Temu e Shein, l’Ue prepara la super tassa

Bruxelles starebbe lavorando ad una tassa sugli acquisti di importo inferiore a 150 euro per contrastare la concorrenza sleale delle piattaforme di e-commerce
21 ore fa
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Temu e Shein sono finite nel mirino dell’Unione europea. Le piattaforme di acquisti online hanno conquistato in poco tempo il mercato europeo a colpi di pubblicità e, soprattutto, prezzi stracciati. Anche per questo, l’Ue starebbe lavorando ad una tassa sugli acquisti di importo inferiore a 150 euro, soglia al di sotto della quale non si applicano i dazi doganali. Ma la concorrenza sleale non è l’unico cruccio per Bruxelles, preoccupata anche per la sicurezza dei prodotti che spesso riescono a varcare i confini comunitari sfuggendo ai controlli doganali.

Le mosse dell’Ue contro il ‘fast shopping’

Secondo il Financial Times le nuove misure, che sarebbero applicate a tutti i rivenditori online che spediscono nei confini europei, colpirebbero principalmente piattaforme come Temu, AliExpress e Shein. Nonostante la maggiore propensione dei consumatori verso gli acquisti sostenibili, le piattaforme low cost continuano a registrare numeri che rendono difficile il monitoraggio da parte delle autorità doganali, con conseguenze dirette sulla sicurezza dei prodotti.

Nel 2024 Bruxelles ha rilevato un incremento delle importazioni di merci contraffatte e pericolose, come giocattoli tossici che avendo spesso un valore inferiore ai 150 euro, arrivano ai consumatori europei senza passare da alcun controllo doganale. Il commissario europeo per il commercio, Maroš Šefčovič, ha stimato che nel 2024 saranno trasportati nell’Unione circa 4 miliardi di pacchi di valore inferiore a questa soglia, quasi il triplo rispetto al 2022. Nel 2024, riporta il Ft, il numero di prodotti pericolosi segnalati dagli Stati membri dell’UE è aumentato di oltre il 50%, superando i 3.400 nel 2023 rispetto all’anno precedente. Tra gli articoli con maggiori problemi di sicurezza figurano cosmetici, giocattoli, apparecchi elettrici e abbigliamento con tutte le problematiche Esg relative al fast fashion.

Per Bruxelles, si tratta di pratiche borderline, al limite della concorrenza sleale per cui è stata già ingaggiata una battaglia commerciale con Pechino. Le aziende europee si trovano a competere con rivenditori che possono offrire prezzi stracciati grazie a costi di spedizione sovvenzionati e all’esenzione da dazi doganali per pacchi sotto i 150 euro. Questo crea uno squilibrio nel mercato, penalizzando le imprese europee che devono rispettare normative più rigorose.

Le tre opzioni di Bruxelles

Le istituzioni comunitarie stanno lavorando in più direzioni, in attesa di definire la strategia operativa:

  • Eliminazione della soglia di esenzione doganale: una delle proposte chiave è l’eliminazione della soglia attuale di 150 euro per i dazi doganali. Ciò significa che anche i pacchi di valore inferiore sarebbero soggetti a controlli e tasse, aumentando così la responsabilità fiscale per le piattaforme di e-commerce;
  • Nuove tasse sui ricavi: si sta valutando l’introduzione di una tassa sui ricavi delle piattaforme di commercio elettronico e una tariffa amministrativa per ogni pacco spedito. Queste misure mirano a rendere meno competitive le spedizioni a basso costo e a garantire che i prodotti importati rispettino gli standard europei;
  • Rafforzamento della compliance: la Commissione von der Leyen ha dichiarato che il commercio elettronico sarà una priorità fondamentale del suo mandato. Si punta a rafforzare le misure per impedire l’ingresso nel mercato europeo di prodotti non conformi.

In particolare, la cinese Temu è già entrata nel mirino dell’Ue per presunte violazioni del Digital Service Act, in base al quale le piattaforme digitali con oltre 45 milioni di utenti nell’Unione europea devono adottare misure per fermare la diffusione di disinformazione e contenuti illegali, inclusa l’offerta di prodotti non a norma. In caso di inottemperanza si rischiano multe fino il 6% del fatturato annuo aziendale. Sono entrate in rotta di collisione con Bruxelles anche TikTok, Meta e Bluesky.

Su Shein, invece, si è abbattuta l’onta delle sostanze tossiche nei suoi capi di fast fashion.

I rischi per l’economia europea

Tra le misure sul tavolo, nessuna è priva di rischi.
In primo luogo, l’eliminazione della soglia doganale potrebbe sovraccaricare ulteriormente i già stressati servizi doganali dell’Ue rendendo difficili e inefficaci le operazioni doganali, con il rischio di ritardi nelle consegne e congestione nei porti. In secondo luogo, l’approvazione delle nuove misure richiederà il consenso della maggioranza dei Ventisette, un processo che potrebbe rivelarsi complicato e lungo. Ci sono timori che tali misure possano entrare in conflitto con le normative sul commercio internazionale, creando tensioni tra le diverse nazioni e complicando ulteriormente il panorama commerciale.

Le (eventuali) nuove tasse, infine, potrebbero aumentare i costi operativi per i rivenditori online, potenzialmente danneggiando le piccole imprese europee che già faticano a competere in un mercato altamente competitivo. Queste aziende potrebbero trovarsi in difficoltà nell’assorbire i costi aggiuntivi, rischiando di compromettere la loro sostenibilità economica. Se le aziende decidessero di trasferire i costi aggiuntivi dei dazi sui prezzi finali, a pagarne le conseguenze saranno anche i consumatori europei.

I benefici per l’Ue

Una dei benefici più immediati dell’eliminazione della soglia di esenzione sarebbe un incremento delle entrate fiscali per gli Stati membri dell’Ue. Secondo uno studio condotto da Copenhagen Economics, il gettito fiscale potrebbe aumentare di circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Questo risultato si basa sull’analisi del fatto che attualmente circa il 65% delle spedizioni nel commercio elettronico è sottovalutato in termini di dazi doganali, il che indica una notevole opportunità di recupero fiscale attraverso l’applicazione di dazi su un numero maggiore di importazioni.

Le Pmi europee potrebbero beneficiare di un ambiente commerciale più equo. Allo stato attuale, infatti, le piccole imprese europee subiscono i giganti del web che possono offrire beni a prezzi decisamente più bassi soprattutto grazie al minore costo delle materie prime e della forza lavoro, con evidenti ricadute sulla salute dei lavoratori extra Ue.

Se le condizioni di lavoro toccano la sostenibilità sociale, la qualità dei prodotti e l’acquisto compulsivo riguardano la sostenibilità ambientale. L’attuale sistema di esenzione dai dazi ha incentivato l’importazione di beni a basso costo con un’enorme impronta ecologica. L’introduzione di dazi su tutte le importazioni potrebbe incoraggiare un comportamenti più responsabili sia da parte dei consumatori che dei rivenditori, spingendo verso pratiche commerciali più sostenibili.

La strada verso una regolamentazione efficace sarà lunga e complessa, ma potrebbe essere l’unica per garantire un commercio equo nell’era digitale.

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