeranno contro. E pensare che cinque anni fa proprio i voti dei pentastellati favorirono l’elezione di VDL al suo primo mandato, che avvenne davvero all’ultimo uomo/donna, visto che la tedesca passò con solo 9 voti.
Entrambi i partiti hanno precisato che il problema non è la persona ma “il progetto politico” non gradito, come hanno spiegato il capo delegazione dei pentastellati Pasquale Tridico e il capo delegazione del Carroccio Paolo Borchia.
“Mi risulta difficile capire – ha affermato Borchia – come mai ci si orienti verso una Commissione di centrosinistra: mi sembra che la Commissione non rispetti le indicazioni degli elettori”. Non solo, ma la “retromarcia tardiva” rispetto ad alcuni aspetti controversi del Green Deal, come le politiche agricole, “non rende credibile il progetto” di von der Leyen, ha concluso.
Tridico ha lasciato invece un piccolissimo spiraglio: “Se ne discuterà” nel gruppo della Sinistra per avere una posizione comune, ma “siamo orientati negativamente“. La Left insomma è avviata a votare contro la presidente in carica.
I Verdi invece ancora non si sono troppo sbilanciati e il motivo è la linea adottata in politica estera, come spiegato da Ignazio Marino, vicepresidente del gruppo Verdi/Ale nell’Europarlamento: “Non mi pare ci sia un ruolo condiviso a cercare un cessate il fuoco in Medio Oriente e Ucraina”. Inoltre, ha continuato, non si vede sufficiente impegno in materia di lotta ai cambiamenti climatici e immigrazione. C’è “ancora una discussione in corso all’interno del gruppo”, ha detto.
I Verdi europei però, stando a quanto hanno affermato i copresidenti Bas Eickhout e Terry Reintke, sembrano orientati a votare a favore di von der Leyen, anche se il gruppo deciderà solo giovedì prossimo, dopo aver letto le linee guida e aver ascoltato la tedesca in Aula.
Voteranno a favore, e l’hanno già comunicato, Forza Italia, che nell’Europarlamento è nel PPE, e il Partito democratico (S&D). “Le premesse sono buone”, ha detto il capodelegazione del PD Brando Benifei, aggiungendo però: “Vogliamo più chiarezza in materia su Stato di diritto, coesione, diritto alla casa, e prosecuzione del programma NextGenerationEU”.
Ultimi incontri e giovedì il voto
I prossimi passi: oggi pomeriggio VDL incontrerà The Left, domani ECR, nel giorno in cui si avvia ufficialmente la X legislatura europea con la prima sessione plenaria dell’Europarlamento e le prime votazioni, a partire da quella che – a meno di incredibili soprese – confermerà la maltese Roberta Metsola a presidente dell’organo legislativo, ed eleggerà i 14 vicepresidenti e i 5 questori.
Giovedì mattina, dalle 9, von der Leyen presenterà le linee guida della Commissione per i prossimi cinque anni. Seguirà un dibattito, dopodiché i gruppi si riuniranno per decidere come votare. Il voto sulla rielezione di von der Leyen, a scrutinio segreto, si svolgerà indicativamente dalle 13 alle 15.
Un voto non scontato, come abbiamo visto, nonostante i 401 seggi della maggioranza, 40 in più della soglia minima di 361. Ma il rischio di franchi tiratori in plenaria è particolarmente alto, tutto starà a vedere quanti saranno e se VDL in queste settimane sarà riuscita a portare dalla sua parte un numero sufficiente di europarlamentari.