L’Ue non deve inseguire i colossi americani nella corsa allo spazio

Il monito di Rafał Modrzewski, il CEO di ICEYE: la strategia spaziale europea deve puntare su innovazioni di nicchia
1 mese fa
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Razzo Nello Spazio
Uno space shuttle nello spazio_Canva

Inseguire i giganti o investire in una nicchia? Questo è il dubbio che assilla la strategia spaziale europea. Da un lato, la tentazione di inseguire i colossi americani come Space X di Elon Musk; dall’altro, l’opportunità di concentrarsi su nicchie innovative dove l’Ue potrebbe ancora dire la sua.
Il dilemma viene confermato dalle parole di Rafał Modrzewski, CEO della società satellitare finlandese ICEYE che in un’intervista a POLITICO ha spiegato perché l’Unione dovrebbe preferire la via di nicchia allo scontro con i giganti.

La corsa allo spazio dell’Europa

Il settore spaziale sta vivendo una vera e propria rivoluzione, con l’entrata di nuovi attori che stanno cambiando le regole del gioco. Uno scenario in rapida evoluzione che impone all’Unione Europea una rapida scelta sul suo futuro nell’esplorazione e nello sfruttamento dello spazio.

 Il monito di Modrzewski: non inseguire Starlink

Modrzewski ha lanciato un chiaro monito all’UE: evitare di spendere miliardi per competere con il consolidato sistema di comunicazioni globali Starlink di Elon Musk. Secondo l’imprenditore, sarebbe un errore strategico cercare di replicare ciò che SpaceX ha già realizzato con successo. “Stanno prosperando entità completamente nuove, che stanno implementando capacità a una velocità e a costi impensabili per alcuni dei principali appaltatori affermati”, ha dichiarato Modrzewski, criticando implicitamente il progetto europeo IRIS².

Che cosa è il progetto IRIS²?

IRIS², acronimo di Infrastructure for Resilience, Interconnection and Security by Satellite, è un progetto chiave nell’ambito dell’autonomia strategica dell’Unione Europea, in particolare nel settore delle telecomunicazioni spaziali.

Lanciato nel 2022 e approvato dal Parlamento europeo nel 2023, questo progetto rappresenta la risposta dell’Europa alla crescente necessità di avere una rete di comunicazioni satellitari sicura e indipendente da potenze esterne come gli Stati Uniti o la Cina.

L’obiettivo è creare una costellazione di satelliti a bassa orbita (LEO – Low Earth Orbit) che coprirà l’intero globo, con l’obiettivo di fornire connettività sicura alle istituzioni europee, agli Stati membri e a enti privati selezionati. La rete verrebbe progettata per garantire servizi di comunicazione critici in situazioni di emergenza, supportando settori essenziali come la difesa, la sicurezza interna e la gestione delle catastrofi.

Oltre alla sicurezza, elemento quanto mai dibattuto e attenzionato in questi mesi, IRIS² ambisce a colmare il divario digitale nelle aree rurali e meno sviluppate dell’Europa, fornendo accesso a internet ad alta velocità anche nelle regioni più remote.

I pro

  1. Autonomia srategica: IRIS² riduce la dipendenza dell’Europa da fornitori non europei di infrastrutture critiche, rafforzando la sovranità digitale del continente;
  2. Sicurezza delle comunicazioni: il sistema offre comunicazioni estremamente sicure, criptate e resistenti alle intercettazioni, fondamentale per la difesa e la sicurezza nazionale;
  3. Resilienza: la costellazione sarà progettata per essere altamente resiliente, in grado di operare anche in situazioni di crisi come blackout delle comunicazioni terrestri o attacchi cibernetici (su cui von der Leyen ha recentemente alzato la guardia);
  4. Inclusività digitale: fornendo connettività in aree remote, il progetto potrebbe contribuire a ridurre il divario digitale in Europa, migliorando l’accesso ai servizi digitali per milioni di persone.

I dubbi

  1. Costi elevati: il progetto costerebbe diversi miliardi di euro, sollevando dubbi sulla sua sostenibilità economica e sull’effettivo ritorno sull’investimento. Alcuni critici temono che le risorse possano essere meglio allocate in altre aree, come l’istruzione o la sanità;
  2. Complicazioni tecnologiche: la creazione di una costellazione di satelliti LEO non è un’impresa semplice. Il progetto richiede la soluzione a questione complicate tra cui la gestione del traffico satellitare e la prevenzione delle collisioni in orbita;
  3. Competizione internazionale: IRIS² dovrà confrontarsi con progetti simili già avviati da altre potenze globali, come Starlink di SpaceX e il progetto Kuiper di Amazon, il che potrebbe vanificare gli sforzi economici e limitare l’adozione globale di IRIS²;
  4. Problemi di governance: l’integrazione di un’infrastruttura così complessa richiederebbe un coordinamento impeccabile tra Stati membri, istituzioni europee e partner privati, ma questo non è affatto scontato.

