La luna di miele tra Donald Trump e Vladimir Putin è durata quattro mesi. Il presidente americano, che aveva promesso di risolvere la guerra in Ucraina “in 24 ore”, ha definito il leader russo “completamente pazzo” dopo che Mosca ha sferrato il più massiccio attacco aereo dall’inizio della guerra. Una (apparente) svolta che segna il fallimento della strategia trumpiana basata sulla presunta capacità di “fare affari” con Putin.
L’escalation che imbarazza Trump
Nella notte tra sabato e domenica, la Russia ha lanciato 367 droni e missili contro 30 città e villaggi ucraini, uccidendo almeno 12 persone, tra cui tre bambini. L’attacco ha rappresentato il dispiegamento di armi più esteso dell’intero conflitto, superando persino le offensive precedenti per intensità e coordinamento.
Il timing dell’escalation russa non è casuale. L’attacco è avvenuto appena una settimana dopo la conversazione telefonica di due ore tra Trump e Putin, che il presidente americano aveva commentato con grande entusiasmo: Russia e Ucraina, garantiva il tycoon, avrebbero “immediatamente iniziato le negoziazioni per un cessate il fuoco”. Una promessa che è stata smentita e ribaltata dai fatti.
“Non sono contento di quello che sta facendo Putin. Sta uccidendo molte persone e non capisco cosa gli sia successo”, ha dichiarato Trump ai giornalisti nel New Jersey. Su Truth Social, il tono si è fatto ancora più aspro: “È diventato completamente PAZZO! Missili e droni vengono sparati nelle città dell’Ucraina, senza alcun motivo”. Il presidente americano sembra costernato, quasi come se non fosse accaduto nulla dal 24 febbraio 2022 ad oggi.
Così Putin sta aggirando Trump
Donald Trump, che si era vantato del suo “ottimo rapporto” con Putin e aveva promesso una rapida risoluzione del conflitto, si trova ora a minacciare nuove sanzioni contro Mosca. “Assolutamente”, ha risposto quando gli è stato chiesto se stesse considerando misure punitive aggiuntive.
Nonostante i summit, le parole e le promesse di una rapida soluzione, da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, Putin ha iniziato a sferrare attacchi ancora più massicci sull’Ucraina. Spesso, proprio quando la distensione sembrava più vicina, come se Putin volesse lanciare un messaggio chiaro a Trump e Zelensky: la guerra finisce soltanto se si rispettano le condizioni dello zar. La situazione appare più chiara se si leggono le sei condizioni del Cremlino per arrivare alla pace (non prima del 2026).
La strategia di Putin sta annichilendo quella del tycoon: per gli analisti del Carnegie Endowment, Putin sta “uccidendo Trump con gentilezza”, sfruttando il desiderio del presidente americano di apparire rapido e decisivo. La strategia del Cremlino creare problemi per poi proporsi come risolutore, trasformando l’aggressore in pacificatore. Esattamente ciò che Donald Trump sta facendo con i dazi.
È proprio l’apertura di Trump a Putin, la epocale sostituzione degli alleati europei con la Russia di Putin, che ha scoperto il fianco all’Occidente e spianato la strada allo zar: “Putin non può essere più soddisfatto”, osserva Sergey Radchenko della Johns Hopkins University. “Questa volta non ci sono minacce dirette alla Russia, il che solleva dubbi sulla sua intenzione di aumentare la pressione attraverso le sanzioni”.
Tutt’altro che pazzo, dunque, il leader russo ha ottenuto esattamente quello che voleva: essere riconosciuto da Trump non solo come “parte del conflitto” ma come partner paritario nella sua risoluzione. Il presidente americano ha riconosciuto questo ruolo alla Russia sin dal summit di Riad, dove le delegazioni dei due Paesi si sono incontrate senza includere l’Ucraina. Qualche giorno dopo, a metà febbraio, Trump ha dichiarato che “l’Ucraina non avrebbe mai dovuto iniziare la guerra”, prima dello storico scontro con Zelensky alla Casa Bianca del 28 febbraio. Tutte scelte che hanno capovolto la storia e data nuova linfa a Putin.
La frustrazione di Zelensky e l’ira di Trump
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha colto l’occasione per criticare apertamente l’approccio americano. “Il silenzio dell’America e di altri Paesi nel mondo non fa altro che incoraggiare Putin”, ha scritto sui social media, chiedendo “forte pressione” su Mosca attraverso nuove sanzioni.
Trump ha reagito con irritazione anche alle parole di Zelensky: “Non sta facendo alcun favore al suo Paese parlando come fa. Tutto quello che esce dalla sua bocca causa problemi, non mi piace e deve smetterla”. Una reazione che rivela quanto il presidente americano si senta messo alle strette dalla situazione.
L’illusione del “dealmaker”
La strategia trumpiana si basava sul presupposto che Putin fosse interessato a un accordo ragionevole. Ma il leader russo ha dimostrato di avere obiettivi ben più ambiziosi della semplice neutralità ucraina. Mosca vuole severe limitazioni alle dimensioni militari dell’Ucraina, la fine della cooperazione di sicurezza con l’Occidente, il divieto di truppe europee sul territorio ucraino e il controllo di tutti i territori attualmente occupati dalle truppe russe (non per intero). Praticamente ciò che gli aveva offerto Trump, ma che non può andare bene a Zelensky.
“Trump sembra lavarsi le mani di tutta questa faccenda e vuole farla finita”, nota Radchenko. Il presidente americano ha già minacciato di “ritirarsi” dai negoziati se non vedesse progressi, dichiarando che “questo non è il mio conflitto”. Più volte il tycoon ha detto all’Europa che la situazione ucraina è un problema europeo, preparando gli (ex) alleati a sborsare miliardi di euro per difendere i confini propri e dell’Ucraina (3,1 trilioni di dollari secondo i calcoli di Bloomberg Economics).
Putin ha giocato magistralmente le sue carte. Ha offerto a Trump piccole vittorie simboliche – come il rilascio del cittadino americano Marc Fogel – per poi intensificare la pressione militare sull’Ucraina. Il risultato è un presidente americano sempre più isolato, costretto a riconoscere che il suo “amico” Vladimir è diventato “completamente pazzo”.
L’Europa si prepara
Mentre Trump tentenna, l’Europa si muove. Kaja Kallas, alto rappresentante Ue per la politica estera, ha chiesto “la più forte pressione internazionale sulla Russia per porre fine a questa guerra”. Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha annunciato il sostegno a “sanzioni aggiuntive a livello europeo”.
La guerra in Ucraina continua mentre svanisce l’illusione che la diplomazia personale possa sostituire una strategia geopolitica. Putin ha dimostrato che non cerca la pace, ma la vittoria. E Trump, per quanto riluttante, sta iniziando a capirlo.