Top Jobs dell’Ue, non c’è l’accordo. Decisione rimandata a fine mese

I nodi da sciogliere, in attesa del Consiglio europeo di fine giugno. Il presidente Michel: “La discussione va nella giusta direzione”
3 mesi fa
3 minuti di lettura
Bruxelles Vertice Informale Dell'unione Europea
La presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen al centro, il primo ministro ungherse Viktor Orban (secondo da sinistra) alla tavola rotonda durante il summit informale dell'Ue. Foto credits: Hollandse Hoogte/Shutterstock (Ipa/Fotogramma)

Fumata nera alla cena informale dei capi di Stato dell’Ue: ieri sera a Bruxelles non si è raggiunto un accordo sui nomi delle cariche apicali dell’Unione – presidenza della Commissione, del Consiglio europeo e dell’Europarlamento, Politica estera.

Eppure da più parti si era sperato, visto che le tre nomine sembravano relativamente condivise e indirizzate: la tedesca von der Leyen alla Commissione, il portoghese António Costa al Consiglio europeo, la maltese Roberta Metsola come presidente del Parlamento europeo e l’estone Kaja Kallas come capo della politica estera.

La premier danese Mette Frederiksen, a margine dell’incontro, ha commentato: “Sulle cariche apicali serve una decisione rapida: a causa di quello che sta accadendo nel mondo, abbiamo bisogno di una forte leadership dell’Ue. E sono piuttosto sicura che troveremo una buona soluzione”.

Che occorra arrivare presto alle nomine è stato anche ribadito a margine del G7 da Macron e Scholz, entrambi usciti indeboliti dal voto europeo ed entrambi in apparente avvicinamento a sostenere il secondo mandato di VDL. Macron, in particolare, ha indetto elezioni anticipate per il 30 giugno, e presumibilmente vorrebbe chiudere prima la partita dei top jobs.

Gli occhi sono puntati soprattutto sulla Commissione, e il mandato bis che von der Leyen spera di agguantare. A tal proposito, Frederiksen ha aggiunto: “Dalla mia prospettiva, dalla prospettiva danese, Ursula von der Leyen ha fatto un grande lavoro”.

I nodi da sciogliere, secondo le indiscrezioni

Proprio la Frederiksen d’altronde è uno dei nomi spinti dai Paesi nordici per la carica di Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, carica per la quale al momento pare favorita la premier estone Kaja Kallas, che tuttavia ha posizioni piuttosto spinte rispetto alla guerra in Ucraina e la Russia, e che si teme possa incentrare la sua azione su questo scacchiere tralasciandone altri di estrema importanza per l’Europa come il Mediterraneo e l’Asia.

E forse anche su questo si sono incagliate le discussioni. Secondo fonti citate da Euronews, tuttavia, il problema principale è che il Partito Popolare europeo (PPE), vincitore delle elezioni di due settimane fa, avrebbe chiesto più potere. Nel dettaglio, oltre alla conferma di VDL e di Metsola ai posti che già attualmente occupano, il PPE avrebbe proposto ai Socialisti e Democratici (S&D) di dividere il mandato del presidente del Consiglio europeo in due ‘tranche’ da due anni e mezzo ciascuna – come avviene per la presidenza dell’Europarlamento.

Ovviamente una delle due tranche andrebbe al PPE. L’idea tuttavia non ha esattamente acceso gli entusiasmi dei socialisti, che vedevano il loro António Costa in pole position per aggiudicarsi la poltrona, e le trattative si sarebbero arenate.

Un altro fattore che avrebbe determinato il fallimento della serata ci porta dritti in Italia, dalla premier Meloni che, secondo fonti diplomatiche anonime citate da Politico, non sarebbe soddisfatta di come è andato l’incontro, perché gli altri Paesi avrebbero tentato di escluderla dai negoziati, nonostante la sua indiscutibile vittoria alle elezioni. Il suo gruppo nell’Europarlamento, i Conservatori e riformisti europei (ECR), ha infatti guadagnato seggi e si è avvicinano ai liberali di Renew Europe (76 a 80).

“Il metodo è sbagliato, non ci sto ad accettare un pacchetto di nomine preconfezionato, le soluzioni di cui si discute non sono state concertate con tutti. Ma soprattutto non ha senso parlare di nomi senza fare prima un’analisi seria e profonda del voto”, ha detto Meloni prima ancora dell’inizio della cena.

Bruxelles Vertice Informale Dell'unione Europea
La premier italiana Giorgia Meloni alla tavola rotonda durante il summit informale dell’Ue. Foto credits: Hollandse Hoogte/Shutterstock (Ipa/Fotogramma)

La premier d’altronde, a differenza di Macron e Scholz, non ha fretta di arrivare alle nomine, puntando piuttosto a usare il sostegno a VDL per ottenere un commissario di rilievo nella futura Commissione.

“Ora siamo in una fase di tattica prima della stretta per trovare la quadra. Bisognerà ancora aspettare ma è importante capire quale commissario europeo ci toccherà e su cui si orienteranno anche le scelte del voto in aula”, ha spiegato a sua volta ad Agorà estate Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia.

Le dichiarazioni del presidente del Consiglio europeo Michel

Stasera non c’è stato alcun accordo“, ha annunciato ai giornalisti Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, dopo la cena dei leader. Ma la discussione è stata positiva e “va nella giusta direzione”, ha precisato in una nota.

Ricordiamo che è il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri, a dover nominare il presidente della Commissione – che deve poi essere votato dall’Europarlamento – e l’Alto rappresentante per la politica estera, oltre al proprio presidente.

“Nei prossimi giorni lavoreremo ulteriormente. A giugno dobbiamo prendere due decisioni importanti. Una riguarda il ciclo istituzionale, tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo. Un’altra riguarda l’agenda strategica. Sarà un argomento all’ordine del giorno della prossima settimana. Sono fiducioso che troveremo un accordo”, continua la nota.

Tutto dunque è rimandato al Consiglio europeo del 27-28 giugno, ma in questi giorni i giochi della politica e della diplomazia andranno avanti.

Gli ultimi articoli