Starlink-Italia, la risposta ‘pacata’ della Commissione è solo una strategia?

L’Italia è uno Stato sovrano e può concludere accordi di questo tipo”, ha glissato un portavoce di Bruxelles. Reale indifferenza o calcolata strategia?
1 giorno fa
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Meloni Musk Fg
Giorgia Meloni e Elon Musk (Cattaneo Alberto / Fotogramma)

La Commissione europea non si scompone davanti all’ennesima mossa di Elon Musk che, secondo indiscrezioni internazionali, sarebbe vicino a un accordo da 1,5 miliardi di euro con il governo italiano per concedere l’utilizzo di Starlink. “Non abbiamo ricevuto alcuna informazione in merito. L’Italia è uno Stato sovrano e può concludere accordi di questo tipo”, ha glissato un portavoce di Bruxelles incalzato dai giornalisti.

Dietro la forma accomodante potrebbe celarsi una chiara strategia dell’esecutivo europeo, mentre Elon Musk si appresta a diventare a tutti gli effetti un protagonista politico con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Starlink-Italia, le smentite sono già state smentite?

Elly Schlein chiede alla presidente Giorgia Meloni di riferire in Parlamento: “Se 1.5 miliardi di soldi degli italiani per portare i satelliti del miliardario americano nel nostro Paese è il prezzo che dobbiamo pagare per la sua amicizia noi non ci stiamo, l’Italia non si svende”, scrive la segretaria del Pd su Instagram in merito al discusso accordo per l’utilizzo del sistema di comunicazione satellitare.

 
 
 
 
 
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Anche il leader Cinque Stelle Giuseppe Conte, Matteo Renzi di Italia Viva e Peppe De Cristofaro di Avs chiedono alla premier di riferire in Parlamento evitando “trattative riservate” che abbiano ad oggetto i dati e i soldi degli italiani.

La notizia è rimbalzata a poche ore di distanza dalla visita di Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, dove è stata accolta calorosamente da Donald Trump, che a Musk ha affidato il ruolo di consulente del presidente degli Stati Uniti con il compito di tagliare le spese delle agenzie federali.

La smentita di Palazzo Chigi non è servita a placare gli animi delle opposizioni, anche perché (volutamente?) ambigua: nella nota viene definita “ridicola” la notizia “che il tema di SpaceX sia stato trattato durante l’incontro con il Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump”. La presidenza del Consiglio, pur negando “che siano stati firmati contratti o siano stati conclusi accordi “per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink”, riconosce che “le interlocuzioni con SpaceX” ci sono state, ma “rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati“. La doppia smentita non convince soprattutto alla luce delle parole del vicepremier Matteo Salvini, che su X (che appartiene a Elon Musk) elogia il magnate americano: “Musk è un protagonista dell’innovazione a livello mondiale: un eventuale accordo con lui per garantire connessione e modernità in tutta Italia non sarebbe un pericolo ma una opportunità. Confido che il governo acceleri in questa direzione, perché offrire servizi migliori ai cittadini è un dovere“.

Puntuale arriva la risposta del Ceo di Tesla e di Space X: “Sarebbe fantastico, altri Paesi europei chiederanno di poterlo usare (Starlink, ndr.)”

Lo scambio di apprezzamenti tra Matteo Salvini e Elon Musk ha contribuito ad annacquare le smentite dell’accordo, che già non avevano convinto l’opposizione e l’opinione pubblica. Anche all’interno della maggioranza non sono tutti convinti: Forza Italia chiede “prudenza” prima di stipulare accordi di questa portata. In gioco, ci sarebbero i dati di milioni di italiani che potrebbero viaggiare sulla rete privata di Starlink, mentre, secondo gli oppositori, altre aziende europee garantirebbero lo stesso servizio a un miglior prezzo e offrendo molte più garanzie ai cittadini. “Serve molta prudenza quando si parla di sicurezza nazionale e di dati sensibili. Da parte nostra non c’è alcun ‘no’ pregiudiziale, ma la richiesta al governo di essere molto cauti”, ha dichiarato ad Affaritaliani.it, il portavoce nazionale di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera Raffaele Nevi. “Bisogna valutare attentamente se c’è la convenienza per il nostro Paese per siglare queste intese, vanno tutelati i dati della privacy degli italiani e va garantita la massima attenzione sulla cybersecurity. Nessuna pregiudiziale di Forza Italia su Musk e le sue aziende, ma massima attenzione, prudenza e cautela certamente“, conclude il portavoce nazionale di Fi.

In questo contesto, i toni pacati di Bruxelles sembrano rispondere a una strategia, più che a una reale indifferenza. Un indizio arriva da quanto successo nei giorni scorsi, quando Elon Musk ha annunciato che giovedì 9 gennaio ospiterà un livestream su X con la leader dell’Afd, Alice Weidel, in vista delle elezioni in Germania.

Elon Musk, Afd e Bruxelles

Il conflitto tra Elon Musk e la Commissione Ue conta già diverse battaglie: a dicembre Bruxelles ha già aperto un procedimento formale contro X per “sospette violazioni in aree relative alla gestione dei rischi, al discorso civico e ai processi elettorali”, mentre il fondatore di Space X ha criticato apertamente e a più riprese la politica dell’esecutivo europeo fino a definire “antidemocratica” l’istituzione guidata da Ursula von der Leyen.

Per ripercorrere gli altri confronti: Musk “vota” Afd. Tutte le incursioni nella politica europea

L’ospitata di Weidel è dunque solo l’ultimo contrasto tra il braccio destro di Trump e Bruxelles e proprio da questo episodio si può trarre un’indicazione utile. In una lettera preoccupata indirizzata alla vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, l’europarlamentare tedesco Damien Boeselager ha evidenziato il rischio che Musk “abbia inserito un moltiplicatore nel codice X” che gli permetterebbe di amplificare in modo sproporzionato i propri contenuti sulla piattaforma di sua proprietà per agevolare la leader di Afd.

Ai toni concitati, Bruxelles ha risposto pacatamente: “Nulla vieta” all’uomo più ricco del mondo di ospitare Weidel, “Elon Musk può esprimere i suoi punti di vista sulla politica europea, è un suo diritto nel quadro della libertà di parola, che è alla base del Digital Service Act (Dsa)”, ha riferito un portavoce della Commissione come ribadito dal collega Thomas Regnier, che ha aggiunto: la questione è “fino a che punto questo livestream sarà spinto o promosso. Ed è questo che la Commissione esaminerà”. In caso di violazione, il livestream con Weidel “potrebbe benissimo diventare parte dell’indagine in corso su X”, ha proseguito il portavoce della Commissione europea.

Tra le dichiarazioni della portavoce capo dell’esecutivo Ue, Paula Pinho, è possibile comprendere il tenore della risposta europea ai tentativi di Elon Musk di destabilizzare l’Ue: “Più ne parliamo (di Musk), più lo promuoviamo“. La cautela della Commissione è quindi spiegata dalla “scelta politica di non alimentare il dibattito per ora”. Nelle ultime due parole la differenza tra la forma e la sostanza, tra ciò che si sceglie di dire e ciò che si vorrebbe dire, tra le trattative e i dazi minacciati da Donald Trump.

Il 20 gennaio, data del secondo insediamento del tycoon, è sempre più vicino, e i tempi per ridurre le distanze tra Ue e Usa sono sempre più stretti.