IRIS² rappresenta dunque il tentativo dell’UE di costruire una propria costellazione di satelliti per le comunicazioni, una sorta di “Starlink europeo”. Il progetto, che coinvolge colossi come Airbus e Thales Alenia Space, è però già al centro di polemiche per ritardi e costi elevati. Modrzewski è lapidario nel suo giudizio: l’UE sta “cercando di fare qualcosa di nuovo alla vecchia maniera”.

La proposta alternativa: una rete di sorveglianza satellitare

Invece di inseguire Starlink, Modrzewski propone all’UE di investire in un settore dove potrebbe ancora fare la differenza: una rete di sorveglianza satellitare di livello militare. Questo progetto, che secondo le stime del CEO di ICEYE costerebbe tra i 2 e i 3 miliardi di euro, darebbe all’Europa una capacità indipendente dagli Stati Uniti e competerebbe con il sistema Starshield di SpaceX, per il quale il Pentagono ha stanziato circa 1,8 miliardi di dollari.

L’importanza strategica dell’osservazione terrestre

La proposta di Modrzewski non è casuale. ICEYE è specializzata in satelliti dotati di sensori radar ad apertura sintetica (SAR), una tecnologia che consente l’osservazione della Terra in qualsiasi condizione atmosferica e di illuminazione. Con l’aumento delle tensioni geopolitiche, la capacità di monitorare costantemente vaste aree del pianeta è diventata una priorità per governi e organizzazioni militari.

“Essere in grado di vedere qualcosa ogni ora ti consente di portare tutto questo a un altro livello”, spiega Modrzewski. “Non sono più le agenzie di spionaggio a poterla usare, lo sarebbero anche i comandanti di squadriglia e i medici”.

Il ruolo delle startup spaziali

Il caso di ICEYE è emblematico di come le startup stiano rivoluzionando il settore spaziale. Nata da un progetto universitario per monitorare il ghiaccio, l’azienda ha rapidamente ampliato il suo raggio d’azione, dimostrando una flessibilità che i grandi contractor tradizionali faticano a eguagliare.

L’invasione russa dell’Ucraina ha ulteriormente accelerato questo processo, con ICEYE che ha fornito a Kiev capacità di osservazione cruciali per le operazioni militari. Questo dimostra come le tecnologie spaziali siano ormai fondamentali non solo per le comunicazioni e la navigazione, ma anche per la sicurezza nazionale.

Il futuro spaziale dell’Ue

Di fronte a questi sviluppi, l’Europa si trova a un bivio. Da un lato, progetti come IRIS² dimostrano la volontà di mantenere una presenza forte nello spazio. Dall’altro, c’è il rischio di sprecare risorse inseguendo obiettivi già raggiunti da altri, invece di concentrarsi su settori di nicchia dove l’innovazione europea potrebbe fare la differenza.

Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno attaccato proprio da Elon Musk negli scorsi giorni, ha recentemente dichiarato la volontà di lanciare un nuovo programma di sorveglianza spaziale, ma per ora, oltre la notizia, c’è poco e i dettagli sono tutti da definire.

Verso un nuovo ecosistema spaziale europeo?

La proposta di Modrzewski va oltre la semplice creazione di una rete di satelliti. L’imprenditore immagina un consorzio di startup innovative europee, tra cui ICEYE, Unseenlabs, Aerospacelab e D-Orbit, che potrebbero guidare questa nuova iniziativa. Questo approccio rappresenterebbe una rottura con il passato, privilegiando l’agilità e l’innovazione rispetto alle strutture più rigide dei grandi contractor.

L’Europa deve porsi la domanda: lasceremo che siano gli Stati Uniti a possedere l’osservazione della Terra in futuro?”, incalza Modrzewski parlando con POLITICO. La sua provocazione solleva questioni cruciali non solo di natura tecnologica ed economica, ma anche geopolitica.

La sfida è aperta: saprà l’Europa cogliere questa occasione per affermarsi come leader in settori chiave dell’esplorazione spaziale, o resterà indietro nella nuova corsa allo spazio del XXI secolo? Le decisioni che saranno prese oggi saranno la risposta per il domani non solo in materia di connettività, ma anche per l’autonomia strategica del continente e la sicurezza di quasi mezzo milione di persone.