François Bayrou ha giocato l’ultima carta davanti all’Assemblée Nationale, pronunciando un discorso accorato di 40 minuti prima del voto di fiducia che, con ogni probabilità, decreterà la sua caduta. Il primo ministro francese ha rivendicato il suo operato, dalla presa in carico alla scelta di sottoporre l’esecutivo al voto di fiducia: “Il rischio più grande sarebbe stato di non correre rischi, di lasciar continuare le cose senza cambiare nulla”, ha detto davanti ai parlamentari francesi.
La crisi del governo Bayrou: numeri e prospettive
La situazione appare cristallina nei suoi meri aspetti numerici: Bayrou non dispone dei voti necessari per superare il voto di fiducia in vista della manovra finanziaria; Macron cerca un primo ministro per evitare le urne che metterebbero a rischio anche il suo posto all’Eliseo.
Le opposizioni – dalla sinistra di France Insoumise e Parti Socialiste fino all’estrema destra del Rassemblement National – hanno annunciato il loro voto contrario. Un’alleanza tattica tra partiti ideologicamente agli antipodi, uniti nel rifiuto delle politiche centriste di Emmanuel Macron.
Il primo ministro, nominato dal presidente Macron meno di nove mesi fa, ha chiesto la fiducia sulla sua politica generale in vista di una manovra finanziaria che prevede 44 miliardi di euro di tagli. Una cifra che ha scatenato le proteste dell’opposizione e che rappresenta il cuore del conflitto politico in corso.
“La Francia è una magnifica cattedrale da ricostruire”: le emergenze del Paese
Nel suo intervento, segnato da una evidente raucedine, Bayrou ha dipinto un quadro drammatico della situazione francese. “La Francia è una magnifica cattedrale da ricostruire”, ha detto il primo ministro utilizzando una metafora che evoca la grandezza del passato e la gravità del presente.
Il sindaco di Pau ha elencato una serie di criticità strutturali:
- il calo di produzione del Paese “fin dall’anno 2000”;
- un sistema educativo che non garantisce “l’eguaglianza delle possibilità”;
- la crisi degli alloggi;
- l’emergenza climatica;
- i problemi di sicurezza e la gestione della immigrazione;
- gli squilibri tra metropoli e “deserti rurali”.
Il peso del debito
Tante le questioni richiamate da Bayrou, anche se quella principale resta il debito pubblico francese, descritto come una minaccia alla sovranità nazionale. “La sottomissione al debito è come la sottomissione alla forza militare: sottomessi dalle armi o dai creditori, in entrambi i casi perdiamo la nostra libertà”, ha ammonito il leader del MoDem (Mouvement démocrate).
I numeri che ha presentato disegnano un quadro preoccupante: “La Francia non ha un bilancio in pareggio da 51 anni”, ogni anno il Paese “produce debito per un totale di 50 miliardi di euro circa”, mentre il conto del debito è passato dai 30 miliardi del 2020 ai 67 miliardi attuali, con una proiezione di 107 miliardi entro la fine del decennio secondo la Corte dei conti francese.
Lo scontro generazionale e le pensioni future
Un passaggio particolarmente significativo ha riguardato la questione generazionale. “Mi ha colpito vedere quanto i giovani si sentano una generazione sacrificata e dicano ‘Noi non avremo nessuna pensione’“, ha detto Bayrou, rivolgendosi poi direttamente ai banchi della sinistra che lo fischiavano: “Oh, lo so bene che voi vorreste che aumentassero ancora gli oneri sulle loro spalle. Ebbene, noi crediamo esattamente il contrario”, ha detto.
La risposta delle opposizioni: socialisti pronti a governare
La replica dell’opposizione non si è fatta attendere.
Boris Vallaud, deputato del Parti Socialiste, ha preso la parola subito dopo Bayrou annunciando: “Votando oggi il no alla fiducia, i socialisti si assumono la responsabilità di affermare che sono pronti, con la sinistra e gli ecologisti, a governare”.
Il parlamentare ha promesso una politica opposta a quella di Bayrou, nel caso (altamente probabile) che i socialisti vadano al governo: “Le nostre scelte non sono le vostre – ha detto – ma sono quelle dei francesi. No al lavoro, sì al capitale. No ai giorni festivi, sì alle eredità. No alle piccole e medie imprese, sì alle multinazionali. Noi proponiamo una strada diversa”.
Con la caduta di Bayrou data per scontata, si aprono scenari inediti per la politica francese. Tra le ipotesi più accreditate emerge proprio quella di un governo a guida socialista, ma la frammentazione parlamentare rende instabile e complessa qualsiasi soluzione.
Il presidente Emmanuel Macron si trova di fronte a una presidenza che ha visto succedersi diversi primi ministri senza riuscire a trovare una formula di governo duratura. La crisi istituzionale d’Oltralpe riflette una più ampia crisi del sistema politico europeo, dove i tradizionali equilibri centro-destra/centro-sinistra appaiono sempre più fragili di fronte all’ascesa degli estremi, come si è visto anche nelle ultime elezioni dell’emiciclo.