Pugno di ferro o strategia soft? L’Ue prepara la risposta ai dazi di Trump

Tra qualche settimana Trump potrebbe annunciare i dazi per l'Ue. Sul tavolo dei Ventisette tre strategie e l'ipotesi di riprendere i rapporti con Pechino
11 ore fa
4 minuti di lettura
Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea_afp

L’Unione europea è pronta a rispondere ai dazi promessi da Trump. O almeno questa è la linea ribadita dai capi di Stato e di governo dopo il summit informale di lunedì scorso a Bruxelles. Al termine dell’incontro, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha mandato un messaggio chiaro al presidente americano: “L’Europa ha molta più influenza in questo mondo di quanto a volte possiamo pensare” e ora deve perseguire una “politica estera più diretta e mirata”.

Le sue parole sono nette anche nel riconoscere che i bei tempi sono finiti: “la visione di un mondo che tende verso una sempre maggiore cooperazione e iper-globalizzazione è diventata obsoleta”, ha aggiunto von der Leyen rompendo con i toni accomodanti e concilianti di Bruxelles. Netta sarà anche la risposta dell’Ue se Trump dovesse confermare i dazi verso i Ventisette: “L’Unione europea è pronta per un dialogo robusto ma costruttivo con gli Stati Uniti”, però “se viene presa di mira in modo ingiusto o arbitrario, l’Unione europea risponderà con fermezza“, avverte la politica tedesca.

I leader europei non hanno ancora deciso quali misure intraprendere, ma sono già note le opzioni sul tavolo.

Dazi Ue, quali opzioni?

I rapporti commerciali tra l’Ue e gli Usa valgono circa 1,5 trilioni di euro ogni anno, ovvero il 30% del commercio mondiale. Per questi numeri, più che per una condivisione di valori ormai (o temporaneamente) tramontata, la collaborazione tra gli storici alleati è ancora utile. “Vogliamo farla funzionare perché è semplicemente un business intelligente“, ha dichiarato ancora von der Leyen facendo emergere la distanza valoriale dal nuovo corso americano.

L’obiettivo dichiarato, dunque, è quello di evitare una guerra commerciale con Washington, ma senza implorare la grazia della nuova amministrazione americana: “La priorità è lavorare sulle numerose aree in cui i nostri interessi convergono” e Bruxelles è pronta a “negoziati difficili”, spiega la presidente della Commissione. Non è esclusa una rimodulazione dei rapporti con la Cina, storica nemica degli Usa e già colpita dai dazi di Trump (ma anche da quelli di Bruxelles sulle auto elettriche).

Le ipotesi sul tavolo di Bruxelles rispondono a tre strategie diverse.

Strategia hard

La prima strategia prevede di rispondere ai dazi di Trump applicando dazi europei sui servizi erogati dalle società americane. Infatti, mentre la bilancia commerciale è a favore dell’Europa (vendiamo agli Usa più di quanto esportiamo in America), i pesi si invertono nel settore dei servizi (in primis quelli di intelligenza artificiale dove, per citare Raffaele Gaito, gli Usa hanno messo “non una, ma forse cento marce in più“). Questa strategia è la stessa minacciata dal Canada dopo che Trump aveva annunciato i dazi nei confronti dei vicini. Ora, il Paese guidato da Justin Trudeau e il Messico sono in trattativa con il presidente americano, che nel frattempo ha congelato l’entrata in vigore delle nuove aliquote.

Applicando i dazi sui servizi esportati dagli States, la Commissione potrebbe trasformare in debolezza uno dei punti di forza del sistema americano.

Strategia mixed

Un’altra strategia prevederebbe un mix di misure tariffarie (dazi) e regolatorie. Il principale motore di questo approccio è Brando Benifei, presidente della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti che ne ha parlato il 4 febbraio durante la riunione a porte chiuse tra Europarlamento e Commissione: “proporrò che di fronte ai dazi di Trump, se confermati come sembra, l’Europa reagisca subito preparando misure tariffarie come appunto i dazi e non tariffarie, per esempio rafforzando le regole per l’acquisto di beni europei in via prioritaria in ambiti come l’automotive, l’agricoltura e la tecnologia”, ha spiegato l’eurodeputato del Pd aggiungendo che: “L’Ue deve usare il linguaggio della forza immediatamente e unitariamente se vuole poi trattare in modo efficace per arrivare a soluzioni condivise che tutti auspichiamo, perché in ogni caso una escalation di conflitti commerciali non è interesse di nessuno“.

Strategia soft

La terza strada sul tavolo dei Ventisette è quella indicata dallo stesso Donald Trump: aumentare gli acquisti di gas naturale liquefatto, di petrolio e di armi made in Usa in modo da tenere buono il tycoon e scongiurare i dazi. Un piano di cui l’Ue parla da tempo, ma che contrasterebbe con il percorso di diversificazione dell’approvvigionamento energetico e minor uso dei carbon fossili, già intrapreso dai Paesi europei, seppure in modo disomogeneo tra i Ventisette.

Ue-Usa passando per Pechino?

Come accennato, anche la Cina potrebbe avere un ruolo in questa vicenda e, soprattutto, confondere i piani di Donald Trump. Ancora una volta è Ursula von der Leyen a lanciare un messaggio chiaro al tycoon: “C’è spazio per impegnarci in modo costruttivo con la Cina e trovare soluzioni nel nostro reciproco interesse”. Se da una parte è necessario “riequilibrare il rapporto” con Pechino, dall’altra la presidente della Commissione non esclude “accordi che potrebbero persino espandere i nostri legami commerciali e di investimento“.

La presidente della Commissione ha spiegato martedì alla Conferenza degli ambasciatori dell’Ue che “in questo mondo irascibile, l’approccio migliore dell’Europa è quello di mantenere la calma. Deve prendere decisioni non per emozione o nostalgia per un mondo che c’era una volta. Ma piuttosto per un giudizio calcolato su ciò che è nel nostro interesse nel mondo così com’è oggi”.

Insomma, anche l’Europa sa rompere con il romanticismo e parlare solo di affari e competitività come dimostra l’apertura alla Cina di Xi Jiping i cui valori sono molto distanti da quelli europei.

Trump può by-passare Bruxelles

L’Ue si dimostra, dunque, compatta di fronte alle minacce di Donald Trump. Anche per questo il presidente americano potrebbe by-passare Bruxelles e aprire dei tavoli negoziali con i singoli Paesi membri. In questo scenario, il trattamento sarebbe molto diverso tra i Ventisette: alcuni Paesi (Italia in primis) potrebbero ‘beneficiare’ dei buoni rapporti tra l’esecutivo e Donald Trump, altri potrebbero scontarsi duramente con Washington. È il caso della Francia e della Germania, il cui governo è stato recentemente attaccato da Elon Musk per cui Olaf Scholz è un nemico e Afd “la migliore alternativa” per il popolo tedesco.

Intanto, il cancelliere uscente ribadisce la linea von der Leyen: “L’obiettivo è la cooperazione tra partner, ma siamo abbastanza forti da reagire a qualsiasi dazio”. A meno di sorprese, nelle prossime settimane Usa e Ue scopriranno le loro carte